venerdì 2 marzo 2012

Un cinguettio tra silenzio e parola. L'arcivescovo Celli spiega l'iniziativa quaresimale (O.R.)

L'arcivescovo Celli spiega l'iniziativa quaresimale

Un cinguettio tra silenzio e parola

Benedetto XVI non è ancora su Twitter, ma la sua parola c'è già. Ed è diventata un appuntamento quotidiano per decine di migliaia di giovani, grazie a un'iniziativa del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali partita il mercoledì delle Ceneri. Si intitola «Silenzio e Parola»; sottotitolo «Quaresima: un tweet al giorno per riflettere con il Papa». In pratica il messaggio di Benedetto XVI per l'itinerario quaresimale che conduce alla Pasqua 2012 è stato suddiviso in 40 frasi, ciascuna delle quali viene riversata quotidianamente sul sito Pope2you nelle principali lingue del mondo. Ne abbiamo parlato con l'arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del dicastero organizzatore.

Com'è nata l'idea?

Non è stata l'idea di un momento, anche se un punto di svolta è possibile individuarlo: quando il Papa ha lanciato il primo tweet, in occasione del varo del nuovo portale news.va, ci siamo resi conto che il grande successo subito delineatosi, non poteva restare un fatto isolato. E d'altra parte, come non tenere conto della vera e propria esplosione di questa forma di comunicazione innovativa, che ha già superato la soglia di 500 milioni di persone? All'ingresso del Papa in Twitter si stava, quindi, pensando già da qualche tempo. Del resto i «cinguetii» che vengono dal mondo vaticano riempiono, per così dire, l'aere: twittano cardinali, vescovi e tutta una serie di importanti organismi della comunicazione sociale.

Un tempo come quello quaresimale, che richiede silenzio e riflessione, si presta alla tempistica veloce e alla modalità sintetica di Twitter?

Certamente. Anche perché bisogna considerare un tweet nel senso più ampio, senza fermarsi, se così si può dire, alla restrizione dei 140 caratteri. Il messaggio va considerato non solo in sé ma in proiezione: il tweet è come un impulso, un primo impulso che rimanda a una forma di comunicazione più ampia e più completa. È come un naturale link alla riflessione e all'approfondimento. Quale periodo, allora, più propizio della Quaresima, un tempo forte che esorta i credenti e tutti gli uomini a guardare dentro di sé, a interrogarsi, a porsi problemi che il ritmo frenetico della vita quotidiana tende sempre a mettere da parte? D'altra parte come Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, abbiamo, in qualche modo, aperto la strada, attraverso Pope2you che ha dato il via a quella che possiamo definire una vera e propria campagna quaresimale per diffondere e porre in rilievo il messaggio di Benedetto XVI.

Quale è stata la risposta della rete?

Dal momento in cui è stato lanciato il primo tweet, nel giorno del mercoledì delle Ceneri, abbiamo potuto contare oltre ventiduemila followers, che hanno chiesto, peraltro, di rimanere in contatto per l'intero periodo della Quaresima. Il sito è stato visitato da più di centomila persone. In pratica sedicimila followers hanno chiesto di «abbonarsi» al nostro servizio. Se si considera che molti di questi rilanciano a loro volta i tweet quaresimali, si può capire la dimensione quasi «virale>» di questa forma di comunicazione così incisiva e così moderna. Per parte nostra non ci siamo limitati a vedere che cosa accadeva. Siamo andati oltre e abbiamo seguito attentamente le discussioni che si sono sviluppate. Nella stragrande maggioranza ci siamo trovati di fronte a commenti e contenuti molto positivi. Del resto, lanciare un tweet somiglia molto alla funzione di un seminatore che sparge i semi su un terreno che si vuol render fertile.

La logica di Twitter implica un dialogo. Si potrà realizzare concretamente con Benedetto XVI?

Il dialogo può avere varie forme. Quando accende interesse e fa riflettere, il messaggio ha una sua fertilità naturale, che può riguardare per prima se stessi. Nel testo scritto per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali di quest'anno, il Papa, indicando il silenzio come un valore integrante della comunicazione, estende il concetto del rispetto e della sobrietà comunicativa a una forma di brevità che non intacca, ma addirittura esalta il contenuto del messaggio. Benedetto XVI parla di «brevi messaggi, spesso non più lunghi di un versetto biblico», nei quali «si possono esprimere pensieri profondi se ciascuno non trascura di coltivare la propria interiorità». In questa frase c'è l'essenza non solo della presenza del Papa su Twitter, ma della visione corretta e profonda del suo modo di comunicare: essere al passo coi tempi, ma senza mai trascurare il dato irrinunciabile della riflessione e dell'approfondimento. Direi di più: ci si può cimentare con i tweet solo dopo che tali riflessioni sono diventate così naturali da prendere anche un passo così veloce come quello a cui obbliga Twitter.

Ma è possibile che il Papa, oltre a proporre, risponda anche personalmente a qualche giovane interlocutore?

Naturalmente non sarà il Papa in persona a cliccare sul tasto del tweet, com'è avvenuto, per la prima volta, dal web di Radio Vaticana per il lancio di news.va. Tutti i messaggi saranno certamente da lui approvati. Ma il fatto che non possa essere lui a lanciare direttamente il tweet, rende impossibile che possa rispondere di persona a qualche interlocutore.

(©L'Osservatore Romano 2 marzo 2012)

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