martedì 9 ottobre 2012

Concilio Vaticano II. Continuità o rottura? L'opinione di De Mattei

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10 commenti:

Anonimo ha detto...

E' anche vero che se lo storico a partire dall'evento studiato formula giudizi teologici, come De Mattei fa largamente nel suo libro, deve poi accettare che il teologo lo corregga per "invasione di campo".
Specialmente se questi giudizi teologici consistono nell'affermare, in sostanziale adesione alle teorie della scismatica Fraternità San Pio X, che il Concilio Vaticano II avrebbe legittimato e in definitiva insegnato errori, in contrasto con la perenne Tradizione cattolica.

D'altra parte, De Mattei ha individuato il criterio della corretta ermeneutica chiarito da Benedetto XVI nella nozione di "riforma" come insieme di continuità e discontinuità a livelli diversi. Gli è quindi possibile rettificare il proprio giudizio, e sarebbe auspicabile che lo faccesse, anche utilizzando gli elementi della ricerca storica circa la formulazione dei testi sinodali, che per un Concilio, e dunque al di là delle categorie storico-politiche, sono un dato essenziale.

Anonimo ha detto...

e allora leggiamo quel che dice un teologo con tutti i crismi... Gherardini!

Anonimo ha detto...

bah, dopo aver sentito i suoi "interventi" , di una banalità e assoluta sommarietà, al dibattito sul Concilio meritoriamente andato in onda in congiunta su Tv2000 e La7 ieri sera, c'è di che dubitare della serietà e del rigore di De Mattei....

Anonimo ha detto...

Concordo con Anonino 12:41.
Più che da dubitare, c'é da esser certi della caratura interamente ideologica del suo pensiero, che lo rende del tutto impermeabile a qualsiasi concetto o realtà che non sia riconducibile alla sua visione "politica" della Chiesa.
Per lui la Chiesa è sostanzialmente un partito e ciò che difende è non la fede ma una specie di "statuto".
Lo statuto poi è quello della TFP, e la "dottrina" quella della SPX.

Una volta si confrontò con Odifreddi (da qualche parte ci sarà ancora il video). Anche lì, per la gioia del suo interlocutore, finì sostanzialmente per parlar male della Chiesa... "progressista".

Ciò non toglie che si tratti di uno storico di valore. Ma per il resto...

Grande Scola ieri! L'Arcidiocesi ambrosiana si ritrova.

Anonimo ha detto...

Purtroppo è un fatto che siamo divisi. Grazie al Concilio che, se ha il valore che gli danno i vari Melloni, Kung ed adulti vari, non posso accettare.

Anonimo ha detto...

Ieri sera il card. Scola è stato molto bravo, ma mi sono anche piaciuti Boffo, Melloni, Nicolini e Amirante. De Mattei ha ripetuto le solite semplificazioni che non condivido. Ferrara era fuori luogo; non si può parlare di Chiesa o di Concilio nei termini in cui ha fatto lui. Saluti go

Areki ha detto...

A proposito del dibattito di ieri sera il Card. Scola mi è sembrato troppo invadente, prendeva sempre la parola come se fosse il detentore di chissà quale verità.

Prima di criticare l'ottimo prof. De Mattei si legga il suo libro documentatissimo sul Concilio Vat. II.
Trasmissioni come quelle di La7 e Sat. 2000 mi sembrano fondate sulla solita solfa che sentiamo da 50 anni, al mio paese si dice: "chi si loda si sbroda"....
E' l'anno della FEDE cerchiamo di parlare della FEDE e di Gesù Cristo e non delle solite banalità e amenità......

don Bernardo

Quirinus ha detto...

CITAZIONE:

"Il post-concilio si pone come la prova del nove del fallimento della modernismo, del neomodernismo e del concilio pastorale che ci prometteva una nuova Pentecoste e ci ha dato un nuovo Calvario".....

Aloysius ha detto...

Secondo me si sarebbe dovuto dare più spazio anche ai critici del Concilo, per es. l'ottimo Mons. Gherardini che ha scritto vari libri su questo argomento.
Oppure Padre Serafino Lanzetta Francescano dell'Immacolata anch'egli in posizione critica....
Per non parlare di Romano Amerio, Divo Barsotti e tanti altri.....

E poi quali sarebbero questi frutti meravigliuo si della "primavera conciliare"?

Anonimo ha detto...

Insomma, stando alle numerosissime discussioni che si svolgono a tutti i livelli, nei più vari ambienti come nei media, per non parlare della rete, e considerate le divisioni che ha provocato e continua a provocare, sembra proprio che questo benedetto Concilio Ecumenico Vaticano II sarà ricordato nella storia come "il concilio degli equivoci".

Eppure questa conclusione non sembra appagante. Non è possibile, proprio non può essere per una questione di fede che il consesso universale dei successori degli Apostoli più vasto della storia, costituito intorno a Pietro, abbia partorito in pratica una montagna di equivoci e provocato danni. Sarebbe come ammettere che le promesse di Gesù Cristo Risorto, quanto alla Sua presenza e all'assistenza dello Spirito, proprio in quell'occasione, cioè nel contesto più garantito che potesse darsi, siano rimaste sospese, quasi revocate e quindi non erano vere. Ognuno vede che questa conclusione è un'autentica assurdità e come direbbero i teologi: non sequitur. Se uno è cattolico non può affermare una simile bestialità.

Secondo me ci sono due certezze, direi granitiche. Primo, che, come sta scritto nei documenti, il Concilio ha fatto proprio e ha voluto ribadire e trasmettere tutto intero il Depositum fidei, con ogni suo contenuto e definizione, nella sua integrità e purezza.
Secondo, e anche questo sta scritto nei documenti in modo inequivocabile, ha voluto orientarsi e orientare tutto alla missione, alla evangelizzazione del mondo, attraverso due precise direttive: quella dell'ecumenismo come compito essenziale, cioè il recupero dell'unità visibile di tutti i cristiani, e quella della missio ad gentes su scala globale, perciò riaffermando la libertà religiosa delle persone e la libertà della Chiesa, come princìpi guida per l'emancipazione da ogni coartante e abusiva tutela dei poteri mondani, in ciò che attiene al fine soprannaturale.

Tutto il resto è una conseguenza, e le applicazioni concrete accompagneranno l'esperienza viva della storia, nella quale il CVII costituisce una tappa, come ogni altro.
Questa è la conclusione che mi convince e che mi spinge ormai a fare più che discutere.