La Trasfigurazione nella tradizione bizantina
Oggi la natura umana riacquista l'antica bellezza
di Manuel Nin
La festa della Trasfigurazione è una delle dodici Grandi feste del calendario bizantino, con una prefesta il 5 agosto e un'ottava che si conclude il 13. Già a partire dal bellissimo mosaico del vi secolo nel monastero di Santa Caterina del Sinai, l'iconografia riprende la narrazione evangelica con il Signore al centro, avvolto di luce, Mosè ed Elia ai lati e sotto i tre discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni che non osano quasi guardare la luce abbagliante.
In un tropario l'ufficiatura fa quasi una parafrasi dell'icona, come se l'innografo la leggesse: «Il mistero nascosto dall'eternità è stato negli ultimi tempi manifestato a Pietro, Giovanni e Giacomo dalla tua tremenda trasfigurazione. Essi, non sopportando il fulgore del tuo volto e lo splendore delle tue vesti, oppressi stavano curvi col volto a terra; nella loro estasi stupivano vedendo Mosè ed Elia che parlavano con te di quanto ti doveva accadere. Una voce da parte del Padre dava testimonianza, dicendo: Questi è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto: ascoltatelo, egli donerà al mondo la grande misericordia».
La liturgia collega strettamente il mistero della trasfigurazione di Cristo alla sua passione: la salita sul Tabor e quella sul Calvario, dove la presenza dei discepoli meravigliata nell'ora della trasfigurazione viene smarrita in quella della passione: «Prima che tu salissi sulla croce, Signore, un monte ha raffigurato il cielo, e una nube lo sovrastava come tenda. Mentre tu ti trasfiguravi e ricevevi la testimonianza del Padre, erano con te Pietro, Giacomo e Giovanni, perché, dovendo essere con te anche nell'ora del tradimento, grazie alla contemplazione delle tue meraviglie non temessero di fronte ai tuoi patimenti. Prima della tua croce, o Signore, prendendo con te i discepoli su un alto monte, davanti a loro ti sei trasfigurato, illuminandoli con bagliori di potenza, volendo mostrare loro lo splendore della risurrezione».
Uno dei tropari del vespro accosta passione e risurrezione, mettendo in parallelo la presenza della luce abbagliante, gli angeli, il tremore della terra di fronte al Signore trasfigurato e risorto: «Prefigurando la tua risurrezione, o Cristo Dio, prendesti con te i tuoi tre discepoli, Pietro, Giacomo e Giovanni per salire sul Tabor. E mentre tu ti trasfiguravi, o Salvatore, il monte Tabor si ricopriva di luce. I tuoi discepoli, o Verbo, si gettarono a terra, non sopportando la vista della forma che non è dato contemplare. Gli angeli prestavano il loro servizio con timore e tremore; fremettero i cieli e la terra tremò, perché sulla terra vedevano il Signore della gloria».
La presenza di Mosè ed Elia esprime il collegamento con la teofania sul Sinai: «Colui che un tempo, mediante simboli, aveva parlato con Mosè sul monte Sinai, dicendo: Io sono Colui che è, trasfiguratosi oggi sul monte Tabor alla presenza dei discepoli, ha mostrato come in lui la natura umana riacquistasse la bellezza archetipa dell'immagine. Prendendo a testimoni di una tale grazia Mosè ed Elia, li rendeva partecipi della sua gioia, mentre essi preannunciavano il suo esodo tramite la croce e la salvifica risurrezione».
Tre testi veterotestamentari sono presenti come filo conduttore. Il primo è collegato a Mosè: «Colui che un tempo aveva parlato con Mosè sul monte Sinai trasfiguratosi oggi sul monte Tabor». Il secondo (2 Re, 2) a Elia: «Mosè il veggente ed Elia, l'auriga di fuoco, che senza bruciare ha corso i cieli, vedendoti nella nube al momento della tua trasfigurazione, hanno attestato che tu sei, o Cristo, l'autore della Legge e dei Profeti e colui che li porta a compimento». Il terzo (Salmi, 88, 12-13) a Davide: «Prevedendo in Spirito la tua venuta tra gli uomini, nella carne, o Figlio Unigenito, già da lungi Davide convocava la creazione alla festa, esclamando profeticamente: Il Tabor e l'Ermon nel tuo nome esulteranno».
La bellezza e la gloria di Cristo trasfigurato manifestano anche la bellezza e la gloria della natura umana rinnovata: «Oggi il Signore sul monte Tabor alla presenza dei discepoli ha mostrato come in lui la natura umana riacquistasse la bellezza archetipa dell'immagine. Salito infatti su questo monte, o Salvatore, insieme ai tuoi discepoli, trasfigurandoti hai reso di nuovo radiosa la natura un tempo oscuratasi in Adamo, facendola passare alla gloria e allo splendore della tua divinità». Infine, il canone del mattutino, opera di san Giovanni Damasceno, avvicina la teofania sul Sinai a quella sul Tabor: «La gloria che un tempo adombrava la tenda e parlava con Mosè tuo servo era figura della tua trasfigurazione. Tu che sei il Dio Verbo, sei divenuto pienamente uomo, congiungendo nella tua persona l'umanità alla pienezza della divinità».
(©L'Osservatore Romano 5 agosto 2012)
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