Viaggio in Messico, domani l'arrivo del Papa. L'arcivescovo di Leon: siamo in festa per questo incontro
Domani mattina Benedetto XVI inizierà la lunga trasferta aerea verso il Messico, prima tappa del suo 23.mo viaggio apostolico, che si concluderà il 29 marzo, dopo tre giorni di visita anche nell'Isola di Cuba. In particolare, le città messicane di Guanajuato e Leon contano ormai i minuti per stringere in un affettuoso abbraccio il Papa, come racconta in questo servizio il nostro inviato a Leon, Giancarlo La Vella:
“Papa Benedetto, ti accogliamo a braccia aperte”: Questo uno dei tanti indirizzi di saluto che campeggia negli enormi manifesti che tappezzano le città di Leon, Silao e Guanajuato. Tutta la regione si è vestita a festa per l’abbraccio al Papa, una festa fatta non solo di aspetti esteriori, ma di motivazioni profonde, custodite nei cuori di ciascuno dei cittadini di questa ridente regione messicana. Lo si percepisce dagli sguardi, dai sorrisi, dai commenti che sempre più fanno da colonna sonora alla vita che in queste ore di attesa continua a scorrere. Dopo le cinque visite di Giovanni Paolo II, anche la visita di Benedetto XVI rimane un evento unico per Guanajuato, lo Stato più cattolico del Messico. Sentiamo Carlos e Rosa, una coppia di sposi, che parteciperà con la propria famiglia ai vari incontri con il Pontefice.
“Es para nosotros y para mi en particular mucho, mucho importante. …
(Carlos) E’ per tutti noi un evento molto importante. E’ una grazia per tutto il nostro Paese, colpito dalla violenza: il Papa uomo di pace e di speranza che viene in nome di Gesù Cristo.
“Sentimos que es tan grande algo que nos va traer para el bien de la familia …
(Rosa) Sentiamo che porterà qualcosa di importante per il bene della famiglia, per fermare il fenomeno di disintegrazione che c’è oggi del nucleo familiare. Valori fondamentali da insegnare ai nostri figli.
Il Pontefice, dunque, messaggero di pace e di speranza. Queste le parole chiave del viaggio papale per gente che cerca oggi a tutti i costi di uscire dall’emergenza violenza, fatta di soprusi, sequestri, uccisioni, spesso rivolti contro la popolazione civile inerme. La presenza e le parole del Santo Padre potranno essere un modo per rifondare il Paese – scrive una dei maggiori quotidiani – sui valori cristiani della fratellanza e della pacifica convivenza. (Da Leon, Giancarlo La Vella, Radio Vaticana)
Le città di Guanajuato e Leon non furono mai toccate da Giovanni Paolo II nelle sue cinque visite in Messico. Il nostro inviato, Giancarlo La Vella, ha domandato all’arcivescovo di Leon, mons. Martin Rabago, di descrivere il clima di attesa fra la gente per questo primo incontro con il Papa:
R. – Yo podría decir que lo espirito general de la populación es de una inmensa…
Io posso dire che lo spirito generale della popolazione è di un’immensa gioia, una gioia incontenibile nella maggioranza della popolazione. Questa è una città che vanta una solida tradizione cattolica, dove circa il 94 % della popolazione si dichiara credente: è la percentuale più alta nella Repubblica del Messico. Inoltre, a differenza di altre città del Paese che hanno già ricevuto in diverse occasioni la visita del Papa con Giovanni Paolo II, la città di León non è mai stata visita da alcun Pontefice. La novità della visita papale ha fatto sì che tutta la città si mettesse in movimento. C’è già una tale mobilitazione, uno spirito di cooperazione, una forte disponibilità da parte delle persone nel collaborare e aiutare in tutto quanto sia necessario per poter dare il migliore benvenuto al Papa Benedetto XVI.
D. – Tutto il popolo messicano vive la fede in maniera molto intensa ed emozionale: la città di León si allinea a questo modo di sentire?
R. – Sí, es una ciudad que vive mucho de una religiosidad popular…
Sì, è una città che vive una religiosità molto popolare e questa è una caratteristica dell’espressione religiosa in generale del Messico e dell’America Latina. Riferendomi però concretamente alla diocesi di León, posso dire che il vivere una religiosità di tipo popolare rappresenta certamente un valore. Abbiamo però bisogno anche di evangelizzazione, perché una fede che viene vissuta soltanto con l’impulso della tradizione è fragile. Per questo, siamo coscienti del bisogno di rafforzare i valori che caratterizzano il nostro credo, attraverso l’evangelizzazione, centrata nella Parola di Dio, nella pratica dei Sacramenti, affinché tutto questo si traduca poi in una vita di maggiore coerenza e di maggiore autenticità, così che non vi sia soltanto una fede fatta di emozioni e di folklore, ma radicata nei valori concreti della vita familiare, della vita sociale, della vita politica, della vita economica: questo è lo scopo del lavoro di evangelizzazione che stiamo realizzando.
D. – Che cosa può donare il Pontefice ad una comunità così impegnata?
R. – Bueno, yo creo que el Papa vendrá a darle continuidad a los trabajos…
Io credo che il Papa verrà a dare continuità al lavoro iniziato nella V Conferenza generale dell’episcopato latino-americano di Aparecida. Siamo in linea con quello che i vescovi di Aparecida si sono proposti, lanciando la Missione continentale. Credo quindi che il Papa verrà anzitutto a entusiasmarci, a spronarci nel continuare su questa linea di lavoro, già chiaramente delineata. Non conosco le parole che il Santo Padre ci rivolgerà, ma sono sicuro che saranno parole in continuità con il discorso inaugurale che tenne ad Aparecida. In modo particolare – riguardo proprio alla situazione drammatica relativa alla violenza che sta vivendo il Messico – credo che il Papa ci inviterà soprattutto a cercare di creare una soluzione più fraterna, più solidale, dalla quale possa nascere quella pace che tanto aneliamo e ci porti al superamento dei problemi dai quali nasce la violenza. Questa piaga è solo la manifestazione di altri problemi più profondi, come quello della disuguaglianza sociale, la mancanza di opportunità o la corruzione. Tutto questo deve essere tenuto in conto. Riferendoci a quelle che saranno le parole del Papa, dobbiamo impegnarci a costruire, partendo dal Vangelo, una società che abbia una visione più cristiana.
D. – A proposito di questo, nella diocesi di León, è più preoccupante l’emergenza economica, sociale o quella, come lei diceva, della violenza?
R. – No, no somos de la ciudad mas violenta del País…
No, noi non siamo tra le città più violente del Paese. Credo che, al contrario, nonostante ci siano anche qui episodi di violenza, la città in generale e la diocesi di León si possa considerare come uno dei luoghi più pacifici del Messico. Possiamo, al contrario, affermare che abbiamo problemi di povertà: c’è una parte grande della popolazione che vive in povertà, soprattutto nella periferia della città, dove vivono le persone che arrivano dalle zone rurali. Inoltre, quest’anno abbiamo avuto un’emergenza reale in quelle zone, della quale abbiamo sofferto, causata dalla mancanza di pioggia. Nella stagione umida, quest’anno è piovuto poco e niente e questo ha colpito enormemente la popolazione contadina. Tutto questo ci porta a vivere una condizione di grave povertà, di mancanza di occupazione, che evidentemente rappresenta un fattore di preoccupazione particolare.
D. – Quali sono le parole che lei come pastore rivolge periodicamente alla sua comunità?
R. – En general, lo que se predica es lo evangelio…
In generale, quello che si predica è il Vangelo. Al tempo stesso, però, predicando quelli che sono i valori perenni del Vangelo, cerchiamo di dare delle indicazioni sugli orientamenti della Dottrina sociale della Chiesa. Nel compendio della Dottrina sociale della Chiesa, si dice che l’impegno della vita cristiana si combina con un’azione caritativa, che deve tradursi in opere di solidarietà. Nella città di León c’è un piccolo gruppo di persone che ha un grande potere economico: è necessario che queste persone siano sensibili non solamente a fare atti di carità, ma a creare nuovi posti di lavoro, cercando di creare nuove forme di attività, dove le persone lavorando possano ricevere una paga adeguata. Questa città vive principalmente dell’industria di calzature, pelle, cuoio e scarpe. Ci sono imprenditori che hanno una sensibilità sociale molto positiva e questo è una cosa buona, ma ci sono anche altri che hanno delle imprese ricche con operai poveri. Questo è ciò che denunciamo costantemente: ripetiamo di continuo che non è possibile che alcuni partecipino alla Messa domenicale e abbiano poi un comportamento poco rispettoso e poco solidale con i loro stessi lavoratori. Abbiamo, inoltre, una grande preoccupazione per la gioventù, che sta assorbendo l’impatto di una cultura postmoderna: nonostante León sia una città fondamentalmente cattolica, tra i giovani si percepisce un clima relativista, tendente all’individualismo, all’edonismo. Insomma, ciò che si respira ormai in tutto il mondo.
D. – State preparando qualche motto particolare per esprimere il vostro affetto negli incontri che avrete con Benedetto XVI?
R. – Bueno, las manifestaciones que tendremos van muy a tono con lo que es…
Le manifestazioni che avremo sono certamente in linea con quelle che sono le caratteristiche della cultura messicana. Siamo un popolo festoso, sappiamo cantare, sappiamo gridare, sappiamo emozionarci fino ad arrivare alle lacrime: tutto ciò lo esprimeremo profondamente nelle diverse occasioni in cui la comunità si incontrerà con il Papa. Si stanno già preparando i gruppi musicali caratteristici del Messico, che sono i “mariachi”: una rappresentazione di gruppi di “mariachi” riceverà il Papa all’aeroporto e lo accompagneranno durante il tragitto che Egli percorrerà con la Papamobile: Benedetto XVI sarà accompagnato da gruppi musicali, da manifestazioni folkloristiche, da danze. Tutte queste sono espressioni caratteristiche della nostra cultura. La nostra gente ama molto quelle che noi chiamiamo “porras”, che sono delle manifestazioni vissute insieme, in coro, per esprimere la propria gioia riguardo a qualche avvenimento. E quindi “porras” per il Papa: per esprimere la nostra gioia di averlo fra di noi. (mg)
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