Su segnalazione di Laura leggiamo:
La Parrocchia romana di San Giovanni Battista de La Salle attende il Papa
Benedetto XVI si reca domani mattina nella Parrocchia romana di San Giovanni Battista de La Salle al Torrino per celebrare, a partire dalle 9.30, la Santa Messa nella seconda Domenica di Quaresima. La Chiesa, eretta nell’Anno Santo del 2000 e consacrata nel 2009, cura un territorio di circa 12 mila abitanti. Grande la gioia per la visita del Papa. Federico Piana ha intervistato il parroco, don Giampaolo Perugini:
R. – Il Papa sarà accolto come un papà, in questa parrocchia. Essa si compone, per l’85 per cento, di giovani coppie con figli ancora in età scolare. L’attesa riguarda il voler sentire cosa dirà proprio a noi, dal momento che il Signore Gesù parla per la bocca di Pietro e dalla Barca di Pietro.
D. – Che parrocchia trova, il Papa?
R. – La Chiesa è stata dedicata il 12 dicembre 2009, e dunque è ancora in fase di sviluppo, e si tratta di uno sviluppo esponenziale. Da quando c’è la parrocchia - anche come aggregazione, appartenenza e senso d’identità - siamo cresciuti tantissimo. C’è una realtà, che è quella dell’oratorio, che abbiamo chiamato “Stella Polare”, traendo spunto dai nomi che caratterizzano le strade del quartiere. Questi quartieri hanno tutti il nome di una stella o di un pianeta, e quindi abbiamo pensato che potesse essere un nome appropriato per il punto di riferimento del quartiere. L’oratorio si basa sul lavoro dei volontari, di giovani papà e mamme che prestano il loro tempo, il sabato e la domenica, all’oratorio-laboratorio. La nostra parrocchia è dedicata al patrono universale degli educatori, San Giovanni Battista De La Salle, da cui trae ispirazione anche tutta l’opera di don Bosco, e si percepisce questa vocazione educativa. Inoltre, c’è anche la scuola di musica, di pittura, di teatro, di chitarra, di canto e di pianoforte. Al momento abbiamo anche un’orchestra di piccoli musicisti, che suona in Chiesa la domenica, e così anche tutte le squadre di calcetto, di mini-basket, di mini-rugby e mini-volley. E’ una parrocchia giovane, che sta crescendo e che si sente davvero onorata di accogliere il Papa.
D. – Quali sono le difficoltà, soprattutto a livello sociale, di questa parrocchia?
R. – Il quartiere è benestante, anche se le coppie che vi abitano hanno acquistato le proprie abitazioni quando ancora era un progetto su carta, e quindi ora stanno ancora pagando il mutuo. Si tratta di genitori che lavorano entrambi, che hanno il problema di portare i figli e di andarli a riprendere, e dunque di tutti i vari spostamenti. La difficoltà che talvolta vediamo, in scala più ampia, è quella del riuscire a rimanere uniti nel nucleo famigliare. Poi, magari, un’altra problematica è quella relativa alla secolarizzazione: questa vita così presa dal lavoro, dalle preoccupazioni ed anche dalla ricerca del benessere, rischia di tenere ai margini la vita spirituale o di considerarla semplicemente come l’osservanza di alcune regole morali.
D. – Quali sono i frutti che vi aspettate da questa visita di Benedetto XVI?
R. – I frutti li stiamo già vedendo. Durante la preparazione c’era il coinvolgimento di tante persone, che si sono rese disponibili: venivano da me chiedendomi se potevano rendersi utili, se potevano fare qualsiasi cosa. E poi i gruppi parrocchiali, ai quali, peraltro, abbiamo riservato alcuni incontri specifici di formazione sul Ministero di Pietro ed anche di questo Papa in particolare, sulle sue Encicliche ed il ruolo che riveste. Avverto la gioia di poterlo far avvicinare ad una famiglia che lo ama, che prega quotidianamente per lui, che sa le difficoltà e le preoccupazioni che lui ha e che dunque, in questo momento, vuole far sì che lui possa sorridere e ristorarsi un po’. (vv)
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