SINODO: CARD.ERDO, ANCORA IMMATURA LA RISPOSTA SUI DIVORZIATI
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 23 ott.
E' veramente molto sentita al Sinodo la questione dei divorziati risposati, e c'e' stata grande delusione oggi perche' nell'elenco finale delle "Propositiones" essa e' confinata a un paragrafo all'interno della complessiva proposta sulla famiglia, con un testo che oltretutto sembra ispirato piu' alla preoccupazione di essere in linea con la dottrina attuale della Chiesa che a rispondere alle attese di tipo pastorale che in aula erano state avanzate da voci molto qualificate dell'Episcopato mondiale.
"Nelle 'propositiones' - ha spiegato in merito ai giornalisti il cardinale Peter Erdo - c'e' qualcosa, ma il testo e' ancora immaturo".
L'insoddisfazione dei padri sinodali e' emersa con il differente applauso riservato alle "propositiones", che e' stato breve e formale, mentre quello tributato alla bozza del messaggio - preentata dal cardinale di Firenze Giuseppe Betori - e' stato lungo e appassionato.
"Quasi dieci minuti", ha dichiarato uno dei presenti. Il gelo dei sinodali verso l'elenco letto dal cardinale Donald Wuerl, arcivescovo di Washington, nasce forse dal fatto che dai gruppi lingusitici sono state formulate in totale 326 proposte e il relatore con l'aiuto dei portavoce dei gruppi linguisitici le ha condensate nelle 57 attuali. E in particolare la problematica dei divorziati risposati risulta in qesta formulazione attuale, a detta di chi ha potuto leggere il testo, "affrontata in modo molto piu' rigido rispetto alle parole pronunciate dal Papa all'Incontro mondiale delle Famiglie a milano, che tante speranze hanno suscitato nelle persone che si trovano in questa situazione e anche nei pastori che non sanno come aiutarli". "Il Messaggio - ha spiegato lo stesso prelato - e' stato apprezzato perche' anche su questo tema e' invece molto propositivo, rivolto alla gente. E fa riferimento al Papa che ha parlato tanto chiaramente".
Nei giorni scorsi, intervendo in aula, i presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, aveva preso ufficialmente posizione a favore di una apertura della Chiesa per le coppie di divorziati risposati, ai quali non sono concessi i sacramenti, richiesta che era stata formalizzata al Sinodo dall'arcivescovo italiano Forte, dal maltese Grech e dallo svizzero Gmur. "Non e' un tipico problema dell'Europa centrale", aveva aggiunto Zollitsch in un briefing a margine dell'Assemblea dei vescovi di tutto il mondo sulla Nuova Evangelizzazione. "Che la pastorale nei confronti di coppie divorziare e risposate sia un compito importante e' un fatto che torna sempre e rafforza anche me nel tentativo di cercare quali strade abbiamo", aveva detto ancora l'arcivescovo, ricordando che il tema e' avvertito anche dai vescovi latino-americani e africani. "Nessuno e' buttato fuori dalla comunita', per una sua irregolarita' di situazione familiare", si era affrettato a chiarire anche il cardinale Giuseppe Betori, presidente della Commissione per il messaggio conclusivo del Sinodo. Intervistato dalla Radio Vaticana, l'arcivescovo di Firenze aveva aggiunto che "chi e' in questa situazione, "al contrario, ha maggiore bisogno di essere accolto, sostenuto. Si pensi soprattutto ai figli, che forse sono quelli che soffrono di piu' di queste situazioni". Secondo il cardinale Betori, "non c'e' mai nessun muro tra la Chiesa e le persone". Occorre pero', aveva chiarito "creare spazi in cui anche laddove non sia possibile una pienezza di comunione, che si esprima attraverso la partecipazione all'Eucaristia, ci sia accoglienza per le persone che vivono situazioni familiari, come si usa dire, 'irregolari' rispetto all?immagine del matrimonio che Gesu' ci ha affidato". L'auspicio dell'ex segretario Cei al Sinodo e' stato che "non manchino nella Chiesa" questi spazi, e che "restino spazi di appartenenza alla Chiesa, di vita, anche di protagonismo ecclesiale nel servizio alla carita', in tanti altri modi con cui appunto ci si rende membra vive della Chiesa stessa".
"Ai divorziati risposati dobbiamo dire che la Chiesa li ama, devono vederlo e sentire che realmente facciamo il possibile per aiutarli", era stato l'appello del Papa la sera del 2 giugno alla Festa delle Famiglie all'aeroporto di Bresso, quando aveva chiarito che essi "non sono fuori della Chiesa, ma anche se non possono ricevere l'assoluzione e l'Eucaristia, vivono pienamente nella Chiesa", Secondo Benedetto XVI, "il contatto con un sacerdote per loro puo' essere ugualmente importante, poi seguano la liturgia eucaristica vera e partecipata: se entrano in comunione possono essere spiritualmente uniti a Cristo". "I divorziati risposati - era stato l'auspicio di Benedetto XVI - trovino conforto in una vita di fede e con l'aiuto della comunita' la sofferenza non sia per loro un tormento fisico e psichico. La loro sofferenza se interiormente accettata e' dono per tutti". Per il Pontefice, "il problema dei divorziati risposati resta uno dei grandi problemi della Chiesa di oggi: la sofferenza e' grande dobbiamo aiutare queste persone a vivere la loro sofferenza e impegnarci anche nella prevenzione, approfondire dall'inizio con i ragazzi l'innamoramento, seguirli nel fidanzamento, accompagnare le coppie durante il matrimonio". A questo punto, ha tirato le conclusioni, da parte sua, il vescovo di Basilea, monsignor Felix Gmur, la Chiesa deve "porsi seriamente" il problema dei divorziati risposati che restano esclusi dai sacramenti. "Dal mondo - infatti - arrivano domande che dobbiamo ascoltare, nella consapevolezza che non tutti vivono come noi pensiamo che dovrebbero vivere" e "ci sono persone che hanno vissuto un matrimonio brevissimo, magari meno di un anno, e poi per 50 anni hanno vissuto in una nuova coppia che gli ha donato figli e serenita': un anno e 50 anni possono essere considerati nello stesso modo, non vale niente la vita di questa coppia o e' solo una realta' di peccato?". Per monsignor Gmur, "l'unica cosa che il Sinodo e la Chiesa non possono piu' fare - dopo le parole del Papa a Milano - e' affermare: 'abbiamo deciso che non e' un problema'".
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