Seminario a Roma alla vigilia della beatificazione
Laici cristiani a lezione da Giuseppe Toniolo
«Il confronto fra le diversità e un sincero dialogo sono fattori di crescita nella giustizia e nella pace. Non vanno eliminate le differenze, al contrario va intensificato il dialogo». È racchiuso in queste parole del saluto inviato dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, ai partecipanti al seminario sulla figura e l’opera di Giuseppe Toniolo, tutto il valore della testimonianza del fondatore delle Settimane sociali dei cattolici italiani, a giusto titolo ritenuto il precursore del magistero sociale della Chiesa, a partire dalla Rerum novarum, e dalla Quadragesimo anno sino a giungere alla Caritas in veritate. Significativo in questo senso lo slogan dell’incontro: «A scuola di Giuseppe Toniolo», promosso in questi giorni di vigilia della beatificazione del grande economista e sociologo italiano — il rito sarà celebrato domenica 29 aprile, nella basilica di San Paolo fuori le Mura — da cinque istituzioni che in qualche modo si rifanno all’insegnamento del Toniolo. Si tratta del forum internazionale Azione Cattolica, dell’Istituto di diritto internazionale della pace Giuseppe Toniolo, del comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici italiani, in collaborazione con i Pontifici Consigli della Giustizia e della Pace e per i Laici. Il tema del seminario — «L’impegno e il contributo dei laici nella comunità internazionale per un mondo più giusto, più pacifico, più umano» — già di per sé ha reso l’idea di quella grande personalità i cui tratti sono stati poi delineati e approfonditi dai relatori invitati nel primo pomeriggio di venerdì 27 aprile, nella sede del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Flaminia Giovanelli, sotto-segretario del dicastero Vaticano, ha fatto gli onori di casa. In apertura dei lavori monsignor Peter Bryan Wells, assessore della segreteria di Stato, ha dato lettura del saluto inviato ai partecipanti dal cardinale Bertone. Un cristianesimo vissuto radicalmente, definisce il porporato la testimonianza di Toniolo. «Amò senza riserve la sua famiglia» — scrive — e allo stesso tempo «fece dei suoi alunni quasi una famiglia allargata, da orientare principalmente a Dio».
Dette un notevole impulso alla dottrina sociale della Chiesa, arricchendone l’esperienza con l’amore mistico per Dio e con una «fede fortemente impegnata nella cultura». Certamente diversa, dunque, la via percorsa dal Toniolo da quella del mondo attuale. «Oggi — rileva in proposito il segretario di Stato — è in auge l’idea che la pace si costruisce eliminando le differenze. Per il servo di Dio, invece, riappropriarsi dell’identità cristiana era la via per la costruzione della pace. In realtà, l’omologazione imposta dalla logica del “politicamente corretto” non giova alla crescita della società; mentre il confronto tra le diversità e un aperto e sincero dialogo sono fattori di crescita nella giustizia e nella pace. Non vanno eliminate le differenze, al contrario va intensificato il dialogo». Compito primario del cristiano è l’evangelizzazione, cioè annunciare Gesù Cristo e il suo messaggio di salvezza fino agli estremi confini della terra. «Questa missione — nota il porporato — non è in contrasto con il dialogo interculturale e interreligioso, anzi, trova in esso sempre nuovi e interessanti campi di azione». Ma «a chi spetta evangelizzare?» si domanda il cardinale. La risposta va ricercata non solo nel comando originario del Signore a tutti gli apostoli ma anche nell’insegnamento del concilio Vaticano II, che «ha ripreso l’evangelico mandato missionario quando, nel decreto sull’apostolato dei laici,Apostolicam actuositatem, al numero 33 così afferma: “Nella Chiesa c’è diversità di ministero ma unità di missione. Agli Apostoli e ai loro successori è stato affidato da Cristo l’incarico di insegnare, santificare e reggere in suo nome e con la sua autorità. Ma nell’attività di tutto il popolo di Dio, i laici, fatti partecipi della missione sacerdotale, profetica e regale di Cristo, assolvono compiti propri nella Chiesa e nel mondo”». Riferendosi infine alle prime iniziative del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione e all’imminente Anno della fede, il cardinale Bertone ne ha parlato come di «occasioni propizie, soprattutto per i laici, per ripartire con nuovo slancio nell’animazione cristiana delle realtà temporali. In ogni momento storico vi sono stati dei pionieri, che hanno dato nuovo impulso e vigore al perenne messaggio di salvezza del Vangelo: nel primo millennio sono stati prevalentemente i monaci, nel secondo gli ordini mendicanti, nel terzo — ne sono convinto — toccherà principalmente ai laici, come dimostra anche la testimonianza di Giuseppe Toniolo». Da parte sua monsignor Wells, nel dare agli ospiti il benvenuto a nome dello stesso cardinale Bertone, ha voluto sottolineare il contributo offerto da Giuseppe Toniolo nel permeare la società dei suoi tempi con valori ispirati dalla sua profonda fede in Gesù Cristo. «In un tempo in cui — ha sottolineato in particolare — in maggiore o minore misura ogni angolo della terra sta subendo le conseguenze della crisi finanziaria degli ultimi anni, vediamo fin troppo chiaramente la necessità di continuare a sottolineare la priorità della persona umana sui meccanismi del mercato». L’uomo come fine è del resto la chiave, ha notato ancora, «per un ordinamento della società basato sul Vangelo e può servire da ispirazione per tutti coloro che sono impegnati a promuovere pace, sviluppo e diritti umani in tutto il mondo». Nel primo degli interventi in programma il vescovo Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ha riproposto l’attualità della testimonianza del Toniolo, in particolare il suo impegno a dare un fondamento scientifico e culturale all’«ordine sociale cristiano». Il presule ha rimarcato il suo ideale di un ordinamento civile «nel quale tutte le forze sociali, giuridiche ed economiche, nella pienezza del loro sviluppo gerarchico, cooperano proporzionalmente al bene comune, su basi di libertà, fraternità e giustizia, con l’intento di favorire il protagonismo sociale di tutti, specie dei più poveri». Nel suo pensiero il concetto cristiano della democrazia «rappresentava — ha detto — l’ideale storico e concreto di una società civile organizzata alla luce dei valori evangelici e delle virtù civili». Un tale ideale sarà valorizzato successivamente dai cattolici, «che lo considereranno parte essenziale della “democrazia sostanziale”, ossia una democrazia politica strettamente interdipendente con la democrazia economica e sociale». Per il progresso di un popolo Toniolo «riteneva fondamentale e prioritaria la crescita sociale e civile». Un messaggio particolarmente attuale per una società come quella odierna, nella quale, «sotto il ricatto di una finanza altamente speculativa — ha denunciato il presule — e con l’illusione che si possa progredire anche senza la democrazia», si rischia di smantellare «importanti conquiste sociali e si è divenuti scettici nei confronti dell’azione politica, perché la si vede subordinata alla finanza, priva di slancio ideale e progettuale. Sembra, oramai, che si dubiti persino che lo sviluppo integrale sia intrinsecamente legato alla crescita democratica, e viceversa». Di qui l’importanza della testimonianza del Toniolo, «persuaso che il bene e la civiltà sarebbero progrediti solo a patto di rafforzare l’ordine sociale delle istituzioni cattoliche, mediante il potenziamento della cultura e dell’associazionismo cattolico». In sostanza, egli riteneva che si può essere presenti in maniera significativa e rilevante nelle istituzioni sociali e pubbliche «se si coltiva la propria identità di cattolici, non in una forma integristica, catacombale, bensì per essere fermento nuovo e trasfigurante con la propria specificità, nel dialogo con tutte le persone di buona volontà». Una considerazione, questa, rafforzata dall’intervento del vescovo Josef Clemens, segretario del Pontificio Consiglio dei Laici. «Una delle caratteristiche più evidenti della persona del Toniolo — ha infatti detto il presule tedesco — è proprio la perfetta integrazione tra la sua attività di economista e intellettuale impegnato in innumerevoli questioni “secolari”, e la sua trasparente vita di fede, che qualifica tutte le sue scelte, in piena fedeltà alla Chiesa e senza la minima ombra di accondiscendenza al compromesso riguardo alle questioni essenziali». Toniolo, ha notato monsignor Clemens, anticipa in questo modo l’immagine del fedele laico tratteggiata dal concilio Vaticano II e poi sviluppata dallaChrsitifideles laici, «in particolare quando viene rimarcata l’esigenza di superare la frattura tra fede e vita». La ricomposizione tra l’impegno sociale e politico e la vita di fede, «esemplarmente rispecchiata nell’esistenza del nostro prossimo beato, è stata resa possibile perché in lui la luce della fede ha superato non solo i limiti dell’interiorità, ma anche il solo aspetto intellettuale, pur molto importante, per coinvolgere la persona in ogni sua dimensione. Toniolo così incarna efficacemente il laico cattolico che, proprio in virtù della carità infusa dal battesimo, sa assumere su di sé la responsabilità per le difficoltà sociali del proprio tempo, impegnandosi a fondo per indicare e realizzare, guidato dall’intelligenza della fede, soluzioni concrete, realistiche ed efficaci». L’indole secolare dei fedeli laici, ha concluso il vescovo segretario, trova dunque in Giuseppe Toniolo un interprete esemplare, svelando il profondo significato teologico dell’impegno dei cristiani nel mondo. Numerosi gli argomenti trattati nel corso dei lavori del seminario. Il gesuita Gerard Whelan, docente alla gregoriana, si è soffermato sul contributo dei laici nella comunità internazionale, sostenuto dall’insegnamento e dall’esperienza della Chiesa; Sandro Galvani, dell’Asian institute of technology di Bangkok, ha parlato di responsabilità nello sviluppo umano, nella giustizia e nella pace globale; Emilio Inzaurraga, coordinatore della segreteria del forum internazionale Azione Cattolica, ha introdotto i contributi dei rappresentanti dei diversi organismi partecipanti, per individuare possibili itinerari di formazione in modo da camminare insieme. Infine Franco Miano, presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana e dell’Istituto di diritto internazionale della pace Giuseppe Toniolo, ha proposto un quadro sintetico dei lavori della giornata. La preghiera conclusiva è stata guidata da monsignor Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina e assistente generale dell’Azione Cattolica Italiana e del forum internazionale.
(©L'Osservatore Romano 27 aprile 2012)
1 commento:
Mi sembrano Giuliano l'Apostata che incensava i suoi dei a cui nessuno credeva...visti i disastrosi risultati della DC in Italia e dei politici cattolici che ci hanno portato alla deriva morale con aborti e divorzi mi chiedo quale futuro per persone come Toniolo...
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