martedì 20 marzo 2012

Risultati e prospettive della visita apostolica in Irlanda. Presentato il documento di sintesi a conclusione dell’itinerario voluto da Benedetto XVI (O.R.)

Presentato il documento di sintesi a conclusione dell’itinerario voluto da Benedetto XVI

Risultati e prospettive della visita apostolica in Irlanda

Il senso di sgomento espresso da Benedetto XVI nella Lettera ai Cattolici d’Irlanda di fronte al terribile fenomeno dell’abuso sui minori e la vicinanza che il Pontefice ha più volte manifestato alle persone vittime di tali atti peccaminosi e criminali compiuti da sacerdoti o religiosi, sono stati rinnovati dalla Santa Sede attraverso un documento reso noto oggi, martedì 20 marzo, a conclusione della visita apostolica nel Paese.
La sintesi complessiva, con i risultati e le prospettive evidenziate dalla visita apostolica, è stata presentata alla stampa al Saint Patrick’s College di Maynooth, in Irlanda.
Indetta personalmente dal Papa per «affrontare adeguatamente la situazione determinata dalla tragiche vicende degli abusi sessuali compiuti da sacerdoti e religiosi nei riguardi dei minori», la visita era cominciata nell’autunno 2010 e la sua prima fase era terminata nel giugno 2011.
I rapporti dei visitatori erano stati poi consegnati ai competenti dicasteri della Santa Sede.
L’attuale documento riporta una sintesi dei risultati emersi dalle visite alle quattro arcidiocesi metropolitane di Armagh, Dublino, Cashel and Emly e Tuam, a una trentina di istituti religiosi e a cinque seminari: Saint Patrick’s College di Maynooth, Pontificio Collegio Irlandese in Roma, Saint Malachy College di Belfast, All Hallows College di Dublino e Milltown Institute of Tehology and Philosphy di Dublino. Approvato dai dicasteri che hanno condotto la visita, il documento contiene anche indicazioni della Santa Sede, che si aggiungono a quelle fatte pervenire dai singoli dicasteri ai responsabili delle entità visitate. Vi si ribadisce che la visita ha avuto un carattere pastorale e che essa, se da una parte ha attestato la gravità delle mancanze che hanno dato luogo nel passato a una insufficiente comprensione e reazione, persino da parte dei vescovi e dei superiori religiosi, dall’altra ha consentito di rilevare con chiarezza come a partire dagli anni Novanta del secolo scorso siano stati compiuti decisivi passi in avanti, che hanno portato a una maggiore consapevolezza del problema e a profondi cambiamenti nel modo di affrontarlo.
Per questo, nel raccomandare che vescovi e superiori religiosi continuino nell’impegno di accoglienza e assistenza alle vittime di abusi, il documento annuncia anche che la Santa Sede e l’episcopato irlandese hanno già iniziato una riflessione comune circa l’attuale configurazione delle diocesi, in vista di rendere le strutture territoriali meglio idonee a rispondere all’odierna missione della Chiesa in Irlanda.
Tra gli auspici espressi, c’è poi quello che le linee guida enunciate nel documento Safeguarding Children del 2008 (punto di arrivo di precedenti documenti) vengano ulteriormente aggiornate sulla base delle indicazioni pubblicate dalla Congregazione per la Dottrina della Fede il 3 maggio 2011, e periodicamente riviste. Tali linee guida, che si sono rivelate uno strumento efficace per gestire le denunce di abuso e per accrescere la sensibilità dell’intera comunità cristiana in materia di tutela dei minori, prevedono tra l’altro un capillare coinvolgimento dei fedeli e delle strutture ecclesiastiche nel lavoro di prevenzione e formazione; una stretta collaborazione con le autorità civili nella tempestiva segnalazione delle accuse; il costante rimando alla Congregazione per la Dottrina della Fede, per quanto è di sua competenza.
Il documento accenna inoltre al lavoro, profondo e di vasta portