sabato 20 ottobre 2012

Benedetto XVI condanna l'attentato di Beirut. E nel ricordo del recente viaggio chiede pace e riconciliazione per tutta la regione (O.R.)

Nel sanguinoso attacco terroristico sono morte otto persone

Benedetto XVI condanna l'attentato di Beirut

E nel ricordo del recente viaggio chiede pace e riconciliazione per tutta la regione

Beirut, 20.
Per un giorno il Libano sembra essere ripiombato nel clima della guerra civile. Ieri un’autobomba ha ucciso nel cuore di Beirut otto persone e ne ha ferite 96. 
Tra le vittime, il capo dell’intelligence libanese, Wissam Al Hassan, l’uomo che condusse le indagini sull’attentato del 14 febbraio 2005, in cui perse la vita l’ex premier Rafiq Hariri. E proprio Al Hassan — stando al parere degli analisti — doveva essere il vero bersaglio dell’attentato. Ancora una volta, i terroristi per raggiungere il loro obiettivo non si sono fatti scrupolo di colpire persone innocenti.
Dopo il tragico evento di ieri, Benedetto XVI ha espresso il proprio dolore per l’accaduto, in un messaggio, a firma del segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone, indirizzato al patriarca di Antiochia dei Maroniti, Sua Beatitudine Béchara Boutros Raï. Appreso del terribile attentato compiuto a Beirut, che ha causato numerose vittime — vi si legge — «Benedetto XVI si unisce nella preghiera al dolore delle famiglie gettate nel lutto e alla tristezza di tutti i libanesi. Affida le vittime a Dio misericordioso, pregandolo di accoglierle nella sua luce. Esprime la sua profonda partecipazione alle persone ferite e alle loro famiglie, chiedendo al Signore aiuto e consolazione nelle loro prove». «Come aveva già fatto nel suo viaggio apostolico in Libano — si legge ancora nel messaggio — il Santo Padre condanna ancora una volta la violenza che genera tante sofferenze e chiede a Dio di garantire al Libano e a tutta la regione il dono della pace e della riconciliazione».
La più ferma condanna del sanguinoso attentato perpetrato nella capitale libanese era stata ieri espressa in una dichiarazione dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede, il gesuita Federico Lombardi. L’episodio, ha detto, «è contrario agli sforzi e all’impegno per conservare una convivenza pacifica in Libano».

(©L'Osservatore Romano 21 ottobre 2012)

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