Una regola ancora valida
Oggi si ricorda il Transito del ''patrono principale'' d'Europa
“Messaggero di pace, realizzatore di unione, maestro di civiltà, e soprattutto araldo della religione di Cristo e fondatore della vita monastica in Occidente: questi i giusti titoli della esaltazione di san Benedetto Abate. Al crollare dell’Impero Romano, ormai esausto, mentre alcune regioni d’Europa sembravano cadere nelle tenebre e altre erano ancora prive di civiltà e di valori spirituali, fu lui con costante e assiduo impegno a far nascere in questo nostro Continente l’aurora di una nuova èra. Principalmente lui e i suoi figli portarono con la croce, con il libro e con l’aratro il progresso cristiano alle popolazioni sparse dal Mediterraneo alla Scandinavia, dall’Irlanda alle pianure della Polonia”. Così scrive Paolo VI nella sua lettera apostolica “Pacis Nuntius”, nella quale proclama, era il 24 ottobre 1964, san Benedetto da Norcia “patrono principale dell’intera Europa”. A ricordare oggi, festa del Transito di san Benedetto abate, il grande patrimonio lasciato dal santo umbro sono le tre città benedettine di Norcia, città natale, Subiaco, dove visse per circa 30 anni fondando i suoi primi monasteri, e Montecassino, luogo della stesura della Regola e della morte. A unirle la Fiaccola “Pro Europa Una”, accesa lo scorso 4 marzo a Malta e benedetta da Benedetto XVI, nell’udienza generale del 14 marzo. Alla presenza di alte cariche istituzionali sono previste commemorazioni della figura di san Benedetto e celebrazioni presiedute a Norcia dal card. Giovanni Battista Re, presidente emerito della Congregazione per i vescovi, a Subiaco dal vescovo di Tivoli, mons. Mauro Parmeggiani, e a Montecassino dal card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura.
Rispetto dell’uomo. Ma cosa resta di questa eredità oggi? Il messaggio di Benedetto è ancora attuale per il Vecchio Continente secolarizzato e relativista? Per l’abate ordinario di Subiaco, dom Mauro Meacci, “l’attualità di san Benedetto riposa in quel monito che pervade tutto l’insieme della sua Regola, ‘nulla anteporre all’amore di Cristo’ da cui scaturisce l’urgenza del rispetto della persona umana quale creatura di Dio”. Una lezione in controtendenza visto quanto accade in diversi Paesi europei in tema di difesa della vita e della famiglia. “Siamo assistendo – aggiunge l’abate sublacense – alla decomposizione della società, minata nei suoi valori naturali umani. L’uomo, dimentico della sua parentela con Dio, appare sempre più manipolato dalla finanza, dall’economia, dalla politica, una manipolazione che porta a frustrazione, insoddisfazione e delusioni. La Regola di Benedetto aiuta l’uomo a recuperare la sua anima, a riscoprire il suo cuore. Essa, trasposizione del Vangelo nella realtà, è un invito a una vita completa e piena. Un messaggio attuale per fare fronte anche a questo grave tempo di crisi materiale”.
Il libro e l’aratro. Alla riscoperta della Croce, ovvero del Vangelo, san Benedetto affianca anche quella del libro e dell’aratro, per recuperare le parole di Paolo VI. “Il libro è certo la Bibbia, ma anche la cultura, l’intelligenza e la creatività, mentre l’aratro è l’impegno, la serietà, la responsabilità, il sacrificio e il lavoro – spiega l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo –. La responsabilità personale e comunitaria, posta nella luce della Rivelazione, riescono a generare un umanesimo cristiano che ci permette di rimettere l’uomo al centro e farlo tornare a essere destinatario di tutte le nostre attenzioni. Abbiamo, infatti, perso la ricchezza e la bellezza dell’uomo”. “Ristabilendo tali valori, sull’esempio di san Benedetto – è il parere dell’arcivescovo – è possibile dare un’anima a questa Europa. L’umanesimo cristiano dà una visione della società, ispirata dalla Sapienza, che ci riporta a guardare all’uomo, alla famiglia, ai giovani, ai servizi in linea con la promozione e con il bene della persona. Al contrario, se in queste cose ci facciamo controllare dall’economia e dalla finanza, saltano tutti i parametri. Benedetto pone l’accento sull’uomo come ‘unità di corpo e spirito’ che non si può frammentare a seconda degli interessi e convenienze: questa è un’intuizione molto valida per il mondo di oggi”.
Una proposta che affascina. Un nuovo spunto “calzante” per la situazione presente è riposto, secondo l’abate ordinario di Montecassino, dom Pietro Vittorelli, nella Regola di Benedetto, dove si parla dell’ordine della comunità e nella quale il Santo offre delle indicazioni sul rispetto dei diversi ruoli a partire dalla paternità dell’abate, per passare ai decani e fino a novizi. “In un tempo di società liquida, come l’attuale – afferma – questa indicazione potrebbe essere significativa per ristabilire i giusti ruoli e rapporti all’interno della famiglia e della società. L’‘Ora et labora et lege’ (preghiera, lavoro e studio), alla base della Regola, ha attratto uomini di ogni epoca e di ogni generazione. E continua a farlo, basti vedere quanti giovani si avvicinano ai monasteri dove riscoprono quell’ordine di cui parlavo prima e quello spessore di vita che li orienta nella loro vita. La spiritualità monastica accoglie l’uomo senza pregiudizi e preclusioni; essa, infatti, non è slegata o avulsa dal mondo ampiamente presente nella preghiera dei monaci. C’è una contemporaneità della vita monastica che attrae moltissimo i giovani e che li spinge a tornare nelle abbazie e nei monasteri”.
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