sabato 6 ottobre 2012

Vaticano: in nome di Sua Santità gloriosamente regnante. Il commento di Salvatore Izzo

VATICANO: IN NOME DI SUA SANTITA' GLORIOSAMENTE REGNANTE

(AGI) - CdV, 6 ott. 

(di Salvatore Izzo)  

"In nome di Sua Santita' gloriosamente regnante", e avendo "invocata la Santissima Trinita'", i giudici vaticani Giuseppe Dalla Torre, Paolo Papanti Pelletier e Venerando Marano hanno emesso oggi - dopo poco piu' di due ore trascorse in camera di consiglio - la loro prima sentenza su Vatileaks. 
Tutto questo dopo un istruttoria durata 2 mesi e mezzo e un processo breve (4 udienze in 7 giorni) ma devastante (con il segretario del Papa, don Georg Gaenswein, costretto a testimoniare in aula, e con diversi personaggi sempre stimati ora finiti nel tritacarne per le dichiarazioni farneticanti dell'imputato) per condannare il maggiordomo infedele Paolo Gabriele a tre anni di reclusione, pena "diminuita" a un anno e sei mesi per via delle attenuanti riconosciute: "l'assenza di precedenti penali, le risultanze dello stato di servizio in epoca antecedente ai fatti contestati, e il suo convincimento soggettivo, sia pur erroneo, del movente della sua condotta, nonche' della dichiarazione circa la sopravvenuta consapevolezza di aver tradito il Papa".
"La cosa che sento fortemente dentro di me - aveva detto 'Paoletto' al termine del dibattimento, quando gli era stata data la parola per una dichiarazione conclusiva -  e' la convinzione di aver agito per esclusivo, direi viscerale, amore per la Chiesa di Cristo e per il suo Capo visibile. E' questo che io sento. E, se lo devo ripetere, non mi sento un ladro". Non gli hanno creduto in toto, ovviamente. Ma in qualche modo la tesi della sua buona fede e' "passata" se appena dopo la sentenza il promotore di giustizia, Nicola Picardi, si e' affrettato a firmare il provvedimento per la concessione degli arresti domiciliari. E  il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, a dichiarare che "l'eventualita' che il Papa conceda la grazia e' concreta e verosimile". "Posso dirlo senza temere di essere smentito", ha affermato ricordando che "Benedetto XVI puo' concedere la grazia  anche se non c'e' una formale richiesta, perche' questo rientra nei suoi poteri".
La pena inflitta a Paolo Gabriele risulta particolarmente mite perche' "i giudici hanno proceduto in base al codice Zanardelli, ritenendo la condanna a tre anni adeguata al reato, ma hanno poi applicato anche l' articolo 26 della legge 50 promulgata nel 1969 da Paolo, che prevede importanti possibilita' di riduzione: dall'ergastolo alla reclusione, dall'interdizione perpetua a quella temporanea e nel caso di pene detentive, "se ricorrono circostanze non previste il giudice le si puo' diminuire in misura non superiore ai 3/4", ha spiegato inoltre il portavoce della Santa Sede, soddisfatto per quella che ha definito "una applicazione magnanima di questo articolo".
Dopo aver tentato di accusare la Gendarmeria Vaticana di macchinazioni e maltrattamenti ai danni del suo assistito (ma ieri il Papa ha difeso personalmente nel messaggio per la festa del patrono del Corpo, San Michele Arcangelo, l'impegno e la dedizione del comandante Domenico Giani e dei suoi uomini) nell'arringa di oggi, l'avvocato rotale Cristiana Arru' ha chiamato pero' in causa proprio la trasparenza sugi atti perseguita dalla sala Stampa nell'occasione: secondo lei il maggiordomo infedele e' stato sottoposto a una gogna mediatica che continuera' anche in futuro. "Il diritto fin dall'antichita' - ha spiegato - prevede pene certe, e queste si caratterizzano per essere circoscritte ad un determinato tempo: anche quando si usava la gogna, con accanto il cartello di condanna, l'esposizione al dileggio era per un numero definito di giorni". "A Paolo Gabriele - ha lamentato il legale - si e' inflitta invece una pena permanente. Con la pubblicazione il 13 agosto scorso da parte del Giudice istruttore di molte pagine relative alle perizie psichiatriche che riguardavano la sfera privata dell'imputato si e' violata infatti la sua dignita' esponendolo permanentemente al pubblico ludibrio in quanto bastera' cercare il suo nome in internet per trovare i brani delel perizie che lo descrivono. Si trattava - ha concluso - di dati sensibili che dovevano essere riservati".
E mentre solo oggi, nella requisitoria, il promotore di giustizia ha rivelato il nome del prete cui Paolo Gabriele consegno' copia delle carte date anche a Gianlugi Nuzzi (si tratta di don Giovanni Luzi, presentato a Paolo Gabriele dal suo precedente padre spirituale, don Paolo Moracutti, docente di teologia alla facolta' di Medicina dell'Universita' Cattolica di Roma, che risulta essere il "confessore" della comunita'  mariano-millenarista fondata da Luzi a Palestrina), alla gogna in realta' sono finiti piuttosto i 7 tra cardinali (Sardi e Comastri), monsignori (Polvani e Cavina) e laici (Mauriello, Catano e Ingrid Stampa) che sono stati tirati in ballo senza peraltro essere accusati di alcun crimine specifico.  

"Non e' risultata nessuna prova di correita' o complicita' con le azioni compiute da Paolo Gabriele, in quanto non e' emerso nessun elemento di prova. E l'imputato ha dichiarato che non e' questa la realta'", ha affermato in  proposito Lombardi, sottolineando che si tratta di "un aspetto importante" e che dunque "non si puo' continuare ad attribuire corresponsabilita' o correita' alle persone" citate nel processo". Secondo padre Lombardi, tuttavia, continuano le indagini: "il quadro e' abbastanza preciso nei suoi dati, l'istruttoria non e' stata chiusa se non relativamente al reato di furto e il giudizio di primo grado e' stato su questa parte specifica. Di tutto il resto non c'e' stata formale chiusura".
Il portavoce ha ricordato che sulla vicenda Vatileaks ha svolto le sue audizioni anche una Commissione cardinalizia che ha consegnato le sue conclusioni al Papa. Di tali conclusioni, ha precisato Lombardi, "non si e' parlato finora nei termini della pubblicazione, per non interferire con il procedimento in corso".
"Ho potuto sperimentare una piena e totale indipendenza dei giudici del Tribunale dello Stato Citta' del Vaticano rispetto alle altre autorita' e il grandissimo rispetto della Segretario di Stato nel non fare pressioni di nessun tipo", ha detto ancora il portavoce, per il quale "accanto all'esperienza importante della separazione dei poteri c'e' l'impressione positiva della rapidita' del procedere, sulla quale mi pare che influisca il fatto che con il codice seguito in Vaticano l'istruttoria entra a far parte del processo senza bisogno di ricostruire nulla". "Nella Chiesa le ombre e le infedelta' certo non mancano, ma sono affrontate con coraggio, e mai come in questo Pontificato", scrive l'Osservatore Romano, nell'editoriale che esce nel giorno che ha visto non solo la prima sentenza per Vatileaks  ma anche l'annuncio dell'avvicendamento alla guida dell'ufficio che indaga sui casi di abuso sessuale e gli altri delitti piu'gravi compiuti da ecclesiastici in tutto il mondo: monsignor Charles Scicluna, campione nella lotta agli abusi sessuali voluta da Papa Ratzinger e' stato promosso vescovo e trasferito a Malta come ausiliare.Vian rileva che"lo sguardo mediatico preferisce soffermarsi" sugli aspetti negativi, ma invita a non dimenticare "la volonta' di rinnovamento della Chiesa" nonostante "le contraddizioni, le mancanze e i limiti inevitabili in ogni realta' umana, e nonostante stereotipi tenaci che hanno cercato e cercano continuamente di diffondere visioni contrarie ma non rispettose della realta'". 


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3 commenti:

Alberto ha detto...

comunità mariano millenarista...che sarebbe?
Dopo massoneria,occultismo,yoga e buddha gabrielito era dedito alle pratiche delle sette millenariste!
Non ho più parole...povero Papa in che mani l'avevano messo!

Andrea ha detto...

http://www.madredelbuonpastore.it/chisiamo.html

Anonimo ha detto...

Il rispetto che voi giustamente pretendete per i cattolici dovreste riservato anche per le altre religioni.