venerdì 6 luglio 2012
Il Papa invita a pregare per i volontari cristiani: siano testimoni della carità di Cristo nei territori di missione
Il Papa invita a pregare per i volontari cristiani: siano testimoni della carità di Cristo nei territori di missione
Pregare “perché i volontari cristiani, presenti nei territori di missione, sappiano dare testimonianza della carità di Cristo”. Questa l’intenzione di preghiera missionaria di Benedetto XVI per il mese di luglio. Ma cosa vuol dire essere un volontario cristiano nei territori di missione? Michele Raviart lo ha chiesto a Riccardo Giannotta, responsabile dei progetti del Vis, legati al mondo salesiano, e volontario in Kosovo e in Sri Lanka:
R. – Il primo impegno del volontario missionario è quello di portare una testimonianza, una testimonianza di solidarietà, che supera l’aiuto concreto, che è investita di un ruolo e di uno spendersi per un anno o due. Noi garantiamo un volontariato di un certo periodo proprio per riuscire a compiere un servizio e un aiuto che abbia un inizio e una fine, in un contesto specifico, e quindi essere una testimonianza del valore della solidarietà, dell’aiuto e della carità cristiana.
D. – In quali Paesi operate come Vis e quali progetti portate avanti?
R. – Noi operiamo in circa 40 Paesi nel mondo. Quindi, copriamo sia l’America Latina che l’Africa, l’Asia e i Caraibi. Siamo molto diffusi, perché ovviamente le missioni salesiane sono molto diffuse nel mondo. Prevalentemente i nostri progetti sono in ambito educativo e formativo, perché chiaramente il carisma di don Bosco, il carisma dei salesiani, mette sempre in primo piano l’educazione e la formazione. Noi crediamo che attraverso l’educazione e la formazione si possa veramente aiutare le giovani generazioni a divenire padrone del proprio sviluppo e del proprio futuro.
D. – Come viene accolta la missione cristiana in questi Paesi?
D. – Chiaramente, laddove c’è un forte radicamento della presenza cristiana, tutto ciò viene accolto con molta facilità. Laddove invece – faccio l’esempio del Pakistan – i cristiani sono una minoranza, lì la sfida è una sfida diversa, perché si deve riuscire comunque a far passare una testimonianza, che potrebbe essere vista con ostilità. Devo dire, avendo seguito direttamente gli interventi che stiamo facendo in Pakistan, anche dopo l’alluvione dell’agosto 2010, che attraverso il lavoro dei missionari che sono lì, degli operatori che sono sul campo, ho visto cambiare l’atteggiamento delle persone, da un primo atteggiamento di diffidenza in un atteggiamento di estrema accoglienza, perché l’aiuto che veniva dato era un aiuto assolutamente trasversale. Questo ha colpito enormemente la popolazione e ha messo sotto una luce completamente diversa la piccola comunità cristiana del Paese.
D. – Il Papa ha ricordato l’importanza di dare testimonianza della carità di Cristo. Come si traduce questo intento sul campo? Come lo interpretate?
R. – Lo interpretiamo attraverso lo spirito di servizio, cioè dedicare due o tre anni della propria vita a servizio degli altri. La sfida grande però è che si vuole offrire a queste persone, che offrono questa testimonianza, la possibilità poi di riportare la propria crescita anche all’interno del Paese di appartenenza e quindi riuscire ad arricchire la società civile dello stesso Paese, impregnandola di valori che si sono accresciuti o consolidati con queste esperienze di volontariato nelle missioni, all’interno dei progetti del Vis.
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1 commento:
O.T.se non l'hai già visto,ti segnalo un commento di Oddie su Mueller su Cath herald,nel tuo archivio non l'ho trovato se già è passato,chiedo scusa.Riguardo alle nuove strategie della sala stampa vaticana che illustri più sotto,che dire,speriamo non sia troppo tardi,però alfine'eppur si muove'speriamo in bene soprattutto per il nostro BXVI,che merita più rispetto da chi gli ha giurato fedeltà sui Vangeli....GR2
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