CATTOLICI: CROCIATA (CEI), POLITICI CREDENTI HANNO PIU' DOVERI
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 2 mar.
L'Italia di oggi ha un "vitale bisogno di una cultura del bene comune e della responsabilita' sociale condivisa". Lo afferma monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei.
"La visione cristiana della cosa pubblica - spiega il vescovo aprendo a Roma l'incontro nazionale dei responsabili degli enti di formazione socio-politica promossi dalla Chiesa - richiede responsabili nel pubblico motivati e attrezzati, ma anche credenti coerenti nello svolgimento della loro vita di cittadini".
"Veri credenti e buoni cittadini: a questo - ricorda il presule - siamo chiamati ad educare noi stessi e tutti i fedeli delle nostre comunita' ecclesiali". Secondo monsignor Crociata, "il senso civico e' parte integrante della coscienza morale del credente e presupposto di ogni progetto e iniziativa politica di credenti e di non credenti". E da parte loro, "le scuole di formazione socio-politica sono chiamate dunque a svolgere questa azione indiretta, volta a far crescere la coscienza della propria responsabilita' di ogni credente nella vita sociale e la necessita' dello sviluppo del senso civico".
Negli anni '90, rileva nel suo intervento il segretario della Cei, "l'invenzione di queste scuole ha risposto, al di la' delle contingenze, alla maturazione di una consapevolezza ormai raggiunta circa la necessita' di dare forma organizzata e coerente alla preparazione ad un impegno socio-politico adeguato ai tempi".
Ed oggi "il mutato contesto, anche solo a distanza di venti anni, fa ancora meglio vedere che il loro scopo non e' la preparazione immediata di un personale politico pronto a spendersi - per cosi' dire - sul mercato del confronto istituzionale e della dialettica partitica".
Per monsignor Crociata, queste iniziative "tuttavia rappresentano un passaggio, che si puo' rivelare perfino insostituibile, la' dove chi si sente chiamato a servire la collettivita' nella forma dell'impegno politico prende coscienza dell'esigenza di far maturare la propria vocazione in un percorso ecclesiale che, nel quadro ordinario della vita cristiana, fornisca elementi specifici di conoscenza scientifica e di giudizio illuminato dalla fede, per esercitare il giusto discernimento e operare le scelte opportune". Fermo restando, conclude il vescovo, che la vocazione alla politica "puo' essere solo una chiamata personale, non certo un mandato ecclesiale".
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