mercoledì 18 luglio 2012

Giornata della Pace. Don Bizzotto ai giovani: chi costruisce la pace non ha paura del futuro (Radio Vaticana)

Su segnalazione di Laura leggiamo:


Giornata della Pace. Don Bizzotto ai giovani: chi costruisce la pace non ha paura del futuro


La pace interiore e la pace esteriore nel mondo odierno percorso da crisi economiche e finanziarie, da crisi delle istituzioni e della democrazia: saranno argomenti al centro della prossima Giornata mondiale della pace del primo gennaio 2013, dedicata dal Papa al tema “Beati gli operatori di pace”. Roberta Gisotti ha intervistato don Albino Bizzotto, fondatore dell’Associazione “Beati i costruttori di pace". 


D. – Don Albino, il Papa chiama “tutti a sentirsi responsabili” per costruire la pace: una pace – sottolinea – “interiore ed esteriore”. Dunque, la pace inizia nei nostri cuori?


R. – Certamente, non esiste né un esterno né un interno: la pace vive delle decisioni e del modo in cui noi affrontiamo la realtà, in dialogo e in rapporto con tutti, riconoscendo la dignità e l’originalità di ogni persona e accettando i conflitti per comporli sempre con la non violenza.


D. – Lei ha parlato di dignità. Il Papa fa anche riferimento – a questo proposito – al 50.mo anniversario del Concilio Vaticano II e dell’enciclica Pacem in terris di Giovanni XXIII, per richiamare “il primato” della dignità umana per costruire “una città al servizio di ogni uomo”. Don Albino, qual è questa città?


R. – La grande novità che ha portato il Concilio, ma di cui abbiamo immenso bisogno, è di avere il coraggio di credere che lo Spirito, il Signore lo ha dato ad ogni persona, che il Signore è felice dell’umanità di ogni persona e che la possibilità di novità avvenga proprio nell’ascolto di questo Spirito. Infatti, c’è una grande contraddizione tra il mondo delle strutture nel quale ci muoviamo, che è fondato sulla forza, e lo Spirito, invece, che è fondato sul volersi bene.


D. – Benedetto XVI fa riferimento ai tempi attuali e pone in evidenza “la crisi delle istituzioni e della politica”, che in molti casi – scrive – è anche “preoccupante crisi della democrazia”. Anche qui, da dove ripartire per ritrovare la persona e metterla al centro?


R. – Stiamo assistendo ad un mondo nel quale le disgrazie dei più poveri, che sono la maggioranza dell’umanità, non interessano quanto invece le disgrazie dell’economia e delle vicende di un sistema che si è ingrandito e che è un sistema "dopato", ormai ovunque. Questo preoccupa e determina un atteggiamento di paura verso il futuro maggiore che non quello di sentirsi solidali, a partire dai più poveri. Io credo che ancora una volta la felicità di Gesù, di fidarci di un Signore che si prende cura di tutte le sue creature cominciando da chi sta peggio, da chi è messo ai margini, da chi non ha nessuna risorsa per vivere, io credo che questa conversione sarà il punto centrale di una novità per la Chiesa, ma di una novità anche per l’umanità. Io credo che lo Spirito urge, in questo senso, e sempre di più tentiamo di cogliere testimoni che ci mostrino che è possibile vivere in questo mondo, essere felici perché siamo capaci di volere bene a tutti.


D. – Quindi, il messaggio che possiamo mandare ai giovani, che sono quelli che più soffrono di questa paura del futuro, è di vincerla con l’essere solidali?


R. – Sì, io credo che questo sia un passaggio ineludibile. Devo pero dire che io sono testimone, ogni giorno, di tantissima umanità e vorrei sottolineare questo aspetto: non è vero che c’è grande sfiducia nella politica. C’è sfiducia in una politica che si attorciglia intorno all’economia, ma non c’è sfiducia nei confronti di una politica attenta e che accoglie e mette in rete tutto il lavoro che si fa a sostegno di chi soffre.


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