venerdì 8 giugno 2012

Ior, i magistrati studiano le carte sequestrate a Ettore Gotti Tedeschi. Cautela della Santa Sede



Ior, i magistrati studiano le carte


Ettore Gotti Tedeschi: attacchi alla mia persona, non mi occupavo di conti 


Adelmo Guerini


ROMA
Gli inquirenti sono al lavoro sulle carte sequestrate a Ettore Gotti Tedeschi, l'ex presidente dello Ior sfiduciato il 24 maggio dal "board" dell'istituto. In tutto quarantasette faldoni, adesso sigillati e a disposizione dei magistrati, «solo una minima parte dei quali, presumibilmente, avrà un reale interesse giudiziario», precisa il legale del banchiere, l'avvocato Fabio Palazzo. Vagliare questo materiale, scegliere cosa possa essere rilevante, sarà impegno di non poco conto, anche perché all'interno c'è una sorta di diario che il banchiere aveva annotato, un memoriale.
Ora Gotti Tedeschi non vuole intervenire direttamente: «Non rilascio dichiarazioni a nessuno», si limita a dire. Mercoledì l'ex n. uno dello Ior è stato interrogato dal procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone e dall'aggiunto Nello Rossi, andati a Milano per sentirlo all'indomani della perquisizione effettuata dai pm della Procura di Napoli che indagano sugli appalti Finmeccanica.
Durante quest'ultima verifica è stato infatti individuato materiale d'interesse per i pm romani.
Gotti è stato sentito nella veste di testimone, ma con l'assistenza di un legale essendo indagato in un procedimento connesso. A Roma, infatti, è iscritto nel registro degli indagati per violazione delle norme antiriciclaggio in relazione ad operazioni finanziare dello Ior che determinarono il sequestro di ventitrè milioni di euro.
Ma a piazzale Clodio c'è un altro fascicolo che riguarda presunte attività di riciclaggio legate ad operazioni della banca vaticana.
Ed è proprio nel quadro di questi accertamenti che i responsabili della procura si sono recati mercoledì a Milano. In tale procedimento sono coinvolti una decina di sacerdoti indagati per riciclaggio per alcune centinaia di migliaia di euro: tra loro Salvatore Palumbo, Orazio Bonaccorsi ed Evaldo Biasini (il nominativo di quest'ultimo appare anche nelle indagini sul G8) nonché monsignor Emilio Messina.
Cosa ha detto l'economista ai pm romani? «Ero una figura di vertice, non mi occupavo di conti», è uno dei passaggi che trapela. Il banchiere avrebbe anche fatto riferimento ad «attacchi» alla sua persona. Un aspetto, quest'ultimo, che si salda con la scoperta del memoriale sequestrato dall'autorità giudiziaria. Qualcuno ha immaginato che Gotti Tedeschi possa aver consegnato sua sponte le carte agli inquirenti. Una ricostruzione smentita dal legale: «Ettore Gotti Tedeschi - spiega – non ha consegnato spontaneamente, cioè per sua decisione, alcun materiale ai magistrati: i pm hanno acquisito tale materiale attraverso sequestro» dopo le perquisizioni.
Quello che è vero è che nel corposo archivio, vi erano anche appunti di lavoro che contenevano elementi utili a controbattere alle accuse mosse a Gotti Tedeschi dopo la sfiducia dello Ior.
L'avvocato Palazzo assicura che in queste carte non si fa riferimento a casi di riciclaggio. Certo, si parla dello Ior, di «problemi relativi ai conti, di procedure anti-riciclaggio che avrebbero consentito di entrare nella white list, e che qualcuno aveva ostacolato o ne aveva criticato l'applicazione».
Che dopo la defenestrazione dallo Ior, il banchiere stesse preparando una contromossa a difesa della propria onorabilità, è vero. Ma il destinatario del suo memoriale non erano i magistrati, ma più probabilmente i vertici del Vaticano.
Nei giorni successivi alla sfiducia, Gotti Tedeschi ha ricevuto messaggi da amici e persone che gli sono vicine, come è normale che sia.
Uno di questi – raccontava egli stesso giorni addietro - recitava così: «David con fionda e fede, contro Golia con avvocati e malafede». Parole in cui evidentemente il banchiere vedeva riflessa la propria situazione e da cui trapela sì la volontà di difendersi, ma non per via giudiziaria. I magistrati sono arrivati prima, come un fulmine a ciel sereno.


© Copyright Gazzetta del sud, 8 giugno 2012


Cautela della Santa Sede in attesa di conoscere i contenuti dei suoi scritti 


ROMA
In Vaticano per ora c'è cautela, e soprattutto «attesa di comprendere meglio» i contenuti del memoriale sequestrato dai magistrati all'ex presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi. Non bastano le notizie di stampa sulle relazioni riservate, le mail, la corrispondenza diretta col Papa, le annotazioni su «Nemici interni e momenti cruciali», riguardanti il periodo, finito il 24 maggio scorso con la sfiducia votata dal board, in cui Gotti tedeschi è stato alla guida della "banca" vaticana: «C'è la necessità di approfondire e comprendere in maniera più adeguata di che cosa si tratti e in quale misura questi documenti possano riguardare la Santa Sede», dice un'importante fonte vaticana. Mancano ancora «elementi di comprensione» per poter «dare una lettura» di quanto sequestrato dai magistrati, a cui l'ex banchiere del Papa avrebbe persino riferito di temere «per la propria vita». E non è un caso che dalla Santa Sede non ci siano state reazioni ufficiali.
Anche lo stesso Gotti Tedeschi, ufficialmente, ha detto di non voler rilasciare «alcuna dichiarazione a nessuno». Con persone a lui vicine, che lo hanno sentito ieri mattina in privato, però, si è detto sorpreso per aver letto sui giornali che durante le perquisizioni in casa e nello studio il suo atteggiamento sarebbe stato collaborativo: Gotti Tedeschi ha spiegato in particolare di non aver consegnato spontaneamente i dossier, ma di averlo dovuto fare, non avendo alternative come in tutte le circostanze del genere. Sempre persone amiche riferiscono che il banchiere cattolico e la moglie hanno vissuto la vicenda come una sorta di sopruso.
Emerge ancora una volta, comunque, l'esistenza di un filo diretto dell'economista e banchiere con la figura di Benedetto XVI. I due da tempo vantano un rapporto di amicizia e di stima reciproca, consolidatosi con la partecipazione di Gotti Tedeschi anche alla stesura dell'enciclica sociale di papa Ratzinger, la "Caritas in veritate". Le e-mail con Benedetto XVI trovate ora a Gotti, insomma, non sono certo una sorpresa. Anzi, altri documenti usciti in precedenza – sue note inviate direttamente al Papa – testimoniano di un suo ruolo da assiduo consigliere del Pontefice sui temi economici.
È noto che Ratzinger aveva affidato all'allora presidente dello Ior il compito di perseguire l'obiettivo della «trasparenza» e di adeguare il "forziere" vaticano agli standard normativi internazionali, un compito vissuto da Gotti Tedeschi come una vera e propria missione.
La sua nomina alla banca vaticana risale al 2009 ed era stata voluta ed approvata dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Quella del banchiere piacentino era una figura inizialmente molto apprezzata dal primo collaboratore del Papa: un rapporto che, però, col tempo si è andato deteriorando.(f.g.)


© Copyright Gazzetta del sud, 8 giugno 2012

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