«Cogliamo la bellezza del mondo e compatiamone la sua fragilità»
Oltre due ore e mezzo di celebrazione, poi tra la gente con la papamobile
Giovanna Chirri
ROMA
Appena tornato dal viaggio in America Latina, il quasi 85enne Benedetto XVI, apparso in buona forma, ha aperto i riti della Settimana santa con la festosa e colorata liturgia delle Palme in piazza San Pietro, davanti a oltre 60mila persone.
Oltre due ore e mezzo di rito, e quasi tre ore in piazza, comprese la processione iniziale, l'Angelus recitato dal sagrato e il giro conclusivo in papamobile, acclamato da una folla festante, tra cui moltissimi ragazzi da ogni parte del mondo, tanti spagnoli e tanti brasiliani. Questa è stata la messa delle Palme, definita dal Papa «il grande portale che ci introduce nella Settimana santa».
L'allestimento della piazza ha rispettato la tradizione: 13 ulivi secolari, segno di pace, sotto l'obelisco, oltre 200mila rami di ulivo distribuiti ai fedeli, oltre 50mila steli, dal pesco al timo, dal mirto alle felci, dalle fresie ai ranuncoli, e altri ancora ad ornare l'emiciclo berniniano.
«Il primo grande messaggio di questa festa», ha detto papa Ratzinger, è che lo sguardo delle persone «sulla umanità intera, sulle genti che formano il mondo, sulle sue varie culture e civiltà» deve essere «sapiente e amorevole, capace di cogliere la bellezza del mondo e di compatirne la fragilità». Benedetto XVI celebrava sul sagrato della basilica di San Pietro la messa apertasi con la processione di cardinali, vescovi e fedeli che portavano rami di Palme, ricordando l' accoglienza festosa della gente di Gerusalemme a Gesù. In Gesù, ha spiegato il Pontefice, quella folla festante riconosceva «il benedetto» e «nello stesso tempo, Colui nel quale sarà benedetta l'umanità intera». «Così, - ha spiegato papa Ratzinger - nella luce del Cristo, l'umanità si riconosce profondamente unita e come avvolta dal manto della benedizione divina». Da ciò deriva a suo avviso il messaggio di guardare il mondo con sguardo di «benedizione».
Il Papa è giunto a questa riflessione chiedendosi quali fossero i motivi della gioia delle persone che accoglievano Gesù che, ha ricordato, vedevano in Cristo il Messia annunciato nell'Antico Testamento, per loro un re di questo mondo. E tutto questo spiega perché molte di queste persone che lo acclamarono all'ingresso a Gerusalemme con tanta prontezza, pochi giorni dopo, gridarono a Pilato di crocifiggerlo. «Proprio qui - ha sottolineato Benedetto XVI - sta il nodo della festa di oggi, anche per noi. Chi è per noi Gesù di Nazaret? Che idea abbiamo del Messia, che idea abbiamo di Dio? È una questione cruciale, questa, – ha detto – che non possiamo eludere, tanto più che proprio in questa settimana siamo chiamati a seguire il nostro Re che sceglie come trono la croce. Dobbiamo allora – ha invitato Benedetto XVI – chiederci: quali sono le nostre vere attese? quali i desideri più profondi, con cui siamo venuti qui oggi a celebrare la Domenica delle Palme e ad iniziare la Settimana Santa?».
Per tradizione in questa domenica la Chiesa celebra la Giornata mondiale della gioventù in tutte le diocesi, la stessa che a livello mondiale si svolge con i papi ogni 2 o tre anni. L'ultima è stata a Madrid lo scorso agosto e la prossima sarà a Rio nel 2013. Per questo il Papa nell'omelia ha invitato i giovani a non spaventarsi davanti alla necessità di prendere decisioni, soprattutto «la decisione di accogliere il Signore e seguirlo fino in fondo». Per questo all'Angelus ha rivolto un «saluto speciale» a quanti organizzano le Gmg.
© Copyright Gazzetta del sud, 2 aprile 2012
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1 commento:
Ancora una volta la Cappella Sistina ha dato il meglio (peggio) di sè: una squallida esecuzione di coristi incapaci di cantare, guidati da un sommo incompetente. Sembra sia destino che il coro che dovrebbe rappresentare la musica della Chiesa cattolica sia in realtà una cozzaglia di voci. Un esempio su tutti: Pueri hebraeorum. Il ritornello è sostenuto dall'organo ma quando il coro esegue la formula salmodica in falsobordone cala più di un tono e al rientro dell'organo si assiste ad un impietoso riaggiustamento di tonalità. Perchè non è stato scelto un direttore inglese o tedesco? Perchè ogni volta che il Papa celebra la Messa dobbiamo assistere ad uno scempio simile? Forse la Cappella Sistina è solo lo specchio e l'esempio della musica sacra come viene concepita ed eseguita in Italia.
Ci fosse ancora un Bartolucci...
Giampiero Innocente
direttore del Collegium Vocale di Crema
www.collegiumvocale.it
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