venerdì 5 ottobre 2012

Vaticano, domani sentenza per Gabriele: molti interrogativi sul caso (LaPresse)



Vaticano, domani sentenza per Gabriele: molti interrogativi sul caso

Città del Vaticano, 5 ott. (LaPresse)

Con la requisitoria dell'accusa e l'arringa della difesa, domani si metterà fine alla vicenda processuale che passerà alla storia come Vatileaks.
Domani prenderà il via l'ultima parte del processo, brevissimo, a Paolo Gabriele, l'ex maggiordomo del Papa alla sbarra per furto aggravato di documenti vaticani.
A ricoprire il ruolo dell'accusa, come già nella fase istruttoria, il promotore di giustizia vaticano Nicola Picardi. Poi prenderà la parola l'avvocato difensore di Gabriele, Cristiana Arru. Quindi inizierà la camera di consiglio, anche se, secondo la procedura penale dello stato della Città del Vaticano, l'imputato può prendere la parola. A giudicare Gabriele è un collegio composto da Giuseppe Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto, presidente del tribunale vaticano e rettore dell'università Lumsa, dal professor Paolo Papanti Pelletier e dal giudice aggiunto Venerando Marano.
La posizione di Claudio Sciarpelletti, il tecnico informatico accusato di favoreggiamento, è stata stralciata. Gabriele rischia fino a quattro anni. Pochi i colpi di scena durante il dibattimento, ma molti i misteri che resteranno anche dopo la sentenza. Uno di questi è il misterioso Padre B.
Nel dispositivo della sentenza, emessa dal magistrato Piero Antonio Bonnet dal tribunale di Stato della Città del Vaticano, con la quale è stato rinviato a giudizio, vengono menzionati alcuni testimoni che nei documenti compaiono però con i nomi sigliati.
E' il caso del padre spirituale del maggiordomo, tale B. che, alcuni giorni dopo l'inchiesta, è stato ascoltato e ha detto di aver bruciato i documenti di Gabriele.
Gabriele, si legge nel dispositivo, dice di aver dato anche a B. "fotocopia dei documenti consegnati a Nuzzi". B. conferma di aver ricevuto tra il febbraio e il marzo del 2012 dall'imputato - senza che questi gli ponesse alcuna condizione - una raccolta di documenti - importanti in quanto attinenti alla Santa sede". B., si legge, ha poi detto: "Ho distrutto i documenti per una duplice ragione: in quanto ne conoscevo l'importanza e in quanto qualche mese prima avevamo subito un furto".
Città del Vaticano, 5 ott. (LaPresse) - Martedì scorso, Gabriele, prendendo la parola, ha ammesso di aver preso i documenti ma per il 'bene del Papa', denunciando in seguito 'maltrattamenti', sui quali è stata anche aperta un'inchiesta. Mercolì scorso, è stata la voce della testimonianza di un gendarme che si è occupato personalmente della custodia di Gabriele. Ha riferito davanti alla corte che Gabriele, quando è stato rimesso in libertà, ha ringraziato personalmente del trattamento. Due giorni fa i quattro gendarmi che fecero la perquisizione lo scorso 23 maggio in casa dell'ex maggiordomo, Stefano De Santis, Silvano Carli, Luca Cintia e Luca Bassetti, hanno confermato di aver trovato nell'appartamento un migliaio di documenti utili all'inchiesta: molti erano del Papa ed riportavano la scritta in tedesco "da distruggere". Con la sentenza si concluderà la vicenda giudiziaria, anche se è difficile dire ora, che strada invece prenderà quella umana. Se fosse dichiarato colpevole, Gabriele, potrebbe ricevere la grazia da Benedetto XVI. Nulla si sa sui tempi. Rimane però il grande mistero su eventuali complici e mandanti sui quali né il processo né le testimonianze hanno fatto luce.

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