giovedì 8 marzo 2012

Vaticano: vescovi interpretano fede, teologi non prendano loro posto

Vaticano: vescovi interpretano fede, teologi non prendano loro posto

(ASCA) - Citta' del Vaticano, 8 mar

La ''autentica intepretazione'' della fede spetta al magistero dei vescovi, un ruolo a cui i teologi non si puo' arrogare, perche' ''la teologia non puo' rimpiazzare il giudizio dei vescovi con quello deriva dalla comunita' teologica scientifica'': e' una delle affermazione chiave del documento ''Theology Today: Perspectives, Principles and Criteria'' (La teologia oggi: prospettive, principi e criteri) diffuso oggi in inglese dalla Commissione teologica internazionale e approvato dalla Congregazione per la dottrina della fede.
Nelle 35 pagine del documento si sottolinea che la teologia ''presuppone l'ascolto della Parola di Dio accolta nella fede'' e si esercita ''nella comunione della Chiesa'', con l'obiettivo di ''dare ragione di un modo scientifico di accostarsi alla verita' di Dio in una prospettiva di autentica saggezza''.
''I teologi cattolici - sottolinea il testo -, per essere fedeli alla natura della loro vocazione, devono riconoscere la competenza dei vescovi, in particolare nel collegio dei vescovi con il Papa a capo, nell'interpretazione autentica della Parola di Dio trasmessa dalle Scritture e dalla Tradizione''.
In particolare, il testo esamina alcune questioni attuali della teologia e propone, alla luce dei principi costitutivi della teologia, i criteri metodologici che sono determinanti per la teologia cattolica rispetto ad altre discipline affini, come le scienze religiose.
''Theology Today'' esamina gli sviluppi della teologia nei decenni successivi al Concilio vaticano II: ''Ci sono state nuove voci teologiche, soprattutto quelle di laici e donne; teologie da nuovi contesti culturali, e in particolare America Latina, Africa e Asia; nuovi temi di riflessione, come la pace, la giustizia, la liberazione, l'ecologia e la bioetica; un piu' profondo trattamento di temi precedenti, grazie ad un rinnovamento negli studi biblici, liturgici, patristici e medievali; e nuove vie di riflessione, come il dialogo ecumenico, interreligioso e interculturale. Si tratta di sviluppi fondamentalmente positivi'' che tuttavia ha portato ad una ''certa frammentazione della teologia''. ''Nel dialogo appena menzionato la teologia affronta sempre la sfida di mantenere la propria vera identita'''.

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2 commenti:

Dante Pastorelli ha detto...

I vescovi sono interpreti della Fede, non i teologi. Quando non la snaturano. Allora i teologi devono intervenire necessariamente.

A.R. ha detto...

Attenzione ai titoli ad effetto: prima di tutto perché la commissione teologica internazionale non è un organo del magistero. E infatti è composta di... teologi! Ho letto il documento, che per ora è solo in inglese, ed è una riflessione molto bella sulla natura della teologia cattolica: unità pur nella pluralità. Che i teologi debbano fare il loro lavoro di interpreti e insegnare dalle cattedre magistrali non c'è dubbio. Che i vescovi debbano custodire la fede e giudicare il lavoro dei teologi è, anche questa, una verità.
Ma fare dei titoli che sembrano dire: "teologi state zitti, solo i vescovi devono parlare", questo, francamente, è inaccettabile.
E lo mettono persino in bocca alla massima commissione di teologi presente nella Chiesa Cattolica! Come dire: i teologi si danno da soli la zappa sui piedi. Non sono così sciocchi.