CEI: CHIESA ACCETTA CREMAZIONE MA NON LA INCORAGGIA
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 2 mar.
Dietro l'aumento del numero delle cremazioni "c'e' anche il grande sforzo pubblicitario delle agenzie funebri che gestiscono queste pratiche, rappresentate in gran parte dalla Socrem. Certo ci sono persone che hanno una loro concezione, un loro pensiero su questo, ma le campagne pubblicitarie hanno influito molto e l'esito e' sotto gli occhi di tutti".
Lo denuncia monsignor Alceste Catella, vescovo di Casale Monferrato e presidente della Commissione Episcopale per la liturgia, che ha presentato oggi alla stampa il nuovo libro liturgico del Rito delle Esequie.
La dottrina cattolica resta dunque quella gia' conosciuta: "La Chiesa accetta la cremazione, se non e' decisa in odio alla fede, cioe' per negare la risurrezione dei corpi proclamata nel Credo, ma non la incoraggia".
E, ha spiegato monsignor Angelo Lameri dell'Ufficio Liturgico Nazionale della Cei, non e' stata recepita la proposta di prevedere che nei cimiteri si possano versare le ceneri su un fazzoletto di terra consacrata in modo da trovare un compromesso tra chi chiede la dispersione e l'indicazione canonica. "La scelta - ha spiegato il liturgista - e' avvenuta in un confronto con la Santa Sede: si e' deciso di non dare discipline precise sulla dispersione delle ceneri, pratica che desta molte perplessita', perche' l'inumazione o tumulazione resta la scelta piu' espressiva di una fede che crede nella risurrezione". In proposito, monsignor Catella ha ricordato che "dialogare non significa cedere alle posizioni degli altri, ma cercare di comprenderle e, rispettosamente, farsi comprendere".
"Ovviamente secondo la nostra fede Dio e' in grado di far risorgere le ceneri, ma qui e' in gioco un aspetto importante. Queste cose - infatti - si possono pensare in maniera commerciale o invece in un'ottica complessiva che comprenda anche la tradizione che e' irrorata dalla visione cristiana delle cose. E' giusto avere la possibilita' di recarsi in un luogo congruo della memoria della persona. Negare questo spazio e' rimozione della morte.
E negazione del valore del corpo che nessuno ha difeso come la Chiesa, per la quale Dio si fa carne". "Infine - ha aggiunto- si e' stabilito di concludere le esequie con la benedizione dei fedeli oltre che della bara. Una novita' che tiene conto del fatto che nelle citta' di oggi il prete quasi sempre non va al cimitero per la tumulazione, momento che segnava tradizionalmente la conclusione delle esequie cristiane. E' stato espunto invece il rituale per le esequie nella casa del defunto, che risultano dunque proibite per il "rischio insito di una privatizzazione intimistica".
Il capitolo sulla cremazione rappresenta una "appendice", una denominazione, ha tenuto a rilevare il sacerdote, che "segnala una novita' in quanto prima non c'era un rituale per questo", ma anche ricorda che "la Chiesa continua a indicare l'altra via, come piu' opportuna". In sostanza, per le esequie in caso di cremazione viene prevista una preghiera nel luogo della cremazione, una preghiera sull'urna e una preghiera alla deposizione dell'urna. Nessun rituale e' previsto per la dispersione o conservazione in casa delle ceneri, che risultano dunque non ammissibili per la Chiesa.
"Queste prassi suscitano infatti - ha detto Lameri - perplessita' sulla corenza con la fede, soprattutto se indulgono a concezioni naturalistiche o panteistiche". Manca anche un capitolo particolare per le esequie in caso di suicidio, ma in questo caso non perche' si vogliano scoraggiarle.
"La disciplina che guida l'azione pastorale in presenza di questi avvenimenti - ha ricordato il vescovo Catella - e' in qualche modo guidata dall'attenzione al caso concreto. Sono stato parroco e in concreto non ho mai visto negare il funerale ai sucidi: si cerca di comprendere ragioni e motivazioni.
Si guarda al contesto alle fatiche e sofferenza e si vede se nel gesto non c'e' opposizione alla fede cristiana". Per il presule "non e' questione di manica larga: il buonismo non serve a nulla. E' questione aiutarci in situazioni difficili. Le norme non devono mai servire per opprimere l'uomo. Ma serve un'attenzione a che la nostra mentalita' non indulga a certe derive".
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11 commenti:
E che dice Dio al proposito? Verrà mai il giorno nel quale i vescovi della cei ci diranno: dal momento che i comandamenti sono questi, la nostra linea pastorale si adegua ad essi.
Io continuo a leggere quasi sempre documenti che si preoccupano di non offendere i sentimenti delle persone. E Dio avrà qualcosa a che fare con tutte queste cose?
Ma invece di chiedersi se i parenti del suicida si offendono (il suicidato non ha post-mortem nessuna possibilità di offendersi) perché i vescovi non si chiedono se sia giusto o meno celebrare il funerale di un suicida.
aggiungo: oramai non è più una Chiesa capace di guidare, di dare una direzione ai fedeli, ma che "accetta" le mode, i comportamenti della società: siccome le persone si fanno cremare, la cei accetta, accoglie.
Ricordo che il suicidio è di per sé la sintesi, o meglio il "succo", di OGNI peccato: con la Grazia si vive e si opera uniti a Dio, nostro Padre; rifiutandola, si muore, parzialmente o completamente.
Il suicidio, come rifiuto di un'esistenza giudicata non più "degna", è la quintessenza della Massoneria (vedi XIX secolo)
E' la grande Apostasia...gli ariani erano mammolette in confronto ai nostri vescovi!
Povera Chiesa che fine miseranda stai facendo:se Giuliano II imperatore tornasse costoro lo incenserebbero come profeta e uomo che anticipò i loro deliramenti|
Onore a Giuliano che difendeva il suo ctedo disonore ai vescovi
È già qualcosa che la CEI "non incoraggi" la cremazione e che il rito relativo ad essa sia posto in appendice nell'edizione italiana e manchi in quella latina.
Le dolenti note si trovano nei pareri espressi a voce: "non ho mai visto negare il funerale a un suicida" (non dice "non l'ho mai negato", ma è evidente); "c'era la proposta di versare le ceneri su un fazzoletto di terra consacrata nel cimitero" (a me risulta che l'intero cimitero sia consacrato, salvo le zone riservate ai non cattolici) e così via.
L'unico vero successo di Napoleone, creare cimiteri "fuori città" ovunque (con l'intento di tornare alle necropoli pagane), sta diventando il volto scoperto della "cultura di morte".
Ciao Raffaella,
mi permetto di segnalarti questi articoli di don Finotti sulle esequie cristiane.
Sono veramente formativi:
http://www.liturgiaculmenetfons.it/ArticInteri/_notes/SettembreOttobreA3n3.pdf
Ciao Raffaella,
mi permetto di segnalarti questi articoli di don Finotti sulle esequie cristiane.
Sono veramente formativi:
http://www.liturgiaculmenetfons.it/ArticInteri/_notes/SettembreOttobreA3n3.pdf
finire sottoterra in pasto ai vermi che è il significato latino della parola cadavere (caro data vermibus) o finire in cenere,poco importa,ciò che dovrebbe importare a tutti,presuli compresi,è quello che dovremo affrontare tutti quanti prima o poi,anche coloro che non ne vogliono sapere,e cioè il Giudizio Divino,e lì nessuno potrà tirarsi indietro e ,caro anonimo n.1,a nessuno di noi è dato sapere cosa pensa Dio....
Per Anonimo delle 14:47: "cadavere" viene etimologicamente da "cadere", e significa "corpo caduto".
È un'aberrazione etimologica far derivare la parola dalle prime tre sillabe delle parole "caro data vermibus".
Non lo dico io, ma il dizionario etimologico Pianigiani.
E sappiamo benissimo cosa pensa Dio: aborre il suicidio e prescrive di seppellire i morti (opera di misericordia corporale).
condannare il suicidio e seppellire i morti sono 'comandamenti'di Dio se così si può dire;l'acronimo viene insegnato nei licei classici,almeno in quello in cui ho studiato io,giusto o sbagliato che sia.Quello che è veramente il pensiero di Dio,nessuno lo sa,Dio è onnisciente,onnipotente e noi non sappiamo nulla di ciò che ci riserva,possiamo solo immaginarlo e affidarci alla Sua misericordia.Grazie per il tuo intervento puntuale,un saluto affettuoso e buona domenica a tutti voi.
Grazie per la cortese risposta.
Faccio notare, non per puntiglio ma perché è un dato di Fede fondamentale ("tutto ciò che ho udito dal Padre mio, Io ve l'ho fatto conoscere": Gv 15, 15), che CONOSCIAMO il pensiero di Dio, senza che questo voglia dire che lo comprendiamo in toto.
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