sabato 20 ottobre 2012

Sinodo, Betori: i divorziati non sono buttati fuori dalla Chiesa (Izzo)

SINODO: BETORI, DIVORZIATI NON SONO BUTTATI FUORI DA CHIESA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 20 ott. 

"Nessuno e' buttato fuori dalla comunita', per una sua irregolarita' di situazione familiare". 
Lo afferma il cardinale Giuseppe Betori, presidente della Commissione per il messaggio conclusivo del Sinodo. Intervistato dalla Radio Vaticana, l'arcivescovo di Firenze risponde ai vescovi che in aula sono intervenuti sulla questione dei divorziati risposati. Chi e' in questa situazione, spiega, "al contrario, ha maggiore bisogno di essere accolto, sostenuto. Si pensi soprattutto ai figli, che forse sono quelli che soffrono di piu' di queste situazioni".  Secondo il cardinale Betori, "non c'e' mai nessun muro tra la Chiesa e le persone". 
"Si tratta - afferma il porporato - di creare spazi in cui anche laddove non sia possibile una pienezza di comunione, che si esprima attraverso la partecipazione all'Eucaristia, ci sia accoglienza per le persone che vivono situazioni familiari, come si usa dire, 'irregolari' rispetto all’immagine del matrimonio che Gesu' ci ha affidato". 
L'auspicio dell'ex segretario Cei e' che "non manchino nella Chiesa" questi spazi, e che "restino spazi di appartenenza alla Chiesa, di vita, anche di protagonismo ecclesiale nel servizio alla carita', in tanti altri modi con cui appunto ci si rende membra vive della Chiesa stessa". 

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5 commenti:

Andrea ha detto...

Il tabù tipico dei nostri tempi è quello della scomunica.
I divorziati risposati non sono scomunicati, a differenza di:
1- chi ha abortito
2- eretici, scismatici e apostati
3- massoni

gabriele ha detto...

Una volta per esser membra vive della Chiesa occorreva non essere in condizione di peccato mortale. Ora basta un'opera di carità?

Andrea ha detto...

Chi è in peccato mortale, caro Gabriele, è un "ramo della Vite che non porta frutto". Sarà gettato ad ardere se non avrà approfittato del tempo di questa vita per pentirsi e fare penitenza.

La scomunica, specie quella "latae sententiae" che citavo (cioè che avviene per il semplice verificarsi del fatto in questione, senza che vi sia un decreto riguardante la singola persona) è qualcosa di diverso: significa "Hai dimostrato che Cristo non ti interessa, hai rigettato la Sua Vita"

gabriele ha detto...

Andrea,
io non rispondevo a te, in quanto quando ho postato non era visibile nessun commento. Mi ha lasciato perplesso un'affermazione di Betori, sempre che effettivamente esprima il suo pensiero.
Mai ho sostenuto che i divorziati risposati siano scomunicati, e non palao di scomunica.
Io parlavo di membra vive del Corpo Mistico - i fedeli animati dalla Grazia - e di membra morte, i fedeli che, pur ancor legati alla Chiesa quanto al culto, alla fede, alla disciplina, si trovino in istato di peccato mortale e quindi privi della Grazia.
Per tornare ad essere membra vive del Corpo Mistico non basta un'opera di carità, di volontariato: occorre, in vita, il perdono sacramentale del peccato ed il proponimento di non peccare più. Tornare, cioè ad una vita santa, uscire da una condizione di peccato continuativa.
Questo intendevo dire e per me era chiarissimo. Il divorziato risposato, che non si sia distaccato dalla Chiesa, conserva come tutti i peccatori la possibilità di tornar "membro vivo" alle condizioni che ho sopra ricordato.
Questa è sempre stata la retta dottrina della Chiesa.

Andrea ha detto...

Perfetto, caro Gabriele.

Era il card. Betori a parlare indirettamente di scomunica, e purtroppo lo faceva nel solito (ai nostri giorni) modo buonista: "Nella Chiesa c'è sempre posto!..."

Cordialità