Pedofilia/ Vaticano: Modificare configurazione delle diocesi
Città del Vaticano, 20 mar. (TMNews)
La visitazione apostolica in Irlanda promossa dalla Santa Sede dopo lo scandalo pedofilia "ha messo in questione l'attuale configurazione delle diocesi in Irlanda e la loro capacità di rispondere adeguatamente alle sfide della nuova evangelizzazione": lo si legge nelle conclusioni dell'indagine vaticana, pubblicate oggi a Dublino e in Vaticano. Il documento di sintesi sottolinea che "è già iniziata una riflessione comune" tra Santa Sede ed episcopato irlandese per "adottare le strutture diocesane per renderle meglio conformate alla attuale missione della Chiesa in Irlanda".
Il 'summary' ricorda che la visitazione non intendeva "sostituire o sospendere la responsabilità ordinaria dei vescovi e dei superiori religiosi, né interferire con l'ordinaria attività delle autorità giudiziarie, né con l'attività delle Commissioni di inchiesta stabilite dal Parlamento irlandese, né con il lavoro di qualsiasi autorità legislativa che abbia competenza nel campo della prevenzione dell'abuso sui minori". Tuttavia, l'indagine dei 'visitatori', poi vagliata dalle congregazioni vaticane per i Vescovi e per l'Educazione cattolica, e infine approvata dalla Segreteria di Stato vaticana, pur caldeggiando "l'unità" della Chiesa, sottolinea che i vescovi hanno avuto difficoltà a "concordare una linea comune d'azione" e ribadisce che la visitazione ha confermato la "inadeguata comprensione e reazione al terribile fenomeno degli abusi sui minori, non da ultimo da parte di vari vescovi e superiori religiosi".
La piaga della pedofilia in Irlanda è emersa il 25 ottobre del 2005, con la pubblicazione da parte del governo irlandese del rapporto Ferns sugli abusi compiuti dal clero nell'omonima diocesi. Ma solo quando il 20 maggio 2009 la Commission to Inquire into Child Abuse guidata dal giudice Sean Ryan pubblicò una seconda inchiesta, nota con il nome di rapporto Ryan , emerse la dimensione "endemica" che la pedofilia aveva assunto nell'isola nei decenni precedenti. Al Ryan report (abusi sessuali e violenze compiuti sui minori negli istituti di formazione gestiti da ordini religiosi cattolici in tutta Irlanda) seguì la pubblicazione di altri due rapporti governativi, il rapporto Murphy del 26 novembre 2009 (compilato dalla giudice Yvonne Murphy sulla pedofilia nella diocesi di Dublino) e il rapporto Cloyne del 13 luglio 2011 (sulla pedofilia nella omonima diocesi).
Questa poderosa documentazione descrive migliaia di abusi sessuali compiuti sui minori, a partire dagli anni Trenta e per i decenni successivi (gli ultimi casi sono di un decennio fa), da centinaia di sacerdoti. E descrive l'insabbiamento, o comunque la mala gestione delle denunce, da parte dei vescovi.
Nei confronti dell'Irlanda la risposta della Santa Sede è stata molteplice.
Il Papa ha scritto una lettera ai fedeli irlandesi per esprimere la propria vergogna per la pedofilia - "crimine scellerato" e "peccato grave" -, condannare gli abusi e l'inetta gestione dei vescovi, e promettere una riconciliazione con le vittime.
Ha ricevuto i vescovi irlandesi in vaticano per un vertice 'ad hoc' ed ha inviato in Irlanda una visitazione apostolica che "ora - si legge nel 'summary' pubblicato oggi - va considerata conclusa". Ha poi spinto diversi vescovi alle dimissioni (oggi sono quattro su 26 le diocesi vacanti: Cloyne, Derry, Kildare, Limerik e nel corso degli anni sono stati sei in tutto i vescovi che hanno lasciato per accuse di insabbiamento, tra di essi mons. John Magee, nel passato segretario personale dei Papi Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II).
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