mercoledì 11 luglio 2012

Politi commenta la possibile bocciatura delle linee guida antipedofilia della Cei ma "dimentica" di citare Papa Benedetto

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Solo qualche giorno fa, su raitre, Politi si lamentava perche', a suo avviso, il Papa, Primate d'Italia, non obbligava la Cei a modificare le linee guida. Oggi leggiamo un elogio di Mons. Scicluna e delle sua intervista a Jesus. Con tutto il rispetto per il promotore di giustizia della CDF, ricordo a Politi che e' stato Joseph Ratzinger, cardinale e Papa, a dettare la linea della Santa Sede nei confronti della piaga della pedofilia nella Chiesa. Quando si cita Scicluna non si puo' non citare anche Benedetto XVI.
E' stato il Papa ad incontrare le vittime ed a imprimere una rivoluzione copernicana nella lotta agli abusi e fu l'allora card. Ratzinger a mandare Mons. Scicluna negli Usa ad interrogare le vittime del sempre innominabile Maciel. Purtroppo si tende troppo spesso a "dimenticare" l'impegno del Papa e questo, mi rincresce, non mi sta affatto bene. Politi cita Benedetto XVI solo "fra parentesi" per affermare che egli non e' favorevole ad un automatismo nelle denunce. Da dove deriva questa convinzione? 
La verita' e' che la Chiesa deve rispettare la legge dello Stato e in Italia i vescovi non sono pubblici ufficiali.
Certo! Le linee guida potevano essere scritte in modo diverso e poteva essere reso esplicito e obbligatorio l'impegno dei vescovi di convincere le vittime a presentare regolare denuncia alle autorita' italiane.
Si poteva anche prevedere l'istituzione di commissioni indipendenti (composte magari da laici e donne) in ogni diocesi. In questo senso e' vero che le linee guida della Cei non costituiscono il testo migliore possibile. Eviterei, invece, caro Politi, di citare come esempio la Francia perche' li' si' che i vescovi sono pubblici ufficiali e vige l'obbligo di denuncia previsto dalla legge dello Stato e non dalle linee guida dell'episcopato.
R.


p.s. Chi lo dice che in Italia ci sono scheletri nell'armadio?
Una domanda ai giornalisti: se venisse fuori il coinvolgimento di qualche prelato amato da stampa e televisione, quale sarebbe l'atteggiamento dei mass media? Non sempre e' stato lineare in questi anni. Tanto rumore per don Seppia ma poi la "pista" e' stata abbandonata. Per non parlare di Domenico Pezzini, noto prete del "dissenso", condannato a dieci anni per abusi ma caduto nel dimenticatoio mediatico. Cliccare anche qui. Entrambi sono italiani!

9 commenti:

Anonimo ha detto...

A qualcuno non fara piacere, ma, come sempre, hai dato a ciascuno il suo. Comunque, il "nostro" sta invecchiando, infatti è stato bruciato sul tempo ieri da OLR, noto che la sua indicibile malignità è intatta, addirittura aumentata.
Alessia

Anonimo ha detto...

Come se non bastasse Politi cade in una palese contraddizione. Come potrebbe il promotore di giustizia Scicluna fare certe affermazioni se il Papa non fosse favorevole o, comunque, non contrario a una forma di all'automatismo?
Alessia

raffaele ibba ha detto...

Raffa, sinceramente non capisco.
Perché ti lamenti?
L'Italia è il paese degli scheletri nell'armadio altrui.
Siamo pieni di scheletri in decine di armadi, sempre di altri e più o meno ben conservati.
Un tweet ha ricordato stamani Giorgio Ambrosoli, ammazzato 33 anni fa perché era un cittadino ed un cristiano onesto. Ammazzato anche per colpa (diretta o indiretta non so né m'interessa saperlo) di mons. Marcinkus e dei suoi giri di soldi per finanziare Solidarnosc (perché la Chiesa non la si governa con le "avemarie" ... o no?).
Allora qual'è il problema?
Che la stampa mente?
La stampa mente per dovere professionale, anche se molte e molti giornalisti ci provano a raccontare solo ciò che vedono e sanno.
Quindi qual'è il problema? Che Politi mente?
Su queste cose il disordine e la violenza sono di norma e di norma il mostro oggi viene messo in prima pagine e domani viene dimenticato.
Ciao r

Anonimo ha detto...

Raffy,perchè continui a farti il sangue cattivo con questi individui,loro fanno il loro'sporco mestiere',ce l'hanno con la chiesa e soprattutto con QUESTO PAPA e continueranno sempre così,la deontologia professionale che fa di uno scriba obbediente un grande e libero giornalista non sanno neppure cosa sia,a me francamente danno tanto disgusto da ignorarli e non li leggo mai,il giornale per cui scrivono non lo uso nemmeno per incartare il pesce,lo contaminano e avvelenano...GR2

Anonimo ha detto...

Cari Raffaele e GR2, le motivazioni da voi addotte sono logiche e sacrosante, ma non sono un buon motivo per tacere e passarci sopra, almeno così la penso io, non dopo il 2010. Credo, Raffy se vorrà potrà confermacelo, che lo scopo della nostra amica sia pungolare la Santa Sede a rispondere, a non tacere. Se nel 2010 questo blog e molti altri avessero sorvolato, se tanti cattolici non si fossero mobilitati a sostegno non solo del Papa, ma di un uomo ingiustamente accusato, credo che Papa Benedetto sarebbe stato, umanamente parlando, molto più solo e indifeso.
Alessia

Anonimo ha detto...

Buongiorno Raffaella,
non c'e' niente da fare: c'e' la pregiudiziale ideologica (chiamata anche "ordine di scuderia") che B16 deve essere solo infangato a ripetizione e non gli si puo' mai riconoscere qualcosa di positivo, specialmente sull'argomento della lotta agli abusi sessuali.

Raffaella ha detto...

Gia' ma i silenzi parlano da soli e non solo sui meriti del Papa ma anche sui reati commessi da Maciel e Pezzini.
R.

Raffaella ha detto...

Grazie, Alessia :-))
Hai capito perfettamente le mie intenzioni e la ragione per cui non sto zitta nemmeno con un bavaglio :-)
Continuero' a pungolare e non sono disposta a dimenticare quanto e' accaduto nel 2010.
Ancora non mi ritengo soddisfatta. Lo saro' solo quando verra' riconosciuto l'immane lavoro del Santo Padre ad iniziare dal Vaticano.
R.

Anonimo ha detto...

Cara Raffa, il problema è che tanti giornalisti si sono compromessi con Maciel pensando che fosse ingiustamente accusato.

Saverio Gaeta curò un'antologia dei suoi pensieri. Jesus Colina scrisse una sua biografia in forma di libro-intervista. Massimo Introvigne lo difese con numerosi articoli fino all'ultimo. Questo tanto per dire tre nomi grossi, figurati quanti piccoli... un giornalista non ammetterà mai di essersi fatto ingannare, sarebbe un suicidio professionale.

E questo, giusto per presunzione d'innocenza verso la stampa in buona fede. Però... se i Legionari riuscivano a "comprarsi" perfino la simpatia dei cardinali con buste, croci e automobili... figurati quella dei ben meno spirituali giornalisti!

JP