domenica 25 marzo 2012

Il Papa ai bimbi: Non siete soli, meritate in eredità un mondo migliore (Galeazzi)

Il Papa parla ai bimbi nella terra dei narcos

“Non siete soli, meritate in eredità un mondo migliore”

GIACOMO GALEAZZI

INVIATO A GUANAJUATO

Li chiama «miei piccoli amici» e, come già in Benin, ha ottenuto dagli organizzatori un incontro solo per loro. Benedetto XVI abbraccia migliaia di bambini della piazza chiamata significativamente della Pace nell’angolo più violento dell’America Latina, dove neppure la visita papale ha strappato una tregua ai «narcos» che lastricano ogni giorno di cadaveri le strade.
In questa Gomorra messicana i clan hanno nomi da Codice da Vinci (Cavalieri Templari), finanziano le processioni e hanno persino offerto protezione al Pontefice. Per voltare le pagine più buie fuori e dentro la Chiesa (scandalo-abusi del fondatore pedofilo dei Legionari di Cristo e complicità di religiosi nel narcotraffico) Ratzinger punta sulla «meglio gioventù». Vestita di stracci o con l’abito della festa, sempre rumorosamente entusiasta di vedere «Benedicto». Tra macerie morali e materiali, occorre rifondare da qui.
«La pace sia con voi che occupate un posto molto importante nel cuore del Papa», garantisce ai bambini che «sopportano il peso della sofferenza, l’abbandono, la violenza, la fame». Il mondo cambia quando «l’amore di Cristo cambia il cuore».
I bimbi ascoltano come un nonno saggio il Papa descrivere il discepolo di Gesù: «Non risponde al male con il male, è strumento del bene, araldo del perdono, portatore di allegria, servitore dell’unità». Anche «nelle situazioni più difficili», Gesù è «il migliore dei vostri amici». E aggiunge: «Sono venuto perché sentiate il mio affetto: non siete soli, contate sull’aiuto di Cristo e della Chiesa. Siete un regalo di Dio e meritate in eredità un mondo migliore, senza invidie né divisioni». Infine un’esortazione ai bambini: «Pregate per me, io pregherò per voi».
Ne hanno bisogno a giudicare dai 50 mila morti negli ultimi cinque anni della guerra dichiarata dai clan allo Stato. Tra tre mesi qui si vota e ieri il Papa ha affrontato l’emergenza-criminalità col presidente Felipe Calderón alla Casa del Conde Rul. Anche nelle ultime ore, un macabro rituale di teste mozzate e stragi tra gang a colpi di kalashnikov. Secondo dati Onu, il 72% dei 2.435 municipi messicani è sotto il controllo dei boss della droga. Guanajuato, regione tormentata dalla violenza, teatro di combattimenti tra organizzazioni criminali e polizia, è anche lo zoccolo duro del cattolicesimo in Messico. È la terra dell’ex presidente Vicente Fox, ma soprattutto dei cartelli: Familia Michoacana, del Milenio, dei Los Zetas, dei Caballeros Templarios e di Jalisco Nueva Generacion. I più feroci sono i Los Zetas che ricorrono ai rapimenti per reclutare giovani e immigrati in fuga verso la frontiera con gli Usa. Ovunque occhieggiano le «narcocartoline», foto scattate dagli stessi criminali per pubblicizzare le loro efferatezze: corpi fatti a pezzi o teste mozzate e abbandonate lungo strade o persino davanti a centri commerciali.
Il procuratore generale di Guanajuato, Carlos Zamarripa, dà la caccia ai signori della cocaina e guarda alla «prima volta» del Papa in Messico come a un segnale di riscossa. Ma c’è anche chi grida all’interferenza: il «fattore Ratzinger» avrà il suo peso al momento del voto. Per Roberto Blancarte, ricercatore del Colegio del Mexico, è «ingenuo» pensare che «le autorità civili e religiose non abbiano considerato che la visita cade nel pieno della campagna elettorale più importante in sei anni». Polemiche e opposte interpretazioni. La presenza di Benedetto XVI beneficerà il partito al potere (il Pan) dato che il presidente Calderón è l’unico ad avere in agenda un colloquio con il Papa?
Ma più di tutto grava sulla tappa messicana l’incognita dell’incontro con le vittime di padre Maciel. L’episcopato non lo ha chiesto, il portavoce vaticano lo esclude ma il Papa ha commissariato i Legionari di Cristo e ha fatto della lotta agli abusi del clero una priorità assoluta. Quindi un «fuori programma» resta possibile nell'ottica di una Chiesa latinoamericana finalmente priva di zone d’ombra e coperture inconfessabili. La promessa di chiudere con il passato è racchiusa nell’abbraccio ai bambini di Piazza della Pace.

© Copyright La Stampa, 25 marzo 2012

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