Venerdì santo festivo a Cuba, la "piccola" vittoria di Benedetto XVI
La richiesta del Papa, accolta dal governo, di facilitare la partecipazione alle celebrazioni religiose commentata positivamente dalla Santa Sede. La ricerca di maggiore spazio di libertà per la Chiesa cattolica.
Città del Vaticano (AsiaNews)
E', di primo acchito, piuttosto marginale la decisione del governo cubano di dichiarare "giornata non lavorativa" il prossimo Venerdì santo, fatto che il Vaticano si è affrettato a definire "molto positivo". Il direttore della Sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, in proposito ha infatti dichiarato che "il fatto che le autorità cubane abbiano tempestivamente accolto la richiesta del Santo Padre al presidente Raul Castro, dichiarando il prossimo Venerdì Santo giorno non lavorativo, è certamente un segno molto positivo".
"Sua Santità - ha scritto il quotidiano ufficiale cubano Granma - ha espresso il desiderio che non vi siano attività lavorative non essenziali il venerdì della settimana santa, a causa delle celebrazioni religiose". Secondo il giornale, Raul Castro ha accettato di riconoscere come festivo il prossimo Venerdì santo "in considerazione di Sua Santità e per la felice riuscita della sua straordinaria visita al nostro Paese". La decisione è stata adottata il 30 marzo dal consiglio dei ministri, ma il presidente cubano l'aveva già annunciata al Papa, pochi minuti prima della sua partenza dall'Avana, il 29 marzo. Spetterà poi al governo decidere se rendere definitiva la festività.
Un'analoga misura venne presa nel dicembre 1997, quando l'allora presidente Fidel Castro, in via eccezionale, stabilì che il 25 dicembre di quell'anno fosse giorno di festa in vista della visita che Giovanni Paolo II avrebbe fatto nell'isola nel gennaio 1998. Il governo rese poi permanente la "novità".
Tornando alla dichiarazione di padre Lombardi, essa prosegue con l'affermazione che "La Santa Sede si augura che ciò favorisca la partecipazione alle celebrazioni religiose e felici festività pasquali, e che anche in seguito la visita del Santo Padre continui a portare i frutti desiderati per il bene della Chiesa e di tutti i cubani". E' qui in realtà la vera dimensione della questione: nel corso della sua visita a Cuba, a più riprese Benedetto XVI ha parlato di "progresso" della realtà dell'isola, ricordando anche, e non una sola volta, detenuti ed esuli. In molti ci hanno visto un appoggio al lentissimo e cautissimo programma di riforme che Raul Castro porta avanti o, forse meglio, dice di voler portare avanti.
In queste speranze di apertura, il Papa vuole più spazio per la Chiesa cattolica. In primo luogo tornando a consentirle di vivere e operare nel campo che le è proprio, quello dell'annuncio e della liturgia, oltre che nell'educazione. Ancora oggi, l'onnipresente polizia segreta controlla - e spesso fotografa in modo volutamente palese - coloro che vanno a messa.
Dietro alla "piccola" vittoria di Benedetto XVI, allora, si vede l'impegno per ottenere più libertà all'azione della Chiesa, che possa fare evangelizzazione, e anche promozione umana. (FP)
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