Un messaggio trascurato dai media
La gioia della fede
José María Gil Tamayo
Nella logica delle agende informative, le notizie e le opinioni sono solite succedersi così rapidamente da farci correre il rischio che, per la presunta maggiore rilevanza di altri eventi, passino inosservati messaggi o fatti davvero importanti. Così può essere accaduto al messaggio del Papa per la XXVII Giornata mondiale della gioventù 2012, che con il titolo Siate sempre lieti nel Signore — tratto dalla lettera di san Paolo ai Filippesi (4, 4) — è dedicato alla riflessione su questa grande virtù della gioia. È un bel testo, stimolante e pieno di senso positivo, che ricorda l’esortazione apostolica Gaudete in Domino di Paolo VI pubblicata (9 maggio 1975) nel cuore dell’anno santo.
Questa riflessione di Benedetto XVI chiama a superare la comune considerazione, per quanto contraddittoria e falsa, che le realtà spirituali sono noiose o addirittura avvolte — come le vecchie lettere listate a lutto — da una miscela di serietà e di tristezza. Contribuendo a smontare la falsa immagine della Chiesa, diffusa in modo interessato da alcuni, come qualcosa di anacronistico, che si limita a condannare e che dice sempre no a ogni proposta umana.
Il Papa, con il rigore intellettuale e con la semplicità espositiva che lo caratterizzano, nel suo messaggio rivolto in primo luogo ai giovani, analizza la dimensione umana e soprannaturale della gioia, accompagnando il suo insegnamento con importanti riferimenti biblici e teologici, insieme a un grande e positivo senso comune.
Benedetto XVI — grande conoscitore della natura umana, creata e amata da Dio e capace di Lui, come pure dei desideri più profondi di felicità che ogni persona nutre nel proprio cuore — ci orienta verso Dio come meta suprema. Quel Dio che nel suo figlio Gesù ci ha resi già partecipi del suo amore pieno, e che fa proprie nella sua bellezza, bontà e verità, le speranze e le gioie nobili di questo mondo.
Questo messaggio, oltre a rivendicare un segno irrinunciabile della fede cristiana quale è la gioia, è un efficace e opportuno sprone per superare le difficoltà e lo sconforto con cui l’attuale crisi economica e di valori minaccia la società e soprattutto i più giovani, offrendo motivi per vincere le tentazioni del pessimismo e gli ingannevoli surrogati della felicità.
Assecondando questo invito del Papa, noi cristiani faremmo bene a proclamare ancora di più la gioia come nostro patrimonio, e a mostrare che l’esperienza della fede non ci può privare del buon umore, e ancor meno della gioia delle realtà umane più alte, tra le quali figurano quelle che Papa Benedetto chiama «gioie semplici», autentici doni di Dio: «La gioia di vivere, la gioia di fronte alla bellezza della natura, la gioia di un lavoro ben fatto, la gioia del servizio, la gioia dell’amore sincero e puro, i bei momenti della vita familiare, l’amicizia condivisa, la scoperta delle proprie capacità personali e il raggiungimento di buoni risultati, l’apprezzamento da parte degli altri, la possibilità di esprimersi e di sentirsi capiti, la sensazione di essere utili al prossimo. E poi l’acquisizione di nuove conoscenze».
Il cristiano potrebbe perfezionare queste gioie, sublimarle con la fede nella resurrezione di Cristo, alla quale siamo chiamati come suprema felicità e che in questo tempo pasquale celebriamo con gioia, ma non le può mai escludere dal cammino cristiano, se davvero vuole essere tale.
Non si tratta di un ottimismo ideologico, basato sul successo di un progetto semplicemente terreno che evita le difficoltà nel cammino dell’uomo — progetto che in questo momento della storia si è mostrato inutile e tragico, perché inumano, nelle ideologie che lo hanno sostenuto — ma si tratta di testimoniare, oggi più che mai nella nuova evangelizzazione, la gioia che nasce dalla fede e dalla grazia. Una gioia che pone Dio, sempre vicino, quale fondamento: meta e pienezza dell’essere umano, che ci aiuta soprattutto quando le possibilità del mondo vengono meno. Dio ci vuole bene e ci vuole felici.
(©L'Osservatore Romano 18 aprile 2012)
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