martedì 3 luglio 2012

Il cardinale Cañizares Llovera e l'ex presidente spagnolo Rodríguez Zapatero a confronto sull'umanesimo nel XXI secolo (Lago)

Il cardinale Cañizares Llovera e l'ex presidente spagnolo Rodríguez Zapatero a confronto sull'umanesimo nel XXI secolo


Per andare oltre la crisi


Un'iniziativa senza precedenti organizzata dall'Universidad Católica de Ávila e dal quotidiano «La Razón»


dal nostro inviato Marta Lago


Certamente non è per presunzione che l'incontro tra il cardinale Antonio Cañizares Llovera e l'ex presidente del Governo spagnolo José Luis Rodríguez Zapatero -- iniziativa senza precedenti nel Paese, organizzata dall'Universidad Católica de Ávila e dal giornale «La Razón» -- è stato annunciato come «il dibattito dell'anno». È stato l'atto che ad Ávila, il 28 giugno, ha chiuso la seconda Scuola estiva, il cui tema, «La Spagna delle riforme. La responsabilità dei mezzi di comunicazione: crisi e bene comune», ha preparato il terreno al «Dibattito Cañizares/Zapatero. L'umanesimo nel XXI secolo».
Nelle due giornate precedenti il mondo dei media è stato rappresentato da oltre trenta oratori che rivestono responsabilità di spicco, ai quali si sono aggiunti il vice-presidente, ministro della Presidenza e portavoce dell'attuale Governo, la signora Soraya Sáenz de Santamaría, e i ministri della Giustizia, Alberto Ruiz-Gallardón, e degli Interni, Jorge Fernández Díaz. Un'iniziativa universitaria aperta a tutti e con un alto flusso di partecipanti che lasciava già prevedere un dibattito finale affollatissimo.
Il faccia a faccia tra Cañizares e Zapatero è stato seguito da 2.500 persone in situ (mille più di quelle previste). Tra gli ecclesiastici presenti c'erano i vescovi di Ávila, Jesús García Burillo, di Ciudad Rodrigo, Raúl Berzosa Martínez, e di Segovia, Ángel Rubio Castro; ex ministri, politici di schieramenti diversi, esponenti della società civile, del mondo accademico, culturale e della comunicazione, membri di istituzioni pubbliche, di piattaforme civiche. Sono stati accreditati più di cento giornalisti e trenta testate, non solo nazionali. Una decina di siti internet hanno richiesto il segnale streaming. Nei social network c'è stata una febbrile attività. Tutte le televisioni erano presenti. L'evento è diventato la notizia del giorno.
Origine della crisi, crisi dei valori, Europa, relazioni tra Chiesa e Stato: sono state queste le linee proposte per il dialogo tra il credente e il laico. L'uno, cardinale prefetto della Congregazione per il Culto Divino, l'altro, politico socialista a capo, fino allo scorso dicembre, del Governo per otto anni.
Crisi e incertezza sociale vanno di pari passo. E in questo contesto il fatto stesso che gli interlocutori abbiano accettato un dibattito pubblico «sulle cose veramente importanti» -- come avevano chiesto gli organizzatori -- è rilevante. Grande aspettativa ha inoltre suscitato questa prima apparizione pubblica, dopo la fine del suo mandato, di Zapatero, che è stato oggetto di fischi da parte di una minoranza nell'uditorio. Un rischio che si accetta di correre quando si organizza un evento aperto, senza preselezione del pubblico, in completa libertà.
«Prego -- ha chiesto il cardinale Cañizares -- i presenti di lasciarci parlare, si tratta di dialogare sull'umanesimo», il che «esige rispetto per le persone». Questo dibattito «è un invito coraggioso -- ha precisato da parte sua Zapatero -- un atto che sarà discusso, che genererà alcune incomprensioni». Sono così iniziati novanta minuti di uno scambio d'idee che, malgrado le distanze, ha sempre trovato un punto di incontro nella dignità umana.
Senza pretendere di emularlo, il dibattito di Ávila si è ispirato allo storico dialogo attorno ai fondamenti morali dello Stato che, nel 2004, ha avuto come protagonisti il filosofo laico Jürgen Habermas e il cardinale Joseph Ratzinger.
Con la sua consueta concretezza ed evidenziando il vincolo tra fede e ragione, il cardinale si è presentato «senza alcun potere o forza politica o di qualsiasi altro ordine», «senza pretesa d'imporre o di giudicare», ma con la sola intenzione di offrire «la testimonianza della verità che ha ricevuto» nella Chiesa: che l'uomo è stato creato da Dio, è amato, è stato redento da Gesù Cristo ed è chiamato a una vita di pienezza eterna. Questa è la base dell'umanesimo, il suo punto di riferimento trascendente. Per questo la Chiesa «non pretende nulla per sé» ma è «al servizio dell'uomo» e difende un'umanità nuova, la convivenza, il rispetto della persona, della vita, della famiglia, «non come unico credo o come un suo patrimonio, ma come patrimonio dell'umanità».
Da parte sua Zapatero ha indicato il momento decisivo dell'umanesimo -- che è «l'ideale più alto della storia del pensiero» ed è «in un modo o nell'altro presente in tutte le culture, i tempi, le civiltà e le religioni» -- nel Rinascimento e in modo singolare nell'Illuminismo come affermazione della ragione e del valore della dignità dell'essere umano. E ha individuato nella Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino il momento culminante in cui l'umanesimo è stato plasmato.
