OSSERVATORE: DON DE LUCA FU PRIMA DI TUTTO UN BUON PRETE
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 17 mar.
A 50 anni dalla morte, l'Osservatore Romano rende omaggio oggi alla "personalita' incredibilmente complessa e non priva di contraddizioni" di don Giuseppe De Luca, il prete che fu "amico degli artisti" e ispiratore di una piu' moderna presenza dei cattolici nel sociale. "De Luca - sottolinea il giornale vaticano - e' innanzitutto altro: un prete che ha fatto del suo rapporto con Gesu' Cristo nella Chiesa il senso della sua esistenza; e in nome di questo rapporto ha trasformato la vita sua e di molti altri che lo hanno incontrato". Molto stimato da Giovanni XXIII che volle essergli vicino nella malattia e manifestarlo pubblicamente, aveva vissuto molti anni "ai margini di una Curia romana che conosceva come pochi", senza mai perdere la sua fede professata con coerenza "da perpetuo outsider, da isolato, da cane sciolto che si paragonava a Benedetto Giuseppe Labre, sicuro di morire sui gradini di una chiesa, pero' tutto teso a professare una sola certezza che, nelle apparenti variazioni di superficie, lo ha sempre animato con indefettibile coerenza".
L'articolo, firmato da Paolo Vian, cita una lettera di don De Luca "all'amico Giovanni Battista Montini il 9 gennaio 1952" nella quale il sacerdote lucano descriveva il suo "tentativo di riscattare il clero italiano da una cultura di echeggiamento e traduzione, e ricondurlo a una dottrina d'iniziativa e di coordinazione" caratterizzata dalla volonta' di "essere fedeli sino all'estremo della vita, ed essere larghi sino al limite della verita' che ha i limiti molto in la'".
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