venerdì 5 ottobre 2012

Dieci modi per ricordare il Vaticano II. In una nota della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (O.R.)

In una nota della Conferenza episcopale degli Stati Uniti

Dieci modi per ricordare il Vaticano II


Washington, 4. Un ausilio per i fedeli volto a far comprendere l'eredità del concilio Vaticano II e come esso si colleghi all'Anno della fede. È l'intento che ha animato la pubblicazione di una nota della Conferenza episcopale degli Stati Uniti con la quale si ricordano i frutti princiapli dell'evento conciliare, elencate in un decalogo sintetico. In vista dell'avvio della celebrazione dell'Anno della fede (11 ottobre 2012-24 novembre 2013) che coincide con il cinquantesimo anniversario dell'apertura del concilio Vaticano II e con il ventesimo della promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, i vescovi offrono dieci “modi” attraverso i quali l'evento ha contribuito a «modellare la Chiesa di oggi».

Nei giorni scorsi, l'episcopato aveva pubblicato un altro decalogo su come vivere in modo profondo l'Anno della fede.
La nota si apre al primo punto spiegando che il concilio ha prodotto una rinnovata visione di ciò che significa essere Chiesa.
A tale proposito, i presuli citano la costituzione Lumen gentium, ricordando come la Chiesa sia luce del mondo e fonte di salvezza; e inoltre la costituzione Gaudium et spes nella quale si afferma che la Chiesa condivide le gioie e le sofferenze del mondo. Entrambi i documenti, è aggiunto nella nota, si riferiscono alla Chiesa come popolo di Dio, riflettendo un nuovo apprezzamento per il ruolo dei laici. La celebrazione eucaristica è il secondo punto.
La promulgazione della costituzione Sacrosanctum concilium, si sottolinea, descrive la Santa Comunione come la fonte di grazia principale per i cattolici. Nell'Eucarestia i fedeli incontrano la persona di Cristo e, in questo senso, evidenziano i presuli, questo sacramento è il vero fondamento della Chiesa. La nota passa poi alla riforma della liturgia, spiegando che i cambiamenti apportati alla messa hanno promosso «una piena, consapevole e attiva partecipazione» dei fedeli, che ha portato a far sì che una parte delle liturgia possa essere svolta in lingua vernacolare e che la celebrazione avvenga come un dialogo tra il celebrante e l'assemblea.
Il decalogo offre anche lo spunto per riflettere sulla chiamata di ogni cattolico alla santità e alla missione, citando il decreto Ad gentes e sul ruolo fondamentale della famiglia, espresso nella costituzione Lumen gentium, quale «Chiesa domestica», che fornisce una solida base per ogni credente.
Un altro punto è dedicato allo spirito di rispetto e di dialogo promosso dal Vaticano II verso le altre tradizioni religiose, al fine di costruire ponti di comprensione e per rafforzare le relazioni tra le comunità religiose. A cui segue il richiamo alla collaborazione all'interno della comunità ecclesiale: il riferimento è al decreto Christus Dominus sul ministero pastorale dei vescovi che ha incoraggiato la “collegialità”, la collaborazione all'interno della Chiesa fra tutti i membri.
Il concilio, affermano ancora i presuli, oltre alle riforme, ha anche restituito la Chiesa alle sue radici, attraverso, ad esempio, il ripristino di antiche tradizioni come il diaconato permanente.
Infine, si pone in risalto il contributo dato ai vescovi che hanno partecipato al concilio da parte dei teologi, tra cui il giovane Joseph Ratzinger.

(©L'Osservatore Romano 5 ottobre 2012)

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