Papa entusiasma il Messico. Oggi parte per Cuba
Mai accolto con tanto calore. Ai vescovi: state con gli emarginati
dell'inviato Fausto Gasparroni
LEON (MESSICO)
Dopo tre giorni intensissimi, soprattutto per il calore mostratogli dalla popolazione locale, Benedetto XVI lascia oggi il Messico per fare tappa a Cuba, dove lo attendono tra l'altro gli incontri con Raul Castro e, quasi sicuramente, col fratello Fidel. Dopo la messa di domenica mattina al Parque del Bicentenario, alla quale sono accorse, secondo lo stato di Guanajuato, circa 640 mila persone considerando anche gli spazi circostanti, l'ultimo evento di questa visita in Messico, che non ha fatto rimpiangere gli storici cinque viaggi di Wojtyla, è stata la cerimonia dei Vespri alla cattedrale di Leon con i vescovi di tutta l'America Latina. "Siate dalla parte di coloro che sono emarginati dalla violenza, dal potere o da una ricchezza che ignora coloro ai quali manca quasi tutto", ha detto il Papa ai presuli sudamericani. "La Chiesa non può separare la lode a Dio dal servizio agli uomini", ha aggiunto evocando la figura del Buon Samaritano.
Il Pontefice ha espresso anche "preoccupazione" per "i limiti imposti alla libertà della Chiesa nell'adempimento della sua missione". E sul punto del "consolidamento" della libertà religiosa, nella successiva cena nel patio della cattedrale con i vescovi del Messico e il presidente federale Felipe Calderon, c'é stato un forte richiamo del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, in una fase in cui in Messico è in ballo una riforma costituzionale, mentre la Chiesa auspica il riconoscimento di quel ruolo pubblico che in questo Paese non ha mai avuto. Il calore della folla per 'Benedicto' ha trovato il suo culmine nella serata quando, dinanzi al suo alloggio al Colegio Miraflores, un complesso 'mariachi' gli ha donato un sombrero bianco. "Ho fatto tanti viaggi, ma mai sono stato ricevuto con tanto entusiasmo", ha detto il Papa ai tanti che lo applaudivano. "Porto con me nel mio cuore queste impressioni di questi giorni: il Messico sarà sempre nel mio cuore", ha proseguito, aggiungendo: "Adesso posso capire perché Giovanni Paolo II diceva: mi sento un Papa messicano". Finisce oggi, quindi, una visita papale caratterizzata tra l'altro dai ripetuti appelli del Papa contro la violenza, il narcotraffico, le guerre criminali che in questo Paese seminano morti senza fine: Ratzinger ha anche incontrato un gruppo di otto familiari di vittime dei 'narcos'.
Ora a Cuba, tra le ultime roccaforti del comunismo mondiale, lo attende un altro appuntamento con la storia. Alle 14.00 locali (le 21.00 in Italia) l'arrivo all'aeroporto di Santiago de Cuba, poi la messa per il 400/o anniversario del ritrovamento della Virgen de la Carida del Cobre, patrona dell'isola. Domani il trasferimento all'Avana, dove ci saranno gli incontri con il vertice del regime e, mercoledì, la grande messa nella Plaza de la Revolucion. A Cuba, 14 anni dopo Wojtyla, Ratzinger troverà una realtà profondamente cambiata, dove la successione di Raul Castro ai quasi 50 anni di potere del fratello Fidel ha portato riforme economiche, aperture, anche se è forte la protesta dei dissidenti che chiedono una maggiore democratizzazione. In vista dell'arrivo del Papa a gennaio il regime ha concesso l'indulto a 2.900 prigionieri politici, ma molti altri languono in carcere. La popolazione, inoltre, vive in condizioni economiche di forti restrizioni, complice l'embargo Usa, verso cui anche la Chiesa ha espresso sempre la sua contrarietà perché "é il popolo a patirne le conseguenze".
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