domenica 25 marzo 2012

Mons. Becciu: a Cuba la Chiesa è cresciuta

Mons. Becciu: a Cuba la Chiesa è cresciuta

ROMA
È stato nunzio a Cuba dal 2009 al 2011. È una delle figure centrali tra quelle che hanno organizzato il viaggio di Benedetto XVI nell'Isola, dove il Papa arriverà lunedì, lasciato il Messico. E in questo viaggio apostolico è ovviamente nel seguito papale. In un'intervista a Radiovaticana, mons. Angelo Becciu, ieri sostituto della Segreteria di Stato - il vice del cardinale Tarcisio Bertone -, affronta approfonditamente il tema dei rapporti tra Stato e Chiesa nella terra di Fidel Castro, a poche ore dalle parole del Papa, che ha definito il marxismo ormai «fuori dalla realtà». E afferma che la Chiesa «ha un gradimento da parte del governo», ha accresciuto il suo ruolo e le relazioni con lo Stato sono improntate a «un dialogo sincero, un dialogo in cui la Chiesa può dire ai governanti quello che pensa, quello che vorrebbe si realizzasse per il bene del popolo cubano».
«I rapporti tra Stato e Chiesa - afferma Becciu - sono dei abbastanza buoni: appena due anni fa abbiamo celebrato 75 anni di relazioni diplomatiche mai interrotte tra Santa Sede e Stato cubano. Però è chiaro che il "termometro" vero per misurare le buone relazioni è la situazione dei rapporti tra il governo e la Chiesa locale. Diciamo che, soprattutto nell'ultimo periodo, dopo Giovanni Paolo II, le relazioni sono diventate molto più scorrevoli, efficienti, perchè la Chiesa è riuscita ad avere maggiori spazi per la sua azione. Si può dire che è uscita dalle sagrestie dove era stata costretta a vivere, ha sviluppato una maggiore attività catechetica e inoltre le è stata data la possibilità di svolgere la sua attività caritativa. Ed è soprattutto questo che ha fatto grande la Chiesa, diventata punto di attrazione per tanti che l'avevano abbandonata o, addirittura, non la conoscevano».
Certo, ammette Becciu, la diffidenza non è dissipata del tutto e se «una parte dei politici l'ha fatta cadere, rimangono ancora riserve da parte di altri, non nascondiamocelo: ci sono alcuni che vivono di una certa idea dello Stato, di una certa idea della vita che non collima con quella della Chiesa. Per cui, rimangono refrattari, rimangono diffidenti alla proposta della Chiesa. Ma per molti altri vi è stato un mutamento di atteggiamento». E più in generale, «la Chiesa è considerata, ha un gradimento da parte del governo, è riconosciuta nel lavoro che essa compie nel ministero che essa sta svolgendo. E devo dire che vi è un senso di ammirazione per quello che la Chiesa sta compiendo, e sta compiendo proprio nel silenzio, a contatto con la gente. Non può fare grandi cose, non ha grandi mezzi, però ha la forza del Vangelo. E la forza del Vangelo la porta a fare piccole cose, ma concrete per la gente».

© Copyright Gazzetta del sud, 25 marzo 2012

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