lunedì 1 ottobre 2012

Il Papa cita Sant'Agostino: «Come nella Cattolica - cioè nella Chiesa - si può trovare ciò che non è cattolico, così fuori della Cattolica può esservi qualcosa di cattolico»



BENEDETTO XVI ESORTA AL BENE COMUNE NEL SEGNO DELL'EQUITÀ

Il Papa censura i soprusi dei ricchi disonesti

Il Papa, nel suo Angelus a Castelgandolfo - l'ultimo pronunciato nella residenza estiva - ha saputo dare uno spaccato del difficile periodo storico, con una serie di punteggiature, profonde quanto la gravità dei problemi da affontare.
Non esiste una ricetta, ma il solco dell'insegnamento del pontefice-teologo è apparso ieri nitido, pieno di indicazioni per un viaggio spirituale praticabile sul terreno reale delle realizzazioni. Subito concetti da metabolizzare rapidamente: no alle divisioni, sì alla «fantasia» di Dio che si manifesta nella Chiesa. No ai «ricchi disonesti» e alle loro «ricchezze accumulate a forza di soprusi». Con un ammonimento a rifuggire invidie e «gelosie» nella Chiesa e scorgere anche il bene che è fuori di essa, e con un'esortazione a usare le ricchezze per il bene comune, «con equità e moralità, a tutti i livelli». 
Ma Papa Ratzinger non ha tralasciato il resto del mondo, ricordando la situazione della Repubblica democratica del Congo, «oggetto in questi giorni di attenzione anche da parte di una riunione ad alto livello presso le Nazioni Unite». 
Quindi, ha citato i profughi, donne e bambini in «sofferenza» chiedendo «vie pacifiche di dialogo e di protezione di tanti innocenti». Oggi il ritorno in Vaticano del Pontefice coincide con l'inizio del processo contro il suo maggiordomo infedele, Paolo Gabriele, accusato di aver sottratto documenti e beni direttamente dalla scrivania papale e dallo studio pontificio. Inoltre, in Italia la politica è sottosopra - e i cittadini sconfortati - per l'ennesimo scandalo emerso nella Regione Lazio, con sospetti di uso di danaro pubblico a vantaggio personale. 
Quella di ieri, come accennavamo all'inizio, è stata dunque una riflessione di grande attualità, di stremna aderenza ai fatti che - obtorto collo - stanno strangolando la gioia di vivere per lasciare spazio all'ansia. Benedetto XVI è partito come sempre dai brani della liturgia del giorno, citando un testo di San Marco nel quale i discepoli protestano con Gesù perché un tale, che non era tra i suoi seguaci, aveva scacciato i demoni in nome del Messia. Cristo insegna, ha detto il Papa, che «Dio può operare cose buone e persino prodigiose anche al di fuori della loro cerchia, e che si può collaborare alla causa del Regno di Dio in diversi modi», e ha citato sant'Agostino: «Come nella Cattolica - cioè nella Chiesa - si può trovare ciò che non è cattolico, così fuori della Cattolica può esservi qualcosa di cattolico». «Perciò, - ha commentato Papa Ratzinger - i membri della Chiesa non devono provare gelosia, ma rallegrarsi se qualcuno esterno alla comunità opera il bene nel nome di Cristo, purché‚ lo faccia con intenzione retta e con rispetto. Anche all'interno della Chiesa stessa, - ha aggiunto subito dopo - può capitare, a volte, che si faccia fatica a valorizzare e ad apprezzare, in uno spirito di profonda comunione, le cose buone compiute dalle varie realtà ecclesiali. Invece dobbiamo essere tutti e sempre capaci di apprezzarci e stimarci a vicenda, lodando il Signore per l'infinita "fantasia" con la quale opera nella Chiesa e nel mondo».
Poi, il Pontefice ha ricordato come nella liturgia di ieri «risuoni anche l'invettiva dell'apostolo Giacomo contri i ricchi disonesti, che ripongono la loro sicurezza nelle ricchezze accumulate a forza di soprusi». «Le parole dell'apostolo Giacomo - ha proseguito - mentre mettono in guardia dalla vana bramosia dei beni materiali, costituiscono un forte richiamo ad usarli nella prospettiva della solidarietà e del bene comune, operando sempre con equità e moralità, a tutti i livelli». In conclusione, una preghiera: «Per intercessione di Maria Santissima, preghiamo affinché sappiamo gioire per ogni gesto e iniziativa di bene, senza invidie e gelosie, e usare saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni». Insomma, la ricchezza non può declinarsi come sopruso ma va coniugata con la solidarietà, bene comune, equità e moralità, a tutti i livelli. Così è appartsa completa la riflessione del Papa: mentre in Italia si dibatte sui costi della politica e si affronta l'ennesimo scandalo da uso di danaro pubblico per vantaggi privati, Ratzinger, a partire dai brani della Bibbia della liturgia di ieri, ha rilanciato alcuni capisaldi del suo magistero sociale.

© Copyright Il Tempo, 1° ottobre 2012 consultabile online anche qui.

Nessun commento: