VATICANO: MEDIA NON CONFONDANO TESTIMONI CON INDAGATI O INDIZIATI
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 29 ago.
Ma quanti sono i "corvi" che hanno alimentato Vatileaks?
"La notizia circolata in questi giorni in merito al fatto che vi siano venti, o una ventina, di indagati o indiziati nel processo che riguarda la fuga di documenti riservati dal Vaticano, non ha fondamento", precisa padre Ciro Benedettini, vicedirettore della Sala Stampa della Santa Sede che esorta a "non confondere i testimoni con gli indagati o indiziati", che al momento sono solo i due imputati rinviati a processo.
Altro e' essere perseguiti per un reato, ovviamente, rispetto al fatto di essere interrogati dagli inquirenti vaticani nell'ambito dell'inchiesta come testimoni o anche solo ascolati dalla Commissione Carinalizia d'indagine . In realta' di almeno venti 'corvi' attivi parlo' Paolo Gabriele, il maggiordomo infedele del Papa al quale ha sottratto oltre ai documenti riservati svariati valori e oggetti preziosi: almeno un assegno di 100 mila euro (che non ha fatto in tempo a cambiare all'estero, dove non sono in vigore le norme antiriciclaggio che impediscono le girate) una cinquecentina di inestimabile valore e una pepita d'oro.
Ma puo' essere considerata attendibile quell'intervista rilasciata alla trasmissione "Gli intoccabili", dove il maggiordomo spergiuro apparve camuffato? A trarre in errore alcuni media e' stato pero' il fatto che poco piu' di venti sono le lettere dell'alfabeto che sostituiscono i nomi dei testimoni nella requisitoria del promotore di giustizia Nicola Picardi e nella sentenza di rinvio a giudizio firmata dal giudice istruttore piero Bonnet.
In questi documenti, pubblicati dalla Santa Sede lo scorso 13 agosto, sono chiariti per ora solo i ruoli svolti da Paolo Gabriele, il ladro, cioe' l'autore materiale del "furto aggravato", e dal tecnico informatico Claudio Sciarpelletti, in servizio presso la Segreteria di Statto, che sara' processato per favoreggiamento. Certo emergono possibili altri complici (quelli che secondo Sciarpelletti, il quale ne ha fatto i nomi ai giudici, gli fornirono documenti riservati affinche' li inoltrasse a Paolo Gabriele, ed anche il padre spirituale del maggiordomo potrebbe essere indagato per favoreggiamento) e reati piu' gravi, che potrebbero essere oggetto di un successivo processo, e che sono tutti elencati nella denuncia formulata dalla Gendaremria vaticana e citata nella requisitoria di Picardi: delitti contro lo Stato (previsti dall'articolo 104 e seguenti del Codice penale); dei delitti contro i poteri dello Stato (articolo 117 e seguenti del Codice penale); vilipendio delle istituzioni dello Stato (articolo 126 del codice); calunnia (articolo 212); diffamazione (articolo 333); furto aggravato (articoli 402, 403 e 404); favoreggiamento (articolo 225); inviolabilita' dei segreti (articolo 159), e insieme ad essi viene esplicitamente ipotizzato anche il concorso di piu' persone in reato, previsto dall'articolo 63. Ma si puo' dire ora se al termine dell'attivita' investigativa in corso (che non esclude la possibilita' di chiedere "rogatorie" alla giustizia italiana per interrogare ad esempio il giornalista Gianluigi Nuzzi, autore del libro "Sua Santita'" costruito sui documenti riservati) le prove saranno sufficienti a incriminare altri personaggi da processare in un secondo momento. Anche perche' se di tutto questo ci fossero delle prove non ci sarebbe stato bisogno di stralciare le due uniche posizoni che invece gia' ora sono chiare. L'unico fatto certo e' che un mese fa il Papa ha chiesto a giudici, inquirenti e anche alla Commissione Cardinalizia di "procedere con solerzia". E cioe' che Bendetto XVI desidera sia fatta piena luce su tutti gli aspetti della vicenda.
Tra l'altro va segnato che la linea difensiva scelta da Paolo Gabriele (il quale si e' auto definito un "infiltrato dello Spirito Santo" e vorrebbe accreditarsi come un "capro espiatorio" dimenticando che la refurtiva era a casa sua) e' quella di mostrare un Vaticano in ostaggio di corvi e avvoltoi, proprio come lo descrivono i media, per alcuni dei quali la diffusione dei documenti riservati sarebbe una sorta di operazione verita'. Di fatto sembra che si voglia ridimensionare la responsabilita' di Paolo Gabriele (un personaggio che - come risulta agli inquirenti - oltretuto agiva da fonte anonima ben prima del novembre 2011, anticipando notizie e diffondendo documenti a giornalisti suoi amici). Si e' cosi' arrivati (lo scorso 3 giugno) a pubblicare una lettera sbianchettata e notizie pilotate su presunti altri corvi in azione, chiamando poi in causa addirittura il cardinale Paolo Sardi, il vescovo Joseph Clemens e la signora Ingrid Stampa: tutti storici collaboratori di Joseph Ratzinger, che vengono ancora tirati in ballo nonostante la Segereteria di Stato sia intervenuta ufficialmente per negare il loro coinvolgimento. Qualcosa del genere e' accaduta anche con il "caso Boffo" quando - senza alcuna prova come dimostrano proprio le lettere pubblicate nel libro "Sua Santita'" - sono state additate alte personalita' vaticane quali mandanti dell'"operazione fango" che colpi' ingiustamente l'allora direttore di Avvenire. E dovette intervenire il Papa in persona per smentire le accuse al segretario di Stato Tarcisio Bertone e al direttore dell'Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian. Come allora anche oggi il rischio e' quello della cortina fumogena che copre la verita', alzata da gruppi di potere che si combattono o si alleano a seconda della convenienza del momento. Ma proprio stamani Benedetto XVI ha indicato a tutti l'esempio di Giovanni Battista che "ricorda anche a noi, cristiani di questo nostro tempo, che non si puo' scendere a compromessi con l'amore a Cristo, alla sua parola, alla verita': la verita' - ha scandito - e' verita', non ci sono compromessi".
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1 commento:
La cinquecentina di "inestimabile" valore? Armando Torno sul Corriere della Sera ha spiegato due settimane fa che quella cinquecentina dell'Eneide di Annibal Caro può valere circa 1.200euro. Un libro di valore, ma "inestimabile" mi sembra un po' troppo.
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