sabato 11 febbraio 2012

Gesu' nostro contemporaneo: gli interventi di ieri nell'articolato commento di Salvatore Izzo

VATICANO-CINA: CARDINALE ZEN, HONG KONG E' CAMBIATA IN PEGGIO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 10 feb.

"Dopo il ritorno di Hong Kong sotto la sovranita' cinese si e' diffuso un egoismo collettivo: vengono respinti i bambini nati in Cina da abitanti di Hong Kong, trattati male i filippini che vengono a lavorare", e questo anche in seguito al "cattivo esempio" che viene dal Governo. La denuncia e' del cardinale Joseph Zen Ze-kiun, vescovo emerito di Hong Kong, che ha partecipato a Roma al simposio "Gesu' nostro contemporaneo", organizzato dal progetto culturale della Cei, stigmatizzando "un egoismo collettivo" che si sta diffondendo; Hong Kong torni "a una tradizione di generosita'". I cattolici sono "una piccola minoranza", ma "gestiscono molte scuole, apprezzate dai genitori perche' vi e' una buona educazione". In particolare, il cardinale ha espresso "preoccupazione" per la recente legge che intende "togliere ai cattolici la proposta educativa", attraverso comitati di controllo gestiti dal Governo.

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CEI: L'ARTE DI OGNI TEMPO NON PUO' FARE A MENO DI GESU' CRISTO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 10 feb.

Cristo visto da Guaguin, Rouault, Dali', Guttuso, Tavernari, Bacon. Al simposio "Gesu' nostro contemporaneo" e' toccato alla storica dell'arte Elena Pontiggia (docente a Brera) analizzare "l'arte contemporanea, dove il tema sacro sembra non toccare certi vertici come avviene nell'arte medievale o rinascimentale", ma "quando tale tema e' usato bene puo' dare spunti nuovi che in passato erano usati meno".
L'arte di ogni tempo, dunque, non puo' fare a meno di Gesu'. "L'annuncio e l'esercizio della prossimita' di Dio in Gesu' assumono un tratto di tale immediatezza e una tale portata destinale, da suscitare gia' di per se' impressione, eccitazione, ammirazione e sgomento", ha affermato il teologo e musicologo Pierangelo Sequeri che ha aperto la seconda giornata dell'evento.
"I segni della prossimita' di Dio - ha sottolineato il relatore - sono segni della liberazione dal male e del giudizio di Dio: indisgiungibilmente. Un tale nesso fra prossimita' di Gesu' e giustizia di Dio porta in primo piano la sovrapposizione di amore e giudizio", ha proseguito affermando che "nessuno puo' essere esonerato dalla pratica della giustizia, perche' nessuno e' separato dall'offerta della salvezza di Dio. Ecco il giudizio che l'annuncio della prossimita' di Dio comporta". Il teologo fa discendere da questo rapporto tra "prossimita'" e "giustizia di Dio" l'esigenza d'impegnarsi per tale giustizia.
A questo riguardo monsignor Sequeri ha affermato che "la prossimita' di Dio reclama conversione del cuore, mette in campo le opere del riscatto, introduce in un campo di tensione non evitabile: non e' faccenda per anime belle, innamorate della propria perfezione". Uno dei "sintomi" piu' evidenti dell'avanzare della "contemporaneita' storico-culturale di Gesu'" e' costituito - secondo monsignor Sequeri - dalla percepibile "progressione planetaria del vincolo di prossimita' all'interno di tutte le tradizioni istituite del sacro". Secondo il teologo, "nel decennio in corso il contraccolpo di un'evidenza contraria ha prepotentemente (per non dire violentemente) conquistato la scena. Quello che chiamiamo comunemente fondamentalismo religioso, evoca le potenze extra-evangeliche immanenti alla sfera del sacro indirizzandole contro il principio di prossimita'". Una "lotta contro la prossimita' di Dio" si evidenzia in "oscure contiguita' del sacro con il potere politico, l'interesse economico, il conflitto etnico, la pulsione identitaria e lo spirito di egemonia". Un impulso regressivo che appare in forte avanzata anche se, ha concluso monsignor Sequeri, si deve ammettere che "il demos globale dell'epoca a partire dall'interno della Chiesa Cattolica si e' affettivamente congedato, in vastissima misura, dalle guerre di religione e dal razzismo corporativo".

