martedì 23 ottobre 2012

Sinodo. Il Patriarca Bechara Raï: in Libano, i cristiani siano ponte di pace


Sinodo. Il Patriarca Bechara Raï: in Libano, i cristiani siano ponte di pace 

La situazione nel Medio Oriente è stata, in questi giorni, al centro dell’attenzione dei Padri sinodali. Al Patriarca di Antiochia dei maroniti, mons. Bechara Boutros Raï, il nostro inviato al Sinodo Paolo Ondarza ha chiesto una riflessione sulla tensione in Libano a seguito dell’attentato di venerdì scorso in cui hanno perso la vita otto persone tra cui il capo dell’intelligence del Paese: 

R. – Sono molto dispiaciuto per questo attentato. Il motivo si conosce: Al Hassan, il dirigente dei servizi segreti ucciso venerdì scorso, aveva scoperto un complotto che avrebbe provocato molti danni, orchestrato con materiali esplosivi, trasportati da un ex ministro dalla Siria in Libano. Era venuto a conoscenza di questo e l’ha denunciato. Ha dovuto vivere fuori dal Libano nell’ultimo periodo: gli avevano infatti consigliato tutti di non tornare, perché era stato minacciato. Appena tornato, dopo nemmeno 24 ore, è stato assassinato. Da chi, ancora non lo sappiamo. Il grande conflitto in Libano e nella regione è tra musulmani sunniti e sciiti. Io personalmente, dopo aver ricevuto la lettera del Santo Padre, mi sono consultato con il presidente della Repubblica libanese e ho rivolto due appelli per la pacificazione, per chiedere maggiore saggezza, perché quanto avvenuto sia interpretato in maniera corretta. Anche il presidente ha indetto una consultazione per valutare se sia necessario far cadere il governo o meno: infatti, attualmente, il primo ministro è sunnita e qualcuno teme possa avere legami con la Siria o con l’ambiente sunnita. Ma ancora non è affatto detto che siano stati i siriani a provocare l’attentato: non possiamo fare un’affermazione di questo genere. Ora, comunque, pare che la situazione stia tornando tranquilla. 

D. – Non teme, quindi, che la situazione possa degenerare?

R. – La situazione è veramente molto critica a causa della Siria: tutto si ripercuote sul Libano, specialmente il fatto che in Siria si sta andando verso un sanguinoso conflitto tra sunniti, che sono la maggioranza, e il regime alawita, che è in minoranza. In Libano, ci sono sia sunniti che alawiti, e i problemi siriani si ripercuotono anche qui. Inoltre, i libanesi sono divisi tra loro: i sunniti sono contro il regime. Gli sciiti con il regime. Il conflitto è di natura politica, se rimarrà dentro questo ambito presto tutto tornerà alla normalità, se invece tale confine sarà oltrepassato – cosa che non credo – la situazione potrebbe degenerare.

D. – I cristiani come vivono questa situazione?

R. – Alcuni si sono alleati con i sunniti, altri con gli sciiti: non ideologicamente, ma a causa delle alleanze politiche. Ma noi li invitiamo a fare da ponte: i cristiani dovrebbero essere un ponte tra sciiti e sunniti, perché questo conflitto riguarda tutta la regione.

D. – Qual è il suo auspicio in questa sede del Sinodo?

R. – Noi abbiamo bisogno di persone che richiamino alla pacificazione, alla riconciliazione, alle soluzioni diplomatiche, perché oggigiorno diversi Stati fomentano la violenza e incitano alla guerra, pagano, inviano armi, sostengono politicamente questa parte o l’altra. E’ bene invece che si ascolti l’appello alla pace da parte del Santo Padre e del Sinodo. Ci affidiamo a Dio: Egli è il Maestro e il Padrone della Storia.

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