lunedì 2 aprile 2012

Il segreto della vera gioia. Benedetto XVI nel VII centenario della ''conversione'' di Santa Chiara (Sir)

CHIARA E I GIOVANI

Il segreto della vera gioia
Benedetto XVI nel VII centenario della ''conversione'' della santa


"La storia di Chiara, insieme a quella di Francesco, è un invito a riflettere sul senso dell’esistenza e a cercare in Dio il segreto della vera gioia"; specie in un tempo in cui i giovani, di fronte alle "mille attrattive di una vita in cui tutto sembra possibile e lecito", si trovano a dover fare i conti con l'"insoddisfazione" che "finisce per imboccare strade che portano a paradisi artificiali", e con "la difficoltà di trovare un lavoro dignitoso e di formare una famiglia unita e felice".
È quanto scrive Benedetto XVI, nella lettera consegnata oggi, Domenica delle Palme, in occasione della commemorazione dell’VIII centenario della "conversione" e consacrazione di santa Chiara di Assisi, a mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino.

Modello per la nostra generazione. "Come non proporre Chiara, al pari di Francesco, all’attenzione dei giovani d’oggi?", si chiede il Papa, ricordando come l'evento della consacrazione della santa di Assisi, avvenuta secondo alcuni la notte della Domenica delle Palme del 1211 (secondo altri del 1212), "parla anche alla nostra generazione, e ha un fascino soprattutto per i giovani", nel giorno in cui nelle chiese particolari si celebra, secondo consuetudine, la Giornata Mondiale della Gioventù. "Il tempo che ci separa dalla vicenda di questi due Santi non ha sminuito il loro fascino - scrive Benedetto XVI -. Al contrario, se ne può vedere l’attualità al confronto con le illusioni e le delusioni che spesso segnano l’odierna condizione giovanile". Fa notare, infatti, il Papa: "Mai un tempo ha fatto sognare tanto i giovani, con le mille attrattive di una vita in cui tutto sembra possibile e lecito. Eppure, quanta insoddisfazione è presente, quante volte la ricerca di felicità, di realizzazione finisce per imboccare strade che portano a paradisi artificiali, come quelli della droga e della sensualità sfrenata! Anche la situazione attuale con la difficoltà di trovare un lavoro dignitoso e di formare una famiglia unita e felice, aggiunge nubi all’orizzonte". Un invito da raccogliere. "Non mancano però giovani che, anche ai nostri giorni, raccolgono l’invito ad affidarsi a Cristo e ad affrontare con coraggio, responsabilità e speranza il cammino della vita, anche operando la scelta di lasciare tutto per seguirlo nel totale servizio a Lui e ai fratelli", afferma Benedetto XVI. "La storia di Chiara, insieme a quella di Francesco - prosegue il Papa -, è un invito a riflettere sul senso dell’esistenza e a cercare in Dio il segreto della vera gioia. È una prova concreta che chi compie la volontà del Signore e confida in Lui non solo non perde nulla, ma trova il vero tesoro capace di dare senso a tutto".

Germoglio di nuova fraternità. Nella sua lettera Bendetto XVI ripercorre la vicenda di Chiara d'Assisi, sottolineando come nella decisione della consacrazione, così "come era avvenuto per Francesco", "si nascondeva il germoglio di una nuova fraternità, l’Ordine clariano che, divenuto albero robusto, nel silenzio fecondo dei chiostri continua a spargere il buon seme del Vangelo e a servire la causa del Regno di Dio". La notte della Domenica delle Palme del 1211, Chiara fuggì dalla casa paterna per raggiungere di nascosto la piccola chiesa della Porziuncola, dove dimorava Francesco con i suoi frati, con il desiderio di seguire il suo ideale evangelico. "Nel suo significato profondo - scrive Benedetto XVI -, la 'conversione' di Chiara è una conversione all’amore. Ella non avrà più gli abiti raffinati della nobiltà di Assisi, ma l’eleganza di un’anima che si spende nella lode di Dio e nel dono di sé": "è in questo contesto di fede profonda e di grande umanità - conclude il Papa - che Chiara si fa sicura interprete dell’ideale francescano, implorando quel 'privilegio' della povertà,ossia la rinuncia a possedere anche solo comunitariamente dei beni, che lasciò a lungo perplesso lo stesso Sommo Pontefice, il quale alla fine si arrese all’eroismo della sua santità".

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