domenica 7 ottobre 2012

Dottori della Chiesa per il mondo di oggi. A colloquio con il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi (O.R.)


A colloquio con il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi

Dottori della Chiesa per il mondo di oggi

di Nicola Gori e Marta Lago

L'apertura della XIII assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi su «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana» avrà una cornice d'eccezione domenica 7 ottobre -- in piazza San Pietro -- con la proclamazione come «dottori della Chiesa» di san Giovanni d'Ávila -- sacerdote diocesano spagnolo -- e santa Ildegarda di Bingen -- monaca benedettina tedesca -- e con la celebrazione eucaristica presieduta da Benedetto XVI. In questo contesto, vengono proposti alla Chiesa universale due nuovi dottori, il cui significato, vicinanza e perenne attualità sottolinea il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, in questa intervista concessa al nostro giornale.

Che cosa rappresenta oggi la proclamazione di un dottore della Chiesa? Dal punto di vista teologico e pastorale, quali aspetti risaltano con questo atto?

Diciamo subito che il titolo di dottore della Chiesa universale è conferito a quei santi e sante, come appunto santa Ildegarda di Bingen e san Giovanni d'Ávila, perchè, con la loro eminente dottrina, hanno contribuito all'approfondimento della conoscenza della divina Rivelazione, arricchendo il patrimonio teologico della Chiesa e procurando ai fedeli la crescita nella fede e nella carità. È questo, in estrema sintesi, il significato della proclamazione di un dottore della Chiesa. Da un punto di vista teologico, si evidenziano aspetti inediti della verità evangelica, e, da un punto di vista pastorale, si suscita nei fedeli un rinnovato appello alla coerenza di vita. Oltre alla santità di vita, quindi, i dottori della Chiesa si distinguono per una particolare eccellenza dottrinale e pastorale.

In che consiste l'eminens doctrina dei due dottori? Cosa dire, ad esempio, della badessa benedettina Ildegarda di Bingen?

La benedettina tedesca Ildegarda di Bingen (1098-1179), fondatrice e badessa di due monasteri, nelle sue opere enuncia una dottrina esimia per profondità, originalità e fedeltà al dato rivelato. Animata da un'autentica carità intellettuale, ella enuncia con densità di contenuto e freschezza di linguaggio il mistero di Dio Trinità, dell'Incarnazione, della Chiesa, dell'umanità.

Può fare qualche esempio?

Come esempio, diamo alcuni tratti della sua antropologia. Ildegarda parte dal racconto biblico dell'essere umano creato a immagine e somiglianza di Dio (cfr. Genesi 1, 26). Ella vede l'immagine divina dell'uomo nella sua razionalità, fatta di intelletto e volontà. L'intelletto può distinguere il bene dal male e svolge la funzione di magister, che permette di capire ogni cosa, anche la divinità e l'umanità di Dio. La volontà spinge l'uomo a compiere ogni opera, sia buona che cattiva. La parola di Dio educa la volontà alla scelta del bene. Per Ildegarda, inoltre, l'essere umano è visto come unità corpo-anima con l'apprezzamento positivo della corporeità in ordine al merito. Che il corpo non sia stato concesso all'uomo solo come peso, lo dimostra il fatto che le anime dei santi desiderano ardentemente la riunificazione con il loro corpo mortale. Di conseguenza il compimento escatologico significa una trasformazione e una risurrezione del corpo per la vita eterna.

Cosa insegna Ildegarda nei confronti della relazione uomo-donna?

Nel rapporto uomo-donna Ildegarda riafferma la sostanziale uguaglianza creaturale delle due creature. Inoltre, la creazione di Eva dalla costola di Adamo viene vista in riferimento al fatto che la donna venne data all'uomo come socia: «in consortium dilectionis», «socia». Diversamente dagli autori del tempo, che vedevano nel peccato originale l'estrema fragilità femminile, per Ildegarda fu l'ardente amore di Adamo per Eva a dare occasione al demonio di tentare Eva per prima. La lettura della sua opera principale, Scivias, è istruttiva al riguardo.

Cosa dire di san Giovanni d'Ávila?

