Numerose diocesi contrarie al Covenant
Anglicani in cerca di mediazione
Londra, 6.
L’Anglican Covenant, ovvero il patto sulle regole che dovrebbe essere adottato da tutte le trentotto province dell’Anglican Communion, potrebbe, invece, essere respinto dalla maggioranza delle quarantaquattro diocesi che costituiscono la Chiesa d’Inghilterra.
È questa la previsione che potrebbe in breve tramutarsi in realtà se la maggioranza dei fedeli anglicani inglesi confermeranno, nei prossimi turni di votazioni, lo stesso orientamento favorevole all’opportunità di procedere a nomine episcopali di pastori dichiaratamente omosessuali già espresso, recentemente, da tredici delle ventuno diocesi chiamate a votare sulla questione.
In un articolo apparso, sabato scorso, sul sito del giornale inglese «The Daily Telegraph», si riportano i primi commenti ai risultati di queste consultazioni.
Per il reverendo Graham Kings, vescovo di Sherborne, l’eventuale respingimento dell’Anglican Covenant da parte della maggioranza delle diocesi inglesi potrebbe addirittura causare la «disintegrazione» della Comunione anglicana. Il presule ha sottolineato che Rowan Williams, arcivescovo di Canterbury e primate dell’Anglican Communion «ha impegnato il suo grande prestigio per fare approvare l’Anglican Covenant. Se questa, invece, sarà respinta dalla maggioranza delle diocesi inglesi, il fatto avrebbe conseguenze molto gravi».
Nell’articolo si ricorda che fin dal 2003, anno della nomina a vescovo di Gene Robinson, un pastore dichiaratamente omosessuale della comunità episcopaliana degli Stati Uniti, sono sorti contrasti tra le diverse province dell’Anglican Communion che hanno messo in evidenza anche profonde spaccature interne. Tra i fedeli e il clero anglicano degli Stati Uniti, del Canada e del vecchio Continente le discussioni sono ancora in corso e molti gruppi tradizionalisti manifestano un aperto dissenso verso i vertici mentre nelle province anglicane dell’Africa il fronte che si oppone alle nomine episcopali di pastori omosessuali è rimasto solidamente compatto.
L’attuale versione dell’Anglican Covenant, redatta nel 2009, non menziona esplicitamente il problema delle nomine episcopali di pastori omosessuali ma sottolinea che i vertici delle diverse province dovrebbero tenere conto dei pareri espressi dalla maggioranza dei primati quando sono chiamati a decidere su questioni capaci di suscitare controversie.
I risultati delle attuali votazioni in corso nelle quarantaquattro diocesi anglicane inglesi saranno presentati successivamente ai membri del Sinodo generale dove si potrà procedere per la votazione finale di un documento sulla questione delle ordinazione episcopali di pastori omosessuali.
Il reverendo Robert Paterson, vescovo anglicano di Sodor and Man, ha affermato che la mancata approvazione dell’Anglican Covenant non potrà essere considerata come un personale insuccesso dell’azione dell’arcivescovo di Canterbury, che è stato «posto» in una situazione «impossibile».
I pastori contrari all’approvazione dell’Anglican Covenant pensano invece che l’applicazione delle norme contenute in questo patto sarebbero penalizzanti per coloro che hanno adottato posizioni diverse sul tema della omosessualità. Tra questi, il reverendo Nicholas Holtam, vescovo anglicano di Salisbury, che lo scorso mese ha dichiarato di essere favorevole al matrimonio fra coppie omosessuali. Per Holtam «l’approvazione del Covenant potrebbe creare un diverso tipo di relazioni all’interno dell’Anglican Communion, un cambiamento tutto sommato inutile e che non rispecchia l’autentico spirito anglicano favorevole alla tolleranza».
Un’altra voce contraria all’Anglican Covenant è quella di Sir Diarmaid MacCulloch, professore all’Università di Oxford, il quale ha paventato che l’approvazione dell’Anglican Covenant possa aprire una nuova «caccia alle streghe».
(©L'Osservatore Romano 7 marzo 2012)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento