Il cardinale Dolan in una lettera ai vescovi degli Stati Uniti
L'intramontabile verità della libertà religiosa
Washington, 6. I vescovi degli Stati Uniti ascolteranno la voce di chiunque sia disponibile al dialogo e a cercare le soluzioni ritenute giuste, ma saranno intransigenti nel mantenere la linea della fermezza su principi ritenuti irrinunciabili: è, in estrema sintesi, quanto si ribadisce in una nuova lettera che il cardinale arcivescovo di New York, Timothy Michael Dolan, ha indirizzato, in qualità di presidente, agli stessi membri della Conferenza episcopale, sui temi della tutela della vita e della libertà religiosa. Principi che l'episcopato ritiene seriamente minacciati dalle direttive sanitarie del Governo, che prevedono la possibilità per le donne di un più facile accesso alle pratiche abortive tramite le coperture offerte nei piani assicurativi privati.
Il contrasto si è particolarmente acutizzato negli ultimi mesi, a seguito della decisione del Governo di obbligare tutti i datori di lavoro a offrire piani assicurativi ai propri dipendenti che includono anche rimborsi per la contraccezione e la sterilizzazione. Con una scelta definita di «accomodamento» l'amministrazione Obama ha voluto sollevare le organizzazioni e istituzioni religiose dall'onere di pagare le coperture assicurative sanitarie, spostando prima l'arco temporale di applicazione delle nuove direttive al 1° agosto 2013 e poi il peso economico sulle stesse compagnie assicurative, lasciando tuttavia insoluto il problema delle esenzioni per le compagnie gestite dagli enti religiosi o da fondazioni che comunque si ispirano ai valori che tutelano la vita.
La questione, si osserva nella lettera, appare per ora non far emergere segni di sviluppo: «Il presidente degli Stati Uniti -- sottolinea il cardinale Dolan -- ci ha invitati a lavorare per risolvere i problemi e noi abbiamo accettato l'invito. Ma purtroppo questo invito sembra in una fase di stallo». A tale proposito, il porporato ha citato il fatto che il Governo ha già notificato al Congresso che le nuove direttive sanitarie sono state pubblicate nel Federal Registry (il registro ufficiale federale che contiene tutti gli atti amministrativi, le decisioni delle authority federali, e anche le proposte di riforma delle leggi e dei regolamenti) «senza alcun cambiamento».
Nella lettera si indica quindi il proseguimento della linea della fermezza. Il cardinale osserva: «Abbiamo detto ai rappresentanti del Governo senza mezzi termini che siamo contrari ai tentativi invasivi delle autorità per limitare la libertà religiosa. Non è una battaglia che abbiamo voluto noi ma non ci esimeremo dal parteciparvi». Il presidente della Conferenza episcopale ha voluto puntualizzare che «questa non è soltanto una battaglia dei cattolici», ma di tutti i cittadini anche di altre confessioni e fedi, richiamando un intervento del pastore battista ed ex governatore dello Stato dell'Arkansas Mike Huckabee, che ha sottolineato come «in questa materia siamo tutti cattolici». Per questo, si aggiunge nella lettera, «siamo grati a tutti i nostri concittadini, specialmente a quelli impegnati nel dialogo ecumenico e tra religioni, per essere assieme in questo momento della storia del nostro Paese, sapendo che non si tratta soltanto di contraccezione e sterilizzazione, ma della libertà religiosa, il diritto sacro in una nazione di definire il proprio insegnamento e il proprio ministero». Nel concludere, il cardinale Dolan non nasconde che «dato il clima occorre prepararsi a tempi difficili». La libertà religiosa che in passato subiva «spesso minacce che venivano dal fuori, ora queste provengono tristemente dall'interno». Per questo «non ci stancheremo come i nostri antenati, a difendere l'intramontabile verità della libertà religiosa».
Alcuni giorni prima dell'ultima lettera, il cardinale Dolan, in un'altra missiva -- scritta assieme al presidente della Commissione per la libertà religiosa, il vescovo di Bridgeport, William Edward Lori -- aveva chiesto a Barack Obama di intervenire quanto prima per «rescindere i nuovi regolamenti sanitari». Intanto, assieme ai vescovi, non si arresta la mobilitazione di comitati e organizzazioni nei vari Stati dell'Unione per premere sull'amministrazione federale, inducendola a un cambiamento di linea. Milioni di cittadini potrebbero essere costretti a rinunciare ai servizi offerti dalle strutture gestite dalle organizzazioni cattoliche, se molte di queste si vedessero costrette alla chiusura a causa dell'imposizione di dare assistenza anche alle donne che intendono abortire. Una grande manifestazione in difesa della libertà religiosa è prevista per il 23 marzo in tutto il Paese. Il direttore dell'organizzazione Pro-Life Action League, Eric Scheidler, ha spiegato che al Nationwide Rally for Religious Freedom sono chiamati a partecipare persone di varie fedi. «La previsione -- ha spiegato Scheidler -- è di un'adesione di decine di migliaia di persone in vari Stati». I manifestanti, in particolare, saranno presenti fuori le sedi degli enti governativi federali per portare ai rappresentati delle autorità messaggi volti a rafforzare la difesa dei valori tradizionali. Fra l'altro, aggiunge, la direttrice di un'altra organizzazione, la Citizens for a Pro-Life Society, Monica Miller, «anche organizzazioni e istituzioni non religiose saranno costrette a violare i loro principi morali».
(©L'Osservatore Romano 7 marzo 2012)
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