In questo insieme di diritti Zapatero ha contestualizzato il modello di rapporto Chiesa-Stato, modello «di separazione, ma non di ostilità», con il rispetto per le credenze di ognuno.
Ma, si permette alla Chiesa che gli aspetti inerenti alla fede abbiano ripercussioni sulla vita pubblica? È la domanda posta da Cañizares con il richiamo al fatto che ogni società, anche se interamente laica, ha bisogno dell'affermazione della verità ultima, dalla quale si deducono «valori che non sono manipolabili» ma assoluti e necessari per l'esistenza di una società che rispetti la persona.
Il politico spagnolo si è poi detto d'accordo sull'indiscussa importanza pubblica del dibattito religioso nelle società aconfessionali, come è il caso dell'Europa, le cui radici cristiane ha definito evidenti.
L'idea di un'Europa unita è stata fortemente difesa da entrambi gli oratori. Zapatero ha invitato ripetutamente a sostenere e a confidare nel progetto di Unione europea come garanzia di libertà politica, di pace, di democrazia, di progresso e come fattore affinché i valori dell'umanesimo del XXI secolo giungano a tutti gli abitanti della terra. Ha inoltre affermato che per «uscire quanto prima dalla crisi e per prevenire le difficoltà, la cosa più importante è l'Unione europea», un'unione monetaria, ma anche politica e sociale. E ha individuato l'origine della crisi economica in «una fede eccessiva nella capacità del settore finanziario di ordinare l'economia e di garantire crescita, sviluppo e benessere».
Il cardinale Cañizares è andato oltre, individuando all'origine della crisi economica una crisi di valori espressa nell'oblio dell'uomo, della verità, di ciò che è il bene e il male, ossia nell'oblio di quella che è la base di un'economia realmente al servizio della persona. E si è ricollegato all'auspicio dei padri dell'Europa, che non volevano assolutamente un'«Europa dei mercanti», di mere relazioni economiche. Dopo i disastri della guerra mondiale, «volevano salvare quell'Europa proprio per le sue radici cristiane, la sua radice culturale greca, la radice della ragione, del diritto romano». Dimenticare questi aspetti e optare solo per quello economico, ha ammonito Cañizares, significa giocarsi l'unificazione dell'Europa.
Lungi dal catastrofismo, ma anche da un facile trionfalismo, Cañizares ha scommesso su un futuro pieno di speranza, non solo rispetto all'Europa. Un futuro che esisterà solo se si fonderà sulla verità, sulla dignità della persona umana e sui grandi valori che ne derivano. «Si può forse avanzare nel progresso quando non si avanza nella verità, quando si stabilisce un relativismo così tremendo come quello che ci sta attanagliando e che regge anche l'economia?», ha chiesto. «Ci può essere uno sviluppo veramente umano quando la vita non viene rispettata, la famiglia non è sufficientemente tutelata, e la disoccupazione raggiunge cifre tanto allarmanti in tutto il mondo?».
Proprio in linea con questo dialogo tra democratici, Cañizares ha affermato che «non c'è democrazia senza coscienza», senza base su principi che distinguano il bene dal male, cosa che non dipende dal credo, ma dalla ragione umana. «Sono d'accordo sul fatto che non può esistere democrazia senza coscienza -- ha risposto Zapatero -- non solo, ma la democrazia è coscienza, coscienza dei valori più profondi della dignità umana».
Parlare di umanesimo nel XXI secolo significa aprire un orizzonte di futuro, e ciò è sinonimo di giovani generazioni, la cui situazione -- in particolare quella lavorativa -- preoccupa entrambi gli interlocutori, consapevoli dell'impatto che la crisi ha specialmente su giovani. Cañizares si è fatto portavoce delle aspirazioni dell'«anima grande dei giovani», ingiustamente tacciati di egoismo. E Zapatero ha riconosciuto in loro una generazione «solidale e partecipativa», ammettendo che il grande compito delle autorità pubbliche sarà di affrontare il grave problema che la crisi lascerà, ossia il rapporti tra i giovani e il lavoro.
E se sono stati importanti i contenuti del dibattito tra Cañizares e Zapatero, altrettanto importante è stato il fatto di mostrare pubblicamente che si può dialogare. E ciò predicando con l'esempio. Perché il dialogo, come ha spiegato il cardinale, è una ricerca comune della verità; non è intransigenza, bensì tolleranza; tolleranza che non è relativismo, ma fedeltà alla persona servendo la verità dell'uomo e la sua dignità, il bene comune, e costruendo il futuro. Perché il dialogo, come ha detto Zapatero, è più di sedersi a parlare; è ascoltare e riflettere; e se è rispettoso e sincero contribuisce al progresso.
Altri esempi di dialogo? Entrambi gli interlocutori hanno indicato Benedetto XVI. «Il dialogo è possibile», ha osservato il porporato, ricordando l'intensità dell'incontro ad Assisi, lo scorso ottobre, tra il Papa e i rappresentanti delle religioni in occasione della Giornata per la pace. E Zapatero ha riconosciuto che «della dottrina di Benedetto XVI l'aspetto più audace, interessante e positivo è la posizione tanto ferma e convincente che ha mantenuto sul dialogo interreligioso».


(©L'Osservatore Romano 2-3 luglio 2012)

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