Nella casa di san Gregorio Magno
Il millenario della fondazione della casa madre dei camaldolesi, la memoria del transito di san Gregorio Magno e la visita a Roma dell'arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams: sono i tre elementi che hanno fatto da sfondo alla celebrazione dei primi vespri della III domenica di Quaresima, presieduta da Benedetto XVI nella chiesa romana dei Santi Andrea e Gregorio al Monte Celio, sabato sera, 10 marzo.
Nel complesso monastico -- definito dal Pontefice «luogo nativo del legame tra il cristianesimo nelle Terre britanniche e la Chiesa di Roma» -- è la terza volta che il successore di Pietro incontra l'arcivescovo di Canterbury e primate della comunione anglicana. D'altronde, è proprio da questo cenobio che Papa Gregorio Magno scelse Agostino e quaranta monaci da inviare a evangelizzare gli angli.
Dopo la partenza dal cortile di San Damaso in Vaticano, il Papa -- insieme con l'arcivescovo di Canterbury e il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone -- è giunto davanti alla chiesa del Celio, dove è stato accolto dal cardinale Agostino Vallini, vicario generale per la diocesi di Roma, e dai monaci Alessandro Barban, priore generale della congregazione camaldolese dell'ordine di San Benedetto e Peter John Hughes, priore del monastero di San Gregorio. Tra i numerosi fedeli che attendevano l'arrivo di Benedetto XVI anche gruppi di inglesi e alcune Missionarie della carità con i poveri da loro assistiti nella casa attigua al cenobio.
Entrato in chiesa, il Pontefice ha sostato in ginocchio, insieme con l'arcivescovo Williams, in adorazione del Santissimo Sacramento. Ha dato poi inizio alla celebrazione, durante la quale, dopo le due letture brevi, l'arcivescovo di Canterbury ha tenuto l'omelia in inglese, seguito da quella in italiano del Papa. La liturgia è stata animata dai ministranti del venerabile collegio inglese e accompagnata dai canti della Cappella Sistina, diretta dal maestro Massimo Palombella, e dal coro del collegio inglese. Al termine del rito, Benedetto XVI e il primate Williams si sono recati nella cappella di san Gregorio Magno, che si trova sul lato sinistro dell'altare, dove tutto ricorda il santo Pontefice: il dipinto che lo raffigura, la sua cattedra in marmo e l'altare, sul quale la tradizione vuole che celebrasse la messa. Benedetto XVI e l'arcivescovo Williams hanno acceso due ceri per commemorare l'incontro e invocare il dono dell'unità. Successivamente, il Pontefice ha visitato un'esposizione organizzata in occasione del millenario del monastero di Camaldoli.
Sono stati mostrati alcuni rari manoscritti e documenti di grande valore storico e artistico conservati nell'archivio o nella biblioteca di Camaldoli. Tra questi, il documento originale con il quale Pasquale ii assicura a Martino, allora priore del cenobio, la tutela su di lui e i suoi confratelli, il salterio gallicano (di san Romualdo), il diario del viaggio compiuto da due monaci camaldolesi nel 1752 per visitare i monasteri presenti in Toscana e nello Stato della Chiesa, la più antica raffigurazione dei monaci in coro, una «Pace» in argento del XVI secolo, di manifattura toscana, e una lettera del XIII secolo, dove si fa riferimento al pastorale d'avorio di san Gregorio Magno.
Concluso il percorso della mostra, l'arcivescovo di Canterbury si è congedato dal Papa e ha lasciato il monastero. È iniziata così la seconda parte della visita di Benedetto XVI, riservata ai camaldolesi e alle camaldolesi, convenuti in gran numero a Roma per l'occasione. Il Papa ha incontrato il consiglio generale dei monaci e delle monache e si è intrattenuto a cena con loro, per fare poi rientro in Vaticano.
Il seguito del Pontefice oltre che dal segretario di Stato e dall'arcivescovo di Canterbury, era composto dagli arcivescovi Giovanni Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, James Michael Harvey, prefetto della Casa Pontificia, dai vescovi Brian Farrell, segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, Paolo De Nicolò, reggente della Prefettura della Casa Pontificia, dai monsignori Peter Bryan Wells, assessore della Segreteria di Stato, Ettore Balestrero, sotto-segretario per i Rapporti con gli Stati, Georg Gänswein, segretario particolare del Pontefice, Lech Piechota e Roberto Lucchini, della segreteria del cardinale Bertone, e dal medico personale del Papa, Patrizio Polisca.
Ai vespri hanno partecipato, tra gli altri, i cardinali Filoni, Sandri, Ouellet, Tauran, Bertello, Abril y Castelló, De Giorgi, Lozano Barragán, Lajolo, Coppa, e De Paolis, gli arcivescovi Fisichella, Eterović, Hon Tai-Fai e Fontana, il vescovo Sciacca, l'abate primate dei benedettini Wolf.
(©L'Osservatore Romano 12-13 marzo 2012)
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