sabato 6 ottobre 2012

Vatileaks, processo storico in Vaticano. Molte però le domande ancora aperte (America Oggi)


Momento della verità per Paolo Gabriele

CITTÀ DEL VATICANO. Per Paolo Gabriele, l'ex maggiordomo papale accusato di essere il "corvo" che ha fatto esplodere il ciclone Vatileaks, è arrivato il momento della verità. 
Sarà pronunciata oggi dal presidente del Tribunale vaticano Giuseppe Dalla Torre la sentenza a conclusione del processo che vede l'ex aiutante di camera di Sua Santità accusato di furto aggravato dei documenti riservati del Pontefice. 
Un processo-lampo, chiuso in quattro udienze, e che domani, dopo la requisitoria del promotore di giustizia Nicola Picardi, l'arringa dell'avvocato difensore Cristiana Arru e l'eventuale "ultima parola" dell'imputato, potrebbe vedere la lettura della sentenza già nella tarda mattinata. Ma quale che sia la conclusione di questo che pure è un processo "storico", senza precedenti nella storia vaticana, e dal quale è stato stralciato quello al tecnico informatico Claudio Sciarpelletti accusato di favoreggiamento, molte sono le domande che restano aperte sia sui comportamenti e sulle contestazioni riguardanti il maggiordomo "infedele", sia sul complesso della vicenda della fuga di documenti vaticani, culminata nella pubblicazione del libro di Gianluigi Nuzzi "Sua Santità", ormai bestseller internazionale. Eccone alcune. 

GABRIELE HA AGITO DA SOLO? 

Nel processo, l'ex maggiordomo di Benedetto XVI, cui sono stati trovati in casa "più di un migliaio" di documenti riservati del Papa e della Santa Sede, trafugati sia in originale che fotocopiandoli nella segreteria particolare del Pontefice a partire dal 2006, prima in forma episodica e poi più sistematica e continuativa col "caso Viganò", ha negato "nel modo più assoluto" di aver avuto "complici". Ma l'azione che ha fatto tremare i Sacri Palazzi, la decisione di appropriarsi e divulgare le carte segrete del Papa per un'asserita volontà di combattere scandali e intrighi, può essere stata ideata e gestita da un uomo solo? 

"NON SOLO IO HO FORNITO DOCUMENTI ALLA STAMPA" 

In un passaggio della sua deposizione, quando spiegava di essersi fatto una copia dei documenti trafugati per poter dimostrare, nel caso fosse stato scoperto, quali fossero le carte da lui prese e non altre, Gabriele ha sottolineato: "poiché non sono stato solo io in questi anni a fornire documenti alla stampa". Conosce quindi altri "corvi"? A chi si riferisce?

CHI LO HA MESSO IN CONTATTO CON NUZZI? 

Nelle deposizioni in istruttoria, Gabriele ha detto di essere rimasto impressionato dalla lettura del libro "Vaticano S.p.A.", di aver quindi cercato e conosciuto il giornalista "via internet" e di averlo poi incontrato a Roma, prima all'ingresso della redazione de "Gli intoccabili" e poi nell'appartamento di Nuzzi, per la consegna dei documenti trafugati. Su questi aspetti il processo non ha approfondito i dati dell'istruttoria, né Nuzzi è stato chiamato a testimoniare. Ma tra le persone frequentate da Gabriele, qualcuno può aver agito anche da intermediario? 

CARDINALI, MONSIGNORI, SEGRETARIE CON CUI "PARLAVA" 

Nel processo sono stati fatti alcuni nomi, su cui per la verità Gabriele ha cercato di sgombrare il campo dai sospetti su possibili "suggestioni" subite. Tra le persone con cui parlava, a partire dal 2006, cioé quando già cominciava a impossessarsi di documenti top secret, c'erano i cardinali Angelo Comastri, vicario del Papa per la Città del Vaticano, e Paolo Sardi, mons. Francesco Cavina, ora vescovo di Carpi ma per anni alla Segreteria di Stato, l'ex segretaria di Benedetto XVI Ingrid Stampa. "Non è corretto collegare a queste persone l'immagine della "suggestione" - ha però detto in aula - né tantomeno della "collaborazione". "Anche perché c'erano altri nomi - ha aggiunto -, e se mi si chiede con quante persone parlavo dovrei dire un numero di persone enorme". 

GLI AMICI, I CONFIDENTI 

Sempre negli interrogatori in istruttoria, poi citati in aula, sono venuti i fuori i nomi di Vincenzo Mauriello, "minutante" della Segreteria di Stato, che avrebbe "fornito materiale", di Luca Catano, dell'Associazione Ss. Pietro e Paolo, che avrebbe fornito il capitolo di "Sua Santità" "Napoleone in Vaticano", dell'amico di Gabriele, Enzo Vangeli, che gli avrebbe presentato lo stesso Catano. Qual é stato il vero ruolo, se c'é stato, di queste persone? 

IL PADRE CONFESSORE 

Dubbi molto rilevanti riguardano il comportamento del confessore cui si era rivolto Gabriele, che lui in aula ha chiamato "padre Giovanni" e a cui affidò copia dei documenti trafugati. Il religioso poi distrusse le carte ricevute e disse al maggiordomo, dopo i primi sospetti sul suo conto sollevati da mons. Georg Gaenswein davanti alla Famiglia Pontificia, di non parlarne con nessuno se non convocato direttamente da Benedetto XVI. 

GLI 82 SCATOLONI 

Con le carte trovate dalla Gendarmeria nell'appartamento di Gabriele sono stati riempiti 82 scatoloni del tipo "per traslochi". Ma potevano tutte queste carte essere negli sportelli della libreria del soggiorno, lunga quattro metri, e nell'armadio "a due ante" dello studio? 

LA PEPITA, L'ASSEGNO 

Non perfettamente chiarite le circostanze del ritrovamento in casa di Gabriele di una pepita d'oro e di un assegno da centomila euro, entrambi doni al Pontefice durante viaggi all'estero. Sulla pepita non è stata fatta neanche una perizia dattiloscopica. La stessa acquisizione della pepita e dell'assegno agli atti del processo è stata comunque rinviata dal presidente Dalla Torre "all'esito del dibattimento", così come i documenti (una cartella con 37 carte riservate) sequestrati nella perquisizione all'appartamento in uso al maggiordomo a Castel Gandolfo, cioé in territorio fuori dalla competenza del Tribunale dello Stato vaticano: anche queste decisioni verranno comunicate oggi al momento della sentenza. 

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