San Giovanni d'Ávila (1499/1500-1569) fu uno dei maestri spirituali più prestigiosi e consultati del suo tempo. Ricorsero alla sua sapienza per un retto orientamento di vita, fra gli altri, sant'Ignazio di Loyola, san Giovanni di Dio, san Francesco Borgia, san Tommaso di Villanova, san Pietro d'Álcantara, san Giovanni de Ribera, santa Teresa di Gesù, san Giovanni della Croce. San Giovanni d'Ávila era anche un eccellente catechista e predicatore e non tralasciò di fare un uso magistrale dello scritto per esporre i suoi insegnamenti. Una sua peculiarità è l'affermazione della chiamata universale alla santità per tutti i battezzati. Lungo i secoli i suoi scritti sono stati di grande ispirazione per la formazione sacerdotale e per l'educazione dei laici. Particolarmente attuale risulta la sua insistenza sulla santificazione dei sacerdoti, esperti della parola di Dio e della preghiera della Chiesa, come chiave della continua riforma della Chiesa.

Come è iniziato l'iter che ha portato al loro dottorato? Ovviamente non parliamo qui della procedura canonica, ma delle motivazioni ideali per promuovere e sostenere il loro dottorato.

Sono principalmente i pastori e i fedeli a sollecitare il Santo Padre a compiere questo passo. Per quanto riguarda Ildegarda di Bingen, ad esempio, in una delle ultime petizioni (1979), i vescovi tedeschi richiedevano con insistenza il dottorato per la santa badessa benedettina. Tra i firmatari, al terzo posto c'è la firma dell'allora cardinale Joseph Ratzinger. I vescovi evidenziavano sia l'eminens doctrina sia l'attualità del pensiero ildegardiano. In particolare: la sua capacità carismatica e speculativa, che può incentivare spiritualmente la teologia contemporanea; con Ildegarda si darebbero alle tante donne accademicamente formate in teologia un modello e uno stimolo per il loro impegno scientifico e pastorale; la comprensione della natura come creazione di Dio, molto presente negli scritti ildegardiani, è di particolare interesse oggi; il dottorato darebbe un forte impulso all'ideale femminile di consacrazione; infine, anche la sua opera musicale potrebbe avere una certa influenza positiva sull'odierna musica di chiesa.

E per quanto riguarda san Giovanni d'Ávila?

Per san Giovanni d'Ávila il movimento per la promozione del suo dottorato ebbe inizio fin dalla sua canonizzazione, avvenuta nel 1970. Il titolo di maestro, attribuito tradizionalmente al santo, motivava l'ipotesi di un dottorato, promosso soprattutto dalla Conferenza episcopale spagnola. Veniva evidenziato il carisma di sapienza a lui conferito dallo Spirito Santo per il bene della Chiesa e l'influenza benefica del suo insegnamento sul popolo di Dio e soprattutto sui sacerdoti.

L'ultima proclamazione di un dottore della Chiesa ebbe luogo nel 1997 con Teresa di Lisieux, una nostra quasi contemporanea. Quale attualità, allora, possono avere questi due nuovi dottori, vissuti rispettivamente nel XII e nel XVI secolo?

Credo che la loro attualità emerga da quanto detto prima. Non bisogna mai dimenticare che una dottrina originale ed eminente nel secolo XII o nel secolo XVI può esserlo ancora oggi. L'eminens doctrina -- al pari della santità -- non tramonta mai. I Padri della Chiesa ne sono una convincente testimonianza cogente.

Santa Ildegarda è una monaca benedettina e san Giovanni d'Ávila un sacerdote. Cosa possono dire ai fedeli laici?

Ai laici, come del resto a tutti, essi possono ispirare pensieri di santità, ma anche illuminarli con le loro riflessioni teologiche, spirituali, catechetiche, formative. Essi insegnano che l'unione con Dio e il compimento della volontà divina sono beni da desiderare grandemente. I cristiani si sentiranno incoraggiati a tradurre nella pratica della vita l'annuncio evangelico in questa nostra epoca. Inoltre questi dottori ammoniscono che il mondo può essere retto e amministrato con giustizia solo se lo si considera creatura del Padre amoroso e provvido che è nei cieli.

C'è una qualche ragione per proclamarli insieme Dottori della Chiesa?

Si tratta di coincidenza fortuita o, se vogliamo, di una eleganza della divina Provvidenza, il cui significato è tutto da scoprire. Da parte nostra, ringraziamo il Santo Padre per questo dono prezioso alla Chiesa di Cristo.

 (©L'Osservatore Romano 7 ottobre 2012)

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