lunedì 4 giugno 2012

La famiglia Colzani: "A pranzo il Papa ci ha stupito con la sua dolcezza" (Galeazzi)


La famiglia Colzani: "A pranzo il Papa ci ha stupito con la sua dolcezza"


"Non è un uomo distante"


GIACOMO GALEAZZI


MILANO


Impegnatevi molto nello studio perché nella vita conta la competenza». Con questo consiglio da ex professore e da «nonno» saggio, Benedetto XVI ha spronato i quattro figli studenti di Alfonso e Francesca Colzani. Il «pranzo indimenticabile» in arcivescovado con il Papa è un affresco di emozioni per il capofamiglia, 53 anni, insegnante di Inverigo (provincia di Como, diocesi di Milano). La sua è una delle sette famiglie che ieri si sono sedute a tavola con il Pontefice.


Com’è Joseph Ratzinger come commensale? 


«Molto parco, semplice, attento al dialogo. Abbiamo pranzato sotto il grande loggiato del cortile dei canonici. Come prima cosa il Pontefice ha chiesto il nome di tutti e quattro i miei figli, dei ragazzi tra i 15 e i 25 anni. Erano un po’ emozionati ma felicissimi. Si è informato sui loro studi. Si vede che viene dall’insegnamento, ha subito fatto sentire a loro agio Zeno, Matteo, Camilla e Lia. Li ha esortati a divenire competenti nelle materie che approfondiscono a scuola e all’università. Era un po’ affaticato da queste giornate così intense ma era sereno e molto partecipe nella discussione. Ci ha incoraggiato con parole molto profonde, tutt’altro che di circostanza o generiche».


Come si è svolto il pranzo? 


«All’inizio il Papa ha impartito una benedizione, poi sono state servite poche portate ma di eccellente qualità: antipasto di bresaola, risotto alla milanese, vitel tonné, crostata con fragoline di bosco e un solo tipo di vino. Un menù sobrio, consumato in un clima di grande armonia. C’erano anche i suoi più stretti collaboratori. Per me e la mia famiglia è stato il primo incontro con il Santo Padre. Lo avevamo visto anche venerdì alla Scala, ma non così da vicino. A pranzo ci ha colpito la sua profonda umanità. Certo non è mediterraneo, è tedesco, molto controllato, però ha uno sguardo vivace e riesce spontaneamente ad entrare in sintonia con l’interlocutore».


Quali consigli ha dato? 


«Suggerimenti di senso pratico, senza stereotipi né modelli astratti. Conosce la realtà e la sua vita dimostra la validità dell’insegnamento che ci ha trasmesso: “Siate competenti”. Ha chiesto ai ragazzi delle lezioni, degli esami di lettere e medicina, a noi ha domandato delle difficoltà nell’essere genitori. Il suo sguardo riesce a leggerti dentro. Al termine del pranzo il cardinale Scola gli ha dedicato un brindisi con un moscato. Il Papa non ha bevuto ma era visibilmente felice. Alla fine abbiamo pregato insieme per il cibo cibo che il Dio ci ha donato».


Qual è stata la reazione dei suoi figli? 


«Oggi i ragazzi hanno altri modelli, però erano emozionati dallo stare accanto ad un monumento vivente, ad un protagonista della storia contemporanea. Non sono cresciuti nel culto della personalità. Hanno colto l’importanza del momento e soprattutto sono stati conquistati dai modi dolci e sensibili di un uomo mite, quasi timido. Sarà questa l’immagine che porteremo dietro nei nostri ricordi. Lo dipingono spesso come persona assorbita dalle sue riflessioni, distante, invece io ho avuto l’impressione di un Pontefice molto attento a quello che succede nella Chiesa e nella quotidianità del mondo».


© Copyright La Stampa, 4 giugno 2012 consultabile online anche qui.

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