domenica 15 luglio 2012

Sacerdote denunciato da un bagnino. Giallo sul ritorno a Fano dopo la scalata ai vertici Cei (Galeazzi)


Riceviamo e con gratitudine pubblichiamo:


Il sacerdote pedofilo incastrato da un bagnino


Denunciato dopo le effusioni in spiaggia con la tredicenne Ed è giallo sul ritorno a Fano dopo la scalata ai vertici Cei


GIACOMO GALEAZZI


CITTA’ DEL VATICANO


In carcere Don Giangiacomo Ruggeri, 43 anni, è il braccio destro del vescovo di Fano Armando Trasarti, che l’ha sospeso da ogni funzione
"Ho sbagliato, non so cosa mi sia successo", ha sospirato prima di finire in isolamento don Giangiacomo Ruggeri, portavoce 43enne del vescovo di Fano che domani dovrà risponderà ai magistrati che l’accusano di pedofilia.
Una versione in talare di dottor Jekyll e mister Hyde. Da un lato le cattedre prestigiose, gli incarichi in Cei, le amicizie influenti. Dall’altro gli abusi in spiaggia su una ragazzina. «Ho avvertito un poliziotto dopo aver assistito in pieno giorno ad atti inequivocabili», racconta Marco Mandolini, bagnino alle Torrette. Baci, palpeggiamenti, il seno scoperto davanti ai bagnanti allibiti. Alcuni di quei gesti sono stati filmati dalla polizia con una telecamera nascosta. Gli è stato sequestrato il pc e dovrà chiarire se ci siano stati rapporti sessuali completi. La piccola vittima al mare si comportava come una «fidanzata».
Tempo addietro il padre era stato visto discutere animatamente con il sacerdote. I genitori non si erano resi conto di quanto stretto fosse il rapporto fra adulto e minore e non gradivano che la ragazza trascorresse tanto tempo in parrocchia. «Sono sconcertata, don Giangiacomo lo vedo ancora come un giovane scout, stava sempre in mezzo ai giovani, organizzava escursioni, campi scuola, partecipazioni alle Gmg. Forse questo desiderio di immedesimarsi con i giovani lo ha mantenuto per certi versi ancora infantile, ma le accuse sono inconcepibili», commenta Rosa Rita Saudelli, insegnante di Orciano.
Il vicesindaco e assessore ai servizi sociali Simone Tanfani mette le mani avanti: «Don Ruggeri era ben inserito, lavorava con le nostre associazioni, portava i ragazzi al mare o nei parchi gioco». Certo, il «prete dei giovani» destava perplessità fra gli anziani, per «un modo di fare un po’ fuori dagli schemi». Giravano voci «da bar» sul suo comportamento. L’inchiesta per ora ruota attorno a un’unica ragazzina, ma la polizia, coordinata dal procuratore di Pesaro Manfredi Palumbo, indaga anche nel passato del prete, per accertare se vi siano altre giovanissime vittime. Il vescovo di Fano lo ha subito sospeso da ogni ministero pastorale.
E’ talmente plateale lo scandalo davanti a una folla che agli investigatori sembra quasi una richiesta di aiuto. Come dire, «ho questo problema, fate qualcosa». A chi lo ammanettava non è apparso preoccupato, anzi consapevole di dover finire in cella. Spetterà all’avvocato chiedere una perizia sul grado di maturità psicologica di un omone di mezza età che scambiava pubbliche effusioni con una 13enne. Sembra una follia in un quadro senza macchie.
Ma a ben guardare c’è un segnale del tutto atipico in un curriculum da prelato «in scalata»: la brusca interruzione del suo servizio nella capitale.«Se avessimo notato qualcosa di strano, non gli avremmo consentito di continuare a collaborare con noi», ribattono in Cei. Resta però un «giallo» il passo falso nella brillante carriera ecclesiastica di don Ruggeri. Nel 2001, appena trentenne venne promosso a Roma «numero due» della Pastorale giovanile nazionale. Riunioni di vertice con Ruini e i big dell’episcopato, visibilità sui media cattolici: sembravano scontati ulteriori balzi in avanti. E invece, misteriosamente, il rampante sacerdote-giornalista lasciò Roma dopo appena 11 mesi per tornare a Fano.
Ora che è in cella d’isolamento per pedofilia quello «stop» in Cei appare un campanello d’allarme. Un’ombra respinta però dalla dirigenza di allora che nega di aver rintracciato in quel teologo gioviale e molto ambizioso qualche elemento di rischio. «Pur senza la titolarità di un ufficio, don Ruggeri è rimasto in stretto collegamento con la segreteria generale: è evidente che la sua condotta non lasciava presagire nulla di anomalo»,spiegano. Don Ruggeri «tornava spesso a Roma, pubblicava libri e proseguiva l’impegno nella pastorale giovanile. Era «apprezzato per la competenza e il carattere allegro: non è mai stato reciso il filo tra lui e la Cei». A supporto di questa tesi, un episodio. Nel 2008 a festeggiare il suo ingresso nella parrocchia di Santa Maria ad Orciano c’è anche il capo della pastorale giovanile, don Paolo Giulietti. «Se fosse stato allontanato dalla Cei, tra i celebranti non ci sarebbe certo stato il suo capo dell’epoca in cui prestava servizio a Roma, cioè colui che lo avrebbe cacciato», osservano in Cei, dove ci si chiede se davvero don Ruggeri non si fosse reso conto che un uomo di 43 anni, per di più prete, non può «innamorarsi» di una bambina e flirtarci come un fidanzatino.


© Copyright La Stampa, 15 luglio 2012

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