martedì 6 marzo 2012

Il Papa in visita al Torrino. Una festa di famiglia (O.R.)

Una festa di famiglia

Papa ma soprattutto papà. Don Giampaolo Perugini, il parroco del Torrino, lo dice chiaro: è una festa perché viene a trovarci il capofamiglia, in una chiesa che la gente del quartiere ha fortemente voluto da seguirne la costruzione passo passo tanto da autotassarsi.
Nessuna sorpresa così che, domenica 4 marzo, Benedetto XVI sia stato accolto proprio come un papà, innanzitutto dai suoi figli più piccoli: i bambini del catechismo. Con il loro travolgente entusiasmo, hanno accompagnato fino all'ingresso della chiesa il Papa che, sorridendo, si è intrattenuto a lungo con loro, salutandoli a uno a uno.
Un'accoglienza «cordiale, calorosa» che ha toccato il cuore del Pontefice: lo ha poi confidato parlando a braccio all'inizio dell'omelia.
E, sempre improvvisando, ha riconosciuto che il fatto di vedere «nel Papa anche il papà è per me una cosa molto bella che mi incoraggia!».
Il segreto di quest'atmosfera gioiosa, vissuta con spontanea naturalezza, sta proprio nel clima di famiglia che scandisce sempre la vita di questa comunità e che, nell'accogliere il Papa, si è manifestato con semplicità ma anche con tutta la sua carica di amore spontaneo, sincero. Lo ha mostrato anche l'unanimità al momento di scegliere i due rappresentanti del grande oratorio per presentare il regalo per il Papa-papà: Maurizio, dodici anni, con un ritardo mentale e Alessandro, «sette anni compiuti a gennaio, mi raccomando», con una disabilità fisica. Insieme hanno dato al Papa la maglietta gialla dell'oratorio parrocchiale con stampato il nome Benedetto e il numero sedici. Un dono -- ha spiegato il parroco all'inizio della messa -- «a significare il nostro desiderio di vivere nella Chiesa come in una famiglia e il nostro impegno a crescere umanamente e spiritualmente per divertirci e convertirci a Gesù Cristo e al suo Vangelo di vita».
Sempre con lo stile della vita familiare, il parroco ha confidato al Papa che non è stato facile decidere cosa regalare, per non essere scontati, a un papà che, ha aggiunto, «peraltro non indossa le cravatte». Ecco allora la maglia dell'oratorio per riassumere una forte tensione formativa, presa anche dalla testimonianza di san Giovanni Battista de La Salle, patrono degli educatori. E poi ecco il cero pasquale decorato a mano dal vice parroco giapponese don Hiroto Tanaka, nato in una famiglia buddista e divenuto cristiano con il nome di Giovanni. Il terzo dono lo hanno consegnato a Benedetto XVI quattro bambini, nel giorno del loro compleanno: la raccolta di lettere e disegni che i loro coetanei hanno preparato proprio per l'occasione. «Sebbene educati da noi adulti -- ha detto il parroco al Papa -- i bambini sono i nostri maestri nell'accogliere il Regno dei cieli. Essi in realtà le consegnano se stessi e il loro amore e, insieme ai ragazzi, ai giovani, ai novelli sposi qui presenti, rappresentano la speranza certa di questa comunità parrocchiale nell'Anno internazionale dedicato alla famiglia».
Con il Papa hanno concelebrato il cardinale vicario Agostino Vallini, il vescovo ausiliare per il settore sud della diocesi, monsignor Paolino Schiavon, e il parroco.
Alle 11.30 il Papa ha lasciato il Torrino per far rientro in Vaticano. Ad accompagnarlo in questa visita pastorale l'arcivescovo James Michael Harvey, prefetto della Casa Pontificia, il vescovo Paolo De Nicolò, reggente della Prefettura della Casa Pontificia, monsignor Georg Gänswein, segretario particolare e il medico personale Patrizio Polisca.
Ma al Torrino non considerano finita la visita del Papa. Passata la grande festa, è ora il momento di riprendere con slancio una missione che le parole del vescovo di Roma hanno incoraggiato. Punto focale la formazione dei giovani e l'attenzione concreta alle famiglie. In una parola, essere punto di riferimento per tutti. Aiutati anche dal profilo della chiesa che sembra quasi vegliare sulla vita del quartiere, con quella sua forma semplice e insieme solenne, in cima alla collina, e con quel suo slanciato campanile che -- lo ha detto il Papa nell'omelia -- sembra «quasi un dito» verso il cielo in una zona dove le strade hanno il nome delle costellazioni.

(©L'Osservatore Romano 5-6 marzo 2012)

Nessun commento: