martedì 27 marzo 2012

Il Papa a Cuba. Sulle tracce del predecessore (Vian)

Sulle tracce del predecessore

Una traccia incancellabile: ecco il risultato della visita a Cuba di Papa Wojtyła secondo il suo successore, che vi è arrivato quasi un quindicennio dopo e che proprio a Giovanni Paolo II ha voluto dedicare le sue prime parole in terra cubana. Per molti, credenti e non credenti che siano, l’esempio e gli insegnamenti del Pontefice che venne da lontano sono una «guida luminosa che li orienta tanto nella vita personale come nell’azione pubblica al servizio del bene comune della Nazione» ha detto significativamente Benedetto XVI.
Per la Chiesa a Cuba, poi, la visita di Papa Wojtyła è stata «come una brezza leggera d’aria fresca» che le ha dato nuovo vigore, risvegliando in molti una «rinnovata coscienza dell’importanza della fede» e aprendo una tappa di maggior collaborazione e fiducia nei rapporti tra Stato e Chiesa. In questo ambito tuttavia — ha sottolineato con chiarezza il Papa — molto resta da fare, soprattutto per quanto riguarda «l’apporto imprescindibile» della religione nell’ambito pubblico.
Sulle orme di Giovanni Paolo II il suo successore ha dunque iniziato la tappa caraibica di questo nuovo viaggio americano, apertosi con la piena riuscita dei giorni trascorsi in Messico. Benedicto, hermano, ya eres mexicano («Benedetto, fratello, ormai sei messicano») si è sentito scandire nelle strade stracolme e nel Parco del bicentenario ai piedi del Cubilete da folle impressionanti per numero — complessivamente, con ogni probabilità, oltre un milione e mezzo di persone — e con un entusiasmo riconosciuto dallo stesso Pontefice. E un calore confermato dal saluto di congedo da parte del presidente Felipe Calderón e da quello commosso di Benedetto XVI.
In Messico il Papa si è rivolto, guardando con speranza al futuro, a tutto il continente: emblematiche in questo senso sono state la presenza nella cattedrale di León dei rappresentanti degli episcopati latinoamericani e le parole del presidente della loro conferenza episcopale, monsignor Carlos Aguiar Retes. In modo analogo all’arrivo a Santiago — presentandosi come «pellegrino della carità» nel quarto centenario di una veneratissima immagine mariana, la Virgen del Cobre — Benedetto XVI ha detto di portare in cuore «le giuste aspirazioni e i legittimi desideri di tutti i cubani, dovunque si trovino», ed è tornato sulla crisi economica, di cui molti ormai additano il carattere spirituale e morale, perché manca un’etica che collochi al centro la persona umana.
Memorabile per la compostezza e il numero di partecipanti — oltre duecentocinquantamila persone, tra le quali in prima fila il presidente Raúl Castro, che aveva accolto il Papa all’arrivo — è stata poi la prima messa in terra cubana, mentre la sera inghiottiva un’enorme immagine del leader della rivoluzione che campeggiava di fronte all’altare. Parlando dell’annunciazione, Benedetto XVI ha detto tra l’altro che Dio, con l’incarnazione, è entrato nella storia umana, mentre quando ne è estromesso il mondo si trasforma in un «luogo inospitale per l’uomo». Allora, per merito dell’obbedienza di Maria, immagine della Chiesa, è sorto un mondo nuovo. Per questo bisogna giorno per giorno lottare, ma con le armi della pace e del perdono che riflettono la bontà di Dio.

g.m.v.

(©L'Osservatore Romano 28 marzo 2012)

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