mercoledì 6 giugno 2012

I corvi del Vaticano e le pulizie di primavera (Di Giacomo)


Su segnalazione di Alessia ed Eufemia leggiamo:


I corvi del Vaticano e le pulizie di primavera


Filippo Di Giacomo


Poi, alla fine, più che i corvi sono soprattutto le chiacchiere ad aver preso il volo. Salvo qualche rara eccezione, le notizie e le analisi attribuite addirittura a non meglio precisate «fonti» della Segreteria di stato vaticana, oppure ad anonime «menti raffinatissime» dei «migliori analisti dei servizi segreti italiani» sono, in realtà, rimasticature di articoli (altrui) pubblicati qualche mese fa. Ne consegue, in fondo, che fare il punto sui Vatileaks è abbastanza facile: basta attenersi ai fatti. E quelli di questi giorni confermano quanto i più attenti alle cose vaticane avevano anticipato sin dai primi passi del pontificato di Benedetto XVI: il ratzingerismo, al contrario del wojtylismo, non ammette contraddizioni tra quello che succede sul palco e quello che avviene dietro le quinte. È stato per questo che, al momento della sua elezione nell’aprile del 2005, nella Chiesa in tanti hanno sperato che la ricaduta positiva, a livello ecclesiologico dell’elezione di Benedetto XVI avrebbe causato negli episcopati locali un positivo sparigliamento delle carte e dei sistemi di cooptazione e di scelta dei futuri vescovi. Avrebbe cioè rimesso in discussione la bulimia di potere (spesso, al limite della simonia) del wojtylismo di destra e di sinistra. Per così restituire alla Sede apostolica la possibilità di riprendere in mano anche quei meccanismi di nomina che, durante il lungo pontificato di Giovanni Paolo II, erano stati impropriamente usucapiti, e monopolizzati, dai wojtylani più intraprendenti. Questo è subito avvenuto in molti episcopati importanti, come quello irlandese, statunitense, belga, olandese, austriaco, polacco, dove vescovi incapaci e indegni sono stati svergognati e messi in condizione di non scandalizzare più a nessuno. Invece, ci sono voluti sette anni perché questa promessa iniziasse a realizzarsi anche dentro i sacri palazzi. E ora sappiamo che non era solo un sospetto quello che, nel frattempo, faceva pensare a tantissimi cattolici che l’azione del Papa venisse sistematicamente frenata da quei cinici di curia che sin dagli inizi lo hanno dato per “scaduto” a causa dell’età, negandogli collaborazione e lealtà anche se inseriti in organi importanti del sistema pontificio. Come ha riassunto magistralmente Alberto Melloni, ormai anche la Santa Sede può liberamente far sapere ai cattolici del mondo che «troppi dei peggiori hanno fatto carriera in Curia». I Vatileaks sembrano una formidabile occasione offerta al Papa e ai suoi collaboratori per azionare, finalmente, quel “colpo di scopa”, con il quale il Papa attuale, e i suoi successori, potranno di nuovo aprire per tutta la Chiesa una stagione di rinnovamento e di nuove presenze.
La seconda annotazione riguarda la ferma, ed efficace, freddezza che sta animando coloro ai quali Papa Benedetto XVI ha messo in mano la scopa. Fino alla settimana scorsa giornaloni e giornalini davano per scontato una Segreteria di Stato vaticana debole, incapace e dedita ad innocui passatempi. E invece, come ha ricostruito la bravissima Fiorenza Sarzanini, l’impressione che sta emergendo in coloro che di cronaca giudiziaria se ne intendono per davvero è di trovarsi di fronte a una Segreteria di Stato che ha saputo approfittare delle trasmissioni di Gianluigi Nuzzi, quelle d’inizio anno su La 7, per avviare una repulisti generale e decidersi a mettere fine (sono le parole di Alberto Melloni) alla «mediocre sceneggiatura delle indiscrezioni… agitatori, agenti, organizzazioni, con libri paga, cordate di carriera e… calendario del campionato del wrestling fra movimenti» in auge ormai da troppo tempo dentro la città leonina. In fondo, la smentita di Padre Federico Lombardi riguarda solo il ruolo “cosciente” di Paolo Gabriele delle investigazioni, e delle azioni, che lo riguardavano.
La terza annotazione è che la “rete eversiva” dentro le mura vaticane è stata scoperta in concomitanza dell’arrivo nel governatorato di un ex nunzio in Italia e di un ex uditore della Rota Romana, due “grands commis” della Chiesa ancora cooptati con i criteri di formazione e cultura del cattolicesimo pre-wojtyliano. La dimensione della «rete eversiva», composta da cinque-sei persone, è apparsa evidente subito dopo il trasferimento di monsignor Carlo Maria Viganò dal governatorato alla nunziatura di Washington. Tutto sommato, se non avesse avuto il rinforzo (grande) della stampa sarebbe stata smantellata senza particolari problemi.
L’ultima annotazione, la traiamo da un sospetto di Alberto Melloni, che vede nella violenza di certi diktat finto puritani «metodi e brutalità che solo noi italiani sappiamo leggere sulla filigrana dell’elezione del sindaco di Roma o degli equilibri di qualche holding». Come dire al futuro conclave: se pensate a un cardinale dello stivale come Papa, meglio cambiare idea.


© Copyright L'Unità, 6 giugno 2012 consultabile online anche qui.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Visto che Bertone è meglio di Richelieu, è chiaro che lui e Georg passavano le fotocopie a Paoletto. A questo punto l'unico che ci rimette è Scola, mentre Obama sarà rieletto senza problemi, per la gioia di tutti i bravissimi giornalisti alla Sarzanini. Eufemia

raffaele ibba ha detto...

Eufemia .... non leggere mai politicamente quel che un bravo commentatore come Di Giacomo legge del Vaticano.
Comunque Bertone si sta rivelando "bravo", cioè adeguato a quel che il Papa gli vuol far fare ... e quel che vuole il papa è un cambiamento abbastanza drastico in Vaticano. Se vive altri cinque anni, e secondo me ne vive di più, il Vaticano cambierà faccia in modo importante.
Il resto è poco importante, ad iniziare da Obama e per non parlare di Romney, che è esattamente uguale con alcune cose "diddestra".
Ciao
r

Fabiola ha detto...

Un bravo commentatore come Di Giacomo va sempre letto politicamente.
Ora fa la colomba perché gli sembra che ciò che accade convenga alla sua parte. Significherà pure qualcosa che scriva per l'Unità: oppure si tratta di pura testimonianza "in partibus infidelium"?

Anonimo ha detto...

A me non piacciono le dietrologie ma Dolan è stato nominato a spron battuto cardinale e da allora è diventato la bestia nera del Nyt e Ncr che pensano che le "povere suore" potrebbero non bastare.E se Obama non viene rieletto (non si sa mai, anche se sembra improbabile), molte cose anche da noi potrebbero spostarsi. Eufemia

raffaele ibba ha detto...

Eufemia, ma infatti ci sono molte cose che si spostano nella chiesa in Usa ... ma (spero ...) non sono legate all'attualità politica (Obama vs Romney)
Purtroppo ho una scarsa conoscenza di troppe cose della chiesa cattolica degli Usa, ma son d'accordo che Dolan è una nomina significativa ... e tuttavia ho l'impressione (solo una impressione ... non ho "basi scientifiche" o di altro genere per testimoniarlo) che Joseph Raztinger abbia riflettuto assai sulla contrapposizione "progressisti-conservatori" e sulle sue difficoltà reali sulla fede, ovvero per la vita di Dio tra di noi.
E su questo aspetto della vita della Chiesa cattolica romana stia agendo in modi assai originali.
Il che, se è vero, spiega perché Benedetto 16 piace a 360 gradi cultural-spirituali, a Di Giacomo ed a me come a te che non mi sembri particolarmente "progressista".
Siamo davanti ad un papa estremamente di fede, ma anche con una sana e forte dose di realismo e di competenze vere sul mondo... Sodano si paragona alla Cupola di San Pietro ... ma Benedetto è san Pietro, e questa non è una tempesta ma è lo Spirito che soffia gagliardo.
ciao r