Via crucis, i testi a una coppia di sposi
Intervista ad Anna Maria e Danilo Zanzucchi, i coniugi focolarini ai quali il Papa ha affidato le meditazioni per il rito del Venerdì santo: «L'esperienza della croce nella vita delle famiglie»
di Laura Badaracchi
Sembra una coppia come tante altre, quella di Anna Maria e Danilo Zanzucchi. Eppure ha avuto un ruolo speciale in ciò che è nato - per la famiglia - dal carisma dell’unità di Chiara Lubich. E sono i primi coniugi a cui il Papa ha chiesto di scrivere le meditazioni per la Via crucis al Colosseo, dove il 6 aprile, a portare la Croce, oltre al cardinale vicario Agostino Vallini ci saranno due frati francescani della Terra Santa e alcune famiglie provenienti da tutto il mondo. Sposati da quasi 60 anni, i Zanzucchi hanno avuto 5 figli (di cui due focolarini) e 12 nipoti. Lui, oggi 92enne, era un ingegnere edile originario di Parma; lei è nata a Padova nel 1929 e farmacista di professione. Si sono trasferiti a Roma alla fine del ’59 e otto anni dopo, quando Chiara Lubich fonda «Famiglie nuove» come diramazione del Movimento dei Focolari, ne diventano presidenti fino a 4 anni fa.
Con quale emozione e responsabilità vi apprestate a svolgere questo servizio per la Chiesa?
Abbiamo appreso la notizia con stupore e, non lo nascondiamo, con trepidazione e timore. E anche con una grandissima gioia: il fatto che il Santo Padre abbia chiamato una famiglia per questo compito ci sembra metta in evidenza che la famiglia, nella Chiesa stessa, non è solo oggetto di evangelizzazione, ma una vera e propria "via" della Chiesa per vivere e portare il Vangelo. Poi abbiamo avvertito interiormente che, attraverso questa circostanza, Dio ci rivolgeva l’invito ad affrontare questo lavoro proprio come un momento a tu per tu con Gesù, in cui ci interpellava a partecipare più profondamente alla sua Passione.
Avevate già collaborato con il Papa?
Abbiamo conosciuto il cardinale Ratzinger quando venne a visitare Chiara Lubich durante un incontro al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo. Successivamente alla sua elezione al soglio pontificio, spesso gli abbiamo presentato gruppi di famiglie del Movimento, presenti alle udienze o in diverse manifestazioni. Con Giovanni Paolo II abbiamo avuto un rapporto privilegiato: pochi giorni dopo la sua elezione ci ha chiamati a collaborare alla nascita di quello che è attualmente il Pontificio Consiglio della famiglia.
C’è un filo rosso che collega tutte le meditazioni?
Danilo: Siamo stati richiesti per fare questo commento proprio come famiglia: finora era stato fatto da teologi. Quindi abbiamo cercato di vedere la Via crucis nei riflessi che ha per la vita di famiglia. E ci è venuto da pensare che quando Gesù la percorreva verso il Calvario, tra i presenti c’erano certamente tante famiglie verso cui provava amore. Poi, nella nostra esperienza, abbiamo partecipato ai dolori come famiglia.
Quali aspetti della spiritualità focolarina saranno più evidenti nei vostri testi?
Anna Maria: Come sottofondo, la Via crucis mette in luce il momento culmine dell’amore di Gesù, quando si sente abbandonato da tutti e soprattutto dal Padre: questa solitudine infinita comprende praticamente tutti i dolori del mondo. Gesù Crocifisso e abbandonato è un punto cardine nella spiritualità dell’unità del nostro Movimento: quando ha sperimentato, come uomo, l’abisso della lontananza e della separazione dal Padre, ha pagato la nostra unità con Lui e tra noi. E questo volevamo dire: la vita con Dio chiede di offrirgli e prendere tutto dalle sue mani, come ha fatto Gesù, riabbandonato completamente al Padre con assoluta fiducia.
Secondo la vostra esperienza, quali sono le croci che la famiglia del terzo millennio è chiamata a portare?
A motivo del nostro impegno abbiamo girato un po’ in tutto il mondo e conosciuto migliaia di famiglie, visto e raccolto sofferenze di tutti i tipi. La famiglia ha in sé un desiderio di felicità, perché è stata creata per questo: la sofferenza è il passaggio necessario per avere questa gioia. La vita famigliare può essere costellata di dolori, abbandoni, tradimenti, situazioni difficili: coi figli, fra marito e moglie. Eppure c’è non una consolazione di Dio, ma una soluzione interiore data a ogni situazione. Abbiamo visto in tante persone - e anche in noi stessi, perché anche noi abbiamo le nostre battaglie, anche se siamo insieme da 60 anni - che tutte queste croci sono permesse per una gioia. Perché l’unità non è solo accordo. E nella scelta di Dio dei due sposi sta il segreto della famiglia. I dolori sono il modo per entrare in questa dinamica di Dio, nella risurrezione.
Quale riflessione è rivolta in modo particolare alle coppie e alle famiglie cristiane?
Ci siamo documentati per sapere com’è nata storicamente la Via crucis dalla Tradizione della Chiesa. In passato avevamo avuto la grazia di essere pellegrini per due volte in Terra Santa, percorrendo anche fisicamente la Via dolorosa. Che si lega, in particolare, ai momenti dolorosi della vita della famiglia: ad esempio, la stazione del Cireneo (chinarsi al dolore di un parente, fare il possibile per sollevarlo), o l’incontro di Gesù con la Madre, la compartecipazione… Sono episodi che parlano di momenti veri nella famiglia. La Via Crucis è una realtà viva e la vita di ognuno è dentro la vita di Gesù. La famiglia può entrare fino in fondo nella croce di Gesù e assumerla non per rimanerne schiacciata, ma come un passaggio verso una pienezza più grande. Perché i dolori sono il momento da cui si può trarre paradossalmente una felicità inaspettata».
«Famiglie nuove» ha alle spalle 45 anni di cammino.
Anna Maria: Sin dall’inizio Chiara Lubich ha avuto una cura molto profonda per la famiglia e ci ha aiutato a togliere le sovrastrutture che possono condizionarla: il sentimentalismo, la visione borghese, i piccoli interessi. Ci richiamava sempre alla famiglia di Nazareth, dove l’amore umano era autentico, dono portato al culmine. E con il tempo ci siamo rivolti agli orfani, ai separati, ai divorziati, per offrire casa a tutti quelli che sono nel dolore, per aiutarli a restare nella fiducia dell’amore di Dio. E, in Lui, trovare insieme un germe di risposta alle problematiche della famiglia e della società.
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