mercoledì 4 aprile 2012

Irlanda: Lettera pastorale dei vescovi su penitenza e conversione (R.V.)


Irlanda: Lettera pastorale dei vescovi su penitenza e conversione

Un richiamo all’importanza centrale della penitenza e della conversione nella vita di ogni cristiano. Questo il senso della lettera pastorale dei vescovi irlandesi “Pèntiti e credi la Buona Novella” (Mc, 1,15) pubblicata per la Settimana Santa. Il documento è un’articolata riflessione di 12 pagine sul significato della penitenza cristiana alla luce dell’invito alla purificazione interiore e al rinnovamento spirituale rivolto dal Santo Padre nella Lettera ai cattolici d’Irlanda e del recente documento vaticano sui risultati della visita apostolica nelle diocesi, istituti religiosi e seminari del Paese in seguito allo scandalo degli abusi. L’analisi parte dal concetto di “pentimento”, che - ricordano i presuli irlandesi - non è solo “cercare il perdono per i nostri peccati, ma implica una conversione dei nostri atteggiamenti e delle nostre vite”, quella metanoia per incontrare Cristo di cui ci parla il Nuovo Testamento. Ed è questo il senso della penitenza: con i nostri atti penitenziali (il digiuno, la preghiera e le opere di carità), sottolinea la lettera, “riconosciamo che abbiamo pensato solo a perseguire i nostri interessi, ad affermare la nostra posizione e influenza come se questo fosse il fine ultimo della nostra esistenza”, dimenticando che “tutto quello che abbiamo è un dono di Dio”. Un Dio – osservano i presuli facendo eco alle parole di Benedetto XVI – che “sembra silente” e di cui “non sembra sentirsi la mancanza” nella cultura europea contemporanea. In questa prospettiva quindi la penitenza è la condizione per ricevere la Buona Novella di Cristo che ci fa capire che l’unica “speranza durevole, l’unica guarigione completa per ognuno di noi viene dall’amore di Dio”. Una parte essenziale di questo cammino di conversione personale – sottolineano i vescovi irlandesi - è cercare di sapere ‘chi siamo’ attraverso il riconoscimento dei doni che abbiamo ricevuto e delle nostre mancanze. Tale processo è orientato in due direzioni: da un lato, vi è il riconoscimento dell’infinita bontà di Dio e, dall’altro, quello dei nostri peccati quando li confessiamo. Ed è questo il significato del Sacramento della penitenza e della riconciliazione nella tradizione cristiana: “non un modo per ottenere i favori di Dio, ma un atto di gratitudine e apprezzamento per quell’’amore e quella grazia che non potremmo mai guadagnarci da soli”. Chi invece “cede alle tentazioni – osserva la lettera - vede nel possesso, nella fama e nel potere fini da raggiungere, non come doni da accettare”. Dalla consapevolezza che “tutto è un dono”, discende anche quella che “siamo tutti creati ad immagine di Dio e invitati ad entrare in relazione con Lui. Questo è il significato fondamentale della solidarietà che ci invita a considerare l’altro come nostro simile ‘da rendere partecipe, al pari di noi, del banchetto della vita, a cui tutti gli uomini sono egualmente invitati da Dio’”. Queste due dimensioni del pentimento, insistono i vescovi irlandesi, sono inscindibili: convertirsi “significa cercare la comunione con Cristo e tra di noi”. Ecco perché la penitenza comprende opere di carità: “non possiamo essere pronti ad entrare nella pace di Dio se abbiamo trascurato l’ultimo dei fratelli e sorelle di Cristo”. Solo chi ha capito questo autentico significato della penitenza cristiana potrà comprendere appieno la portata delle parole di Benedetto XVI alle vittime degli abusi e alle loro famiglie. “Il nostro compito in Irlanda – afferma in conclusione la lettera pastorale - è il compito permanente di ogni cristiano: resistere alla tentazione di mettere la convenienza personale, la fama, il dominio, la cecità, la disonestà, l’orgoglio e qualsiasi altra ambizione, desiderio o piacere al posto di Dio. Si tratta di una strada esigente, ma è quella che ci porta alla verità che ci rende liberi”. (A cura di Lisa Zengarini)

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