venerdì 19 ottobre 2012

Libano, Santa Sede: ferma condanna dell'attentato di Beirut. Mons. Matar: è strategia del terrore (Izzo)


LIBANO: S.SEDE, FERMA CONDANNA ATTENTATO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 19 ott. 

"L'attentato avvenuto a Beirut merita la piu' ferma condanna, per l'assurda violenza omicida che manifesta e perche' e' contrario agli sforzi e all'impegno per conservare una convivenza pacifica nel Libano". Lo afferma il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi. "Il Libano - ricorda il portavoce citando Benedetto XVI - e' chiamato ad essere un messaggio di pace e di speranza per chi vi abita e per tutta quella Regione".
"Mentre si partecipa con compassione al dolore per la morte e il ferimento di tante persone - conclude padre Lombardi - ci si augura che questo fatto orribile non sia occasione del diffondersi ulteriore della violenza". 

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LIBANO: VESCOVO BEIRUT, E' STRATEGIA DEL TERRORE


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 19 ott. 

L'esplosione e' avvenuta nel quartiere cristiano della capitale del Libano, "a una sessantina di metri dalla sede del Partito falangista e a quattrocento metri da un'altra sede. Sembra pero' che, alla fine, il bersaglio fossero soltanto i civili". Lo afferma ai microfoni della Radio Vaticana l'arcivescovo maronita di Beirut, monsignor Paul Youssef Matar, che ha sentito l'esplosione dalla sua residenza. "Dall'arcivescovado - racconta - ho sentito una grande deflagrazione, a un chilometro, ottocento metri da qui. E' stata fortissima, hanno tremato le finestre. Le conseguenze sono tragiche: numerose vittime tra morti e feriti, due edifici semidistrutti". "Questo - rileva il presule - ha scosso il Paese, l'equilibrio psicologico delle persone: e' veramente deplorevole".
Secondo l'arcivescovo della citta', "i bersagli dell'esplosione in pieno quartiere cristiano erano chiaramente le persone, i civili. Ed e' questo - sottolinea - che lo rende piu' grave: non e' in atto, infatti, una guerra politica, non sono i politici il bersaglio degli attentati, ma i poveri civili nelle loro case". "Questo provochera' - ha spiegato il presule maronita - ancora piu' terrorismo, ancora piu' paura". "Aspetteremo ora di sapere, se mai potremo saperlo, chi c'e' dietro a quest'attentato". "Noi - conclude - cerchiamo di lavorare perche' il nostro Paese non sia coinvolto in quello che sta accadendo in Siria, ma ci sono persone che vogliono invece spingerlo nella guerra. Non lo so. So che ci vuole tanta saggezza, tanta forza per salvare questo nostro Paese". 

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