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CEI: PADRE CASTELLI, OGNI ANNO PUBBLICATI 100 NUOVI LIBRI SU GESU'

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 10 feb.

"Solo nel secolo scorso sono usciti circa 100mila libri su Gesu', mentre si calcola che ogni anno vengano editi circa 100 volumi sulla figura del Cristo". Lo ha sottolineato padre Ferdinando Castelli, critico letterario della Civilta' Cattolica intervenuto all'incontro "Gesu' nella letteratura contemporanea" che si e' tenuto nell'ambito dell'evento "Gesu' nostro contemporaneo", in corso a Roma.
"Nomi del calibro di Tolstoj, che non credeva pero' nella divinita' di Gesu', Gibran, Kazantzakis, Borges, Pasolini, de Unamuno, Elsa Morante e perfino Pirandello e tanti altri hanno dimostrato - ha detto il religioso - il grande fascino di Gesu' nella letteratura mondiale". "Nel cristianesimo si realizza pienamente il concetto di fratellanza cantando Gesu' in armonia ma non in forme rigide, secondo diverse voci e diverse esperienze", ha affermato da parte sua il poeta Marco Beck. E Franco Scaglia, presidente di Rai Cinema e autore del fortunato best seller "Il custode dell'acqua", ha raccontato di come in Terra Santa egli abbia ritrovato la presenza di Gesu' nell'oggi difficile della comunita' cristiana affidata ai francescani.
"Dobbiamo far scattare di nuovo la scintilla dell'amore tra la Chiesa e gli artisti", ha chiesto invece Lorenzo Canova, docente di storia dell'arte contemporanea presso l'Universita' del Molise, commentando l'opera "Xfiction" di Raul Gabriel che - all'interno dell'evento "Gesu' nostro contemporaneo" - propone "una sua interpretazione in chiave contemporanea del crocifisso, un tema che oggi l'arte tocca poco e - semmai - piu' per dissacrare che in un rapporto positivo con il sacro". Secondo Canova, "la questione del sacro gli artisti ancora se la pongono. Piuttosto, si e' interrotto quel circuito virtuoso tra arte e religione, quella relazione costruttiva tra artisti e Chiesa". E' questo l'invito a "un nuovo innamoramento" e l'esortazione per la Chiesa a "ridare agli artisti lo spazio per esprimersi, magari a partire proprio dalla costruzione degli edifici di culto", altrimenti "l'arte contemporanea rimane svuotata di senso". Recentemente, forti polemiche hanno accompagnato una rappresentazione teatrale nella quale il volto di Cristo veniva oltraggiato. "Il volto di Cristo puo' ancora scandalizzare - ha concluso il relatore - per la sua valenza dirompente", ma pure "lo scandalo puo' essere positivo per innescare un dialogo e trasformare la negativita' in positivita'".

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CEI: GESU' ERA NATURALMENTE DALLA PARTE DELLE DONNE E DEI POVERI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 10 feb.

La teologia sta scoprendo "il femminismo spontaneo" di Gesu'. Lo ha detto Ermenegildo Manicardi, rettore del Collegio Capranica di Roma, intervenuto oggi al dibattito su Gesu' e le donne organizzato nell'ambito di "Gesu' nostro contemporaneo", l'evento internazionale promosso dalla Cei. "Lo stile di Gesu' e' sorprendente", ha detto il relatore definendolo "sincero, cordiale, aperto", sulla scorta di cio' di cui e' rimasta traccia nei Vangeli.
"Anche i discepoli sono stupiti dallo stile di Gesu' con le donne", ha fatto notare il teologo, ma "Gesu' non indietreggia". Il rapporto di Gesu' con le donne, ha precisato pero' il rettore del Capranica, "non e' impostato su una lettura sociologica: non c'e' in lui un paternalismo femminista, ma proprio per questo Gesu' spalanca uno spazio enorme per le donne, partendo dalla visione di Dio e da come Dio intende l'essere umano". Quella di Gesu' sulle donne, come scrive Giovanni Paolo II nella "Mulieris Dignitatem", e' "un'ottica caratterizzata da grande trasparenza e profondita'", al punto che - come si legge nei Vangeli - alcune donne, come la samaritana e la cananea, diventano "vere e proprie collaboratrici di Gesu' in terre nuove". "Non troveremo nessun interlocutore maschile di Gesu' che dilata la sua azione", ha fatto notare il teologo.
Ricordare "il vero significato" dell'opzione preferenziale per i poveri: significa "che la solidarieta' verso i poveri e' la prima di altre forme di solidarieta'" e "non esiste contraddizione tra l'opzione preferenziale per i poveri e l'universalita' dell'amore divino", ha sottolineato da parte sua monsignor Ignazio Sanna, arcivescovo di Oristano e membro della Pontificia Accademia di teologia, alla sessione dell'evento internazionale "Gesu' nostro contemporaneo" dedicata ai "poveri", questa mattina a Roma, ha centrato l'attenzione su tre diverse accezioni della poverta'. Dapprima la "poverta' reale" che e' drammatica in quanto coincide con "l'insignificanza sociale": e' "marginalita', esclusione, non solo dal punto di vista economico, ma anche per fattori culturali o sociali". In secondo luogo la "poverta' spirituale", che ha invece un valore positivo dal momento che e' "fiducia totale in Dio e nella sua provvidenza"; si potrebbe definire "infanzia spirituale", ha aggiunto il vescovo intendendola come "capacita' di porre la propria vita nelle mani di Dio e fare la sua volonta'". Infine "la poverta' come scelta di vita". Dunque, "c'e' una poverta' subita che va combattuta e una liberamente scelta". A tal riguardo, ha messo in guardia mons. Sanna, "talvolta si pensa di essere solidali con i poveri divenendo la loro voce, ma questo non basta: bisogna far si' che i poveri stessi abbiano voce".

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CEI: FISICHELLA, GESU' HA SOFFERTO PER TRADIMENTO GIUDA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 10 feb.

Anche Gesu' Cristo deve aver sperimentato "la miscela di dolore, rabbia, tristezza, incredulita'" che si avverte quando ci si sente traditi, e "si vorrebbe urlare al mondo, ma il grido di dolore viene soffocato". Una frustrazione che spesso "esplode in una patologia depressiva che miete sempre piu' vittime soprattutto nel mondo giovanile" ed altre volte, purtroppo, spinge a "preparare un'eventuale vendetta da restituire". Lo ha affermato monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, nel suo intervento al simposio "Gesu' nostro contemporaneo" promosso dalla Cei nell'ambito del Progetto Culturale.
"Nell'amicizia e soprattutto nell'amore - ha rilevato l'arcivescovo - la richiesta di fedelta' e' a fondamento del rapporto interpersonale.
Il tradimento giunge improvviso, inaspettato e fa crollare il sentimento che si provava per l'altro. Si sperimenta di conseguenza sfiducia, disorientamento e senso di una violenza subita tanto da annullare il proprio io, soprattutto quando il tradimento avviene nell'ambito dell'amore. Crolla cosi' la certezza nell'amicizia e nell'amore, la vita si riempie di dubbio e di sospetto, impedendo la serenita' di un nuovo rapporto interpersonale". "Anche questa esperienza - ha assicurato monsignor Fisichella - non e' stata risparmiata al Figlio di Dio". Ma, "davanti al tradimento, pero', egli reagisce offrendo un amore ancora piu' grande".
"Senza nulla togliere alla liberta' personale, Gesu' - ha ricordato l'arcivescovo - tende la mano a Giuda offrendogli il boccone piu' prelibato del pasto pasquale come segno di un amore che non merita quanto egli ha in cuore di fare". E successivamente "il bacio nel giardino degli ulivi e' l'impronta dell'ipocrisia e del cinismo come risposta all'offerta di amore". Qui, ha osservato il capodicastero, "la tristezza di Gesu' raggiunge il suo culmine; l'evangelista, di fatto, dice testualmente che era: 'tristissimo' e lo mostra tale anche nel suo andare e venire dagli apostoli, dal chiedere loro di non addormentarsi, di vegliare in preghiera". "Gesu' - ha commentato Fisichella - e' solo davanti al momento decisivo della sua vita, impietrito dal dolore e sconvolto fino a sudare sangue; insomma, in uno stato di sofferenza che lascia ammutoliti. E come se questo tradimento non bastasse, a Gesu' - ha concluso il presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione - riservato anche quello di Pietro. Per tre volte, il primo degli apostoli nega di conoscerlo, non regge al carico delle provocazioni e preferisce nascondersi nell'anonimato".

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CEI: ROBERTO VECCHIONI, I RAGAZZI NON HANNO PUNTI DI RIFERIMENTO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 10 feb.

"I ragazzi di oggi non hanno maestri, punti di riferimento". Per questo, afferma il cantautore e insegnante di lettere Roberto Vecchioni "e' importante far conoscere Cristo ai giovani come tratto d'unione tra uomo e uomo". Intervenendo al simposio "Gesu' nostro contemporaneo" promosso dalla Cei, sottolinea la caratteristica del Dio cristiano, l'amore.
Nelle religioni del passato, come pure negli altri monoteismi, per Vecchioni "c'e' paura e meraviglia, grande rispetto per la divinita', ma non amore", mentre "la figura di Gesu' e' la prima in cui s'instaura il concetto di amore". "Il punto e' trasformare lo sguardo che si ha sui giovani" affinche' non siano considerati "oggetto", ma "soggetti", persone "le cui potenzialita' sono tutte li' pronte a fiorire", gli ha fatto eco Alessandro D'Avenia, insegnante e scrittore. Ex allievo di don Pino Puglisi nella scuola di Brancaccio, a Palermo, D'Avenia ha portato questo ricordo nella conversazione su "i giovani e Gesu'", che si e' tenuta oggi pomeriggio all'Auditorium Conciliazione di Roma all'interno dell'evento.
"Ci sono persone capaci di guardare gli altri facendo percepire con gli occhi la dignita' che ciascun uomo ha", ha ricordato descrivendo "lo sguardo che Puglisi ha rivolto al suo killer". Don Pino, ha detto, "alla fine e' stato "sconfitto" secondo un'ottica mondana, perche' l'assassino ha premuto il grilletto, eppure ha portato ad un cambiamento: catturato, dopo cinque anni l'omicida decidera' di collaborare con la giustizia perche' "quello sguardo - dira' poi - non mi faceva piu' dormire". Uno sguardo che comunichi dignita' e bellezza e' quello che D'Avenia chiede per gli educatori. "Gesu' - ha concluso D'Avenia - puo' farsi nostro contemporaneo se i ragazzi vedono negli adulti la capacita' di trovare la bellezza che ciascuno di noi ha in se stesso", una bellezza che "viene dal Creatore".

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CEI: DINO BOFFO, SIMPOSIO SU GESU' RESTITUISCE DIGNITA' A CHIESA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 10 feb.

"A fronte di un'atmosfera ecclesiale pesante, che vorrebbe assestare un'apparenza plausibile anche alla piu' ridicola delle veline, rappresentando il versante ecclesiastico come territorio aperto alle scorribande piu' barbare, ci sono per fortuna all'orizzonte segnali e iniziative che decisamente vanno in contro-tendenza: ad esempio, si svolge in questi giorni a Roma, ad opera del Progetto culturale della Cei, un interessantissimo convegno su Gesu' Cristo, nostro contemporaneo". Lo afferma Dino Boffo, direttore di TV 2000 in una lettera indirizzata ai telespettatori dell'emittente Cei. Senza citare direttamente il caso del "documento" pubblicato oggi dal Fatto Quotidiano, Boffo rileva che il simposio promosso nell'ambito del Progetto Culturale "e' un modo efficace per svincolarsi con uno strattone dal clima di umiliante provincialismo e di inconsistente pettegolezzo, che mortifica la comunita' e fornisce becchime a corvi mai stanchi di sorvolare sul letamaio degli umani". "Non e' un caso - sottolinea - che l'incontro fosse partecipato da un numero inatteso di giovani, e di donne. Vi si respirava infatti una freschezza stupefacente". "Per la nostra tv - conclude Boffo - il convegno e' stato occasione per mettere ancora una volta alla prova se stessa e per inventare nuovi format attraverso i quali proporsi come un'emittente che non snobba la cultura e non gira al largo neppure quando la sfida si fa assai impegnativa".

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