giovedì 26 luglio 2012

Lefebvriani, Mons. Muller: Non si può fare riferimento alla tradizione della Chiesa e poi accettarla solo in alcune sue parti (Izzo)

LEFEBVRIANI: PREFETTO FEDE, NON SI PUO' ACCETTARE TRADIZIONE IN PARTE


Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 25 lug. 



"Non si puo' fare riferimento alla tradizione della Chiesa e poi accettarla solo in alcune sue parti". 
Lo afferma in merito alla richiesta avanzata alla Fraternita' di San Pio X di firmare un preambolo che accetta la legittimita' dei documenti del Concilio Vaticano II e del nuovo rito della messa, il neo prefetto della Congregazione per dottrina della Fede, monsignor Gerhard Ludwig Muller, in un'intervista all'Osservatore Romano. 
Rispondendo a una domanda sul dialogo in corso con i lefebvriani, che il Papa desidera riportare alla piena comunione con la Chiesa Cattolica, l'arcivescovo giunto da poco al ruolo che fino a 7 anni fa era ricoperto dallo stesso Joseph Ratzinger spiega che "non puo' parlarsi di una trattativa perche' in materia di fede non puo' esservi", ma precisa che nella Chiesa "tutti sono invitati a non chiudersi in un modo di pensare autoreferenziale, bensi' ad accettare la vita piena e la fede piena della Chiesa". 
Monsignor Muller, che smentisce le voci su una sua vicinanza alla Teologia della Liberazione pur ammettendo di aver apprezzato alcune delle idee del teologo peruviano Guastavo Gutierrez, ma sempre alla luce dei due documenti vaticani sul tema, assicura di essersi formato sui libri di Ratzinger e in particolare su "Introduzione al cristianesimo", il best seller degli anni '70 al quale, ricorda tutti i giovani teologi si sono "abbeverati".
Affrontando poi altri temi di attualita', il nuovo capo dell'ex Sant'Uffizio si sofferma sul "no" al sacerdozio delle donne per ricordare che "per la Chiesa cattolica e' del tutto evidente che l'uomo e la donna hanno lo stesso valore: lo dice - spiega - gia' il racconto della creazione e lo conferma l'ordine della salvezza", ma "molte dichiarazioni riguardo all'ammissione delle donne al sacramento dell'Ordine ignorano un aspetto importante del ministero sacerdotale: essere sacerdote non significa crearsi una posizione".
"Sono grato al Santo Padre - afferma ancora l'arcivescovo emerito di Ratisbona - per avermi dato fiducia e per avermi affidato questo compito. I problemi che ci si prospettano sono molto grandi se guardiamo alla Chiesa universale, con le molte sfide che occorre affrontare e di fronte a un certo scoramento che si sta diffondendo in alcuni ambienti ma che dobbiamo superare".
Esiste tuttavia per la Chiesa di oggi, ammette Muller, "il problema di gruppi  di destra o di sinistra, come si usa dire  che occupano molto del nostro tempo e della nostra attenzione. Qui nasce facilmente - conclude - il pericolo di perdere un po' di vista il nostro compito principale, che e' quello di annunciare il Vangelo e di esporre in modo concreto la dottrina della Chiesa. Siamo convinti che non esista alternativa alla rivelazione di Dio in Gesu' Cristo. La Rivelazione risponde alle grandi domande degli uomini di ogni tempo". 



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6 commenti:

Anonimo ha detto...

è verissimo: la tradizione non è iniziata nel 1962, eppure negli ultimi decenni i testi del magistero o delle varie conferenze episcopali citano solo il Vaticano II; quello che c'è stato prima è solo ignorato. Speriamo che mons. Muller dia una spinta a guardare all'intera tradizione della Chiesa, non solo a quella degli ultimi 50 anni. Antonello

Simon de Cyrène ha detto...

Ha ragione S.E.R. Mons Mueller: non si può utilizzare la Tradizione e considerarla terminata nel 1962 e, per giunta, sceglierne solo gli elementi che convengono alla propria ideologia, farlo sarebbe una forma inequivocabile di... tradi-modernismo.

E solo il Magistero della Chiesa, oggi quello di S.S. Benedetto XVI e dei Vescovi in unione con lui, come S.E.R. Mons Mueller, può darcene la corretta lettura cattolica.

La Tradizione tutta da 2000 anni fino ad oggi illumima il Magistero e Questi illumina la Tradizione.

Ottimo inizio che ci riempie di speranza questo del nuovo Prefetto della CDF! I.P.

Anonimo ha detto...

Anche la FSSPX prende della precedente tradizione quello che le fa più comodo,siamo d'accordo che dopo il vat2 in Europa soprattutto si è cancellato e rimosso tutto il precedente in e a favore del'modernismo'con i tragici risultati che sono sotto gli occhi di tutti,ma anche trincerarsi dietro a interpretazioni arbitrarie del patrimonio liturgico d'antan,non è cosa nè buona nè giusta,est modus in rebus....

Anonimo ha detto...

Il nuovo Prefetto, però, farà bene a uscire dal generico e a essere più preciso, perché gli equivoci nascono proprio dalla genericità e dall'astrattezza di certe formulazioni di principio, che fanno di per sé l'unanimità ma non risolvono i problemi.

Per esempio, ha detto che l'insegnamento del Concilio V. II in tema di libertà religiosa ha "implicazioni dogmatiche", e quindi non si può rifiutare senza compromettere la fede. Dovrebbe precisare in che consiste specificamente questa dottrina "dogmaticamente" apportata da DH, prima non nota o non chiarita come parte del depositum fidei.
Le "implicazioni" sono in positivo o in negativo; aggiungono o tolgono qualcosa a quanto già si conosceva? E che cosa?

Se non chiarisce questi punti, i lefebvriani continueranno a contestare il Concilio perché portatore di errori e contraddizioni, e la confusione continuerà a regnare anche nella mente di molti cattolici.

Gianpaolo1951 ha detto...

Ben detto, Anonimo delle 17:27!...
E’ bene ricordare sempre gli insegnamenti di Papa Leone XIII nell’enciclica Diuturnum del 29 giugno 1881:
«…Una sola ragione possono avere gli uomini di non obbedire, se cioè si pretende da essi qualsiasi cosa che contraddica chiaramente al diritto divino e naturale, poiché ogni cosa, nella quale si vìola la legge di natura e la volontà di Dio, è egualmente iniquità sia il comandarla che l’eseguirla. Quindi se capita a qualcuno di vedersi costretto a scegliere tra queste due alternative, vale a dire infrangere i comandamenti di Dio o quelli dei Governanti, si deve obbedire a Gesù Cristo, […], e ad esempio degli Apostoli si deve coraggiosamente dire: “Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” (Act. V, 29). Perciò, non si possono accusare coloro che hanno agito così di aver mancato all’obbedienza, poiché se il volere dei Prìncipi [civili ed ecclesiastici] contraddice quello di Dio, essi sorpassano il limite della loro Autorità e pervertono il diritto e la giustizia. Dunque in tal caso non vale la loro Autorità, la quale è nulla quando è contro la giustizia».

Anonimo ha detto...

Ottimi anonimo e giampaolo! Meno politica! Troppo facile e generico il nè destra nè sinistra. La storia insegna che questo, porta Casini (e Prodi) cioè alla TdL d'Europa.