giovedì 4 ottobre 2012

Teste smentisce Gabriele: «Trattato in guanti bianchi»


VATILEAKS
IL RESPONSABILE DELLA DETENZIONE: CI RINGRAZIÒ PIÙ VOLTE

Teste smentisce Gabriele «Trattato in guanti bianchi»

A casa dell'ex maggiordomo documenti su Berlusconi e P2

Detenzione al limite della tortura nelle celle vaticane? Si sono scatenate le reazioni nel mondo anticlericale, dopo la testimonianza di Paolo Gabriele che, con il suo avvocato Cristiana Arru, ha denunciato presunti abusi nel periodo in cui è rimasto nelle «segrete papali».

Tuttavia già martedì era arrivata una durissima nota della Gendarmeria che smentiva maltrattamenti, ricordando che la luce accesa era una precauzione per evitare atti di autolesionismo, che a Gabriele veniva fornita una mascherina per dormire e che dopo le prime settimane la detenzione è proseguita in una cella più grande. Il portavoce vaticano padre Lombardi aveva poi ricordato 39 provvedimenti a suo favore, dall'assistenza medica a quella spirituale. Come se non bastasse, ieri c'è stata la terza udienza del processo in cui sono stati chiamati a deporre quattro gendarmi. In particolare il vicecommissario Luca Cintia, responsabile della custodia dell'indagato. «Gabriele è stato trattato nel miglior modo possibile, con i guanti bianchi» ha detto. Il presidente del collegio giudicante, Giuseppe Dalla Torre, gli ha ricordato che sui presunti maltrattamenti è stato aperto un fascicolo d'inchiesta da parte del promotore di giustizia Picardi, dandogli comunque la possibilità di continuare. «Fin dal primo momento - ha affermato Cintia - il comandante della Gendarmeria, Domenico Giani, ci ha dato l'ordine di tutelare le persone, sia Gabriele che la famiglia e i figli, e questo in ogni momento è stato fatto. Gabriele - ha aggiunto - ci ha ringraziato più volte del trattamento avuto, sia verso di lui che verso la famiglia». Cintia ha chiesto espressamente di mettere a verbale che Gabriele «ha ringraziato me, i miei colleghi e il dottor Giani del trattamento ricevuto. È molto importante per me» ha aggiunto. Oltre a Cintia, ieri sono stati ascoltati Silvano Carli, Luca Bassetti e Stefano De Santis. Al centro delle loro deposizioni la perquisizione del 23 maggio e il materiale sequestrato a casa di Gabriele, in due armadi nello studio e nella sala da pranzo. La perquisizione durò dalle 15.50 alle 23.50. De Santis ha ricordato che all'imputato era stato detto di allontanare i bambini perché non rimanessero feriti dalla situazione oggettivamente difficile. «Nella stessa conversazione preliminare alla perquisizione, fu chiesto a Gabriele di nominare e contattare un avvocato, e lui chiamò Carlo Fusco». Carli ha ricordato il dettaglio della decisione di perquisire subito le stanzette dei ragazzi per consentire loro di andare a dormire «perché il giorno dopo dovevano andare a scuola». Sono centinaia di migliaia i fogli, stampati, fotocopiati o ritagliati, portati via dagli investigatori, che hanno riempito 82 scatoloni. Un migliaio quelli riservati. Tra di essi, anche carte segretissime della Segreteria di Stato, compresi atti cifrati in quanto destinati alle nunziature. De Santis ha osservato che è un fatto molto grave in quanto «la cosiddetta "cifra" rappresenta un meccanismo complesso ed è bastata una fotocopia per farlo venir meno. I materiali diversi che Gabriele aveva accumulato in casa riguardavano invece temi come massoneria, esoterismo, P2, P4, i casi Bisignani e Calvi, e le vicende dell'ex premier Berlusconi, ma c'erano anche articoli e testi scaricati da internet sullo Ior e l'Aif, su Vatileaks. C'erano anche istruzioni su come nascondere file jpeg e word e su come utilizzare il cellulare in modo velato». Su domanda del presidente del Tribunale, il testimone ha poi integrato l'elenco con il materiale informatico: «Alcuni pc e moltissime penne usb che si stanno ancora vagliando e sarà interessante vedere cosa c'è dentro». «Questo - lo ha però interrotto il presidente - riguarda lo stralcio». Tra le carte trovate c'erano anche testi e appunti autografi del Papa, lettere di cardinali e politici con proposte e richieste di consigli, documentazione relativa alla vita privata e familiare del Pontefice, documenti per i dicasteri. Su alcuni c'era la scritta in tedesco «da distruggere». La sentenza è attesa per sabato. Intanto il vescovo di Carpi, mons. Cavina, si è detto «meravigliato per essere stato citato in questa vicenda: se il trafugamento dei documenti è iniziato nel 2006, allora ancora non conoscevo Gabriele».

© Copyright Il Tempo, 4 ottobre 2012 consultabile online anche qui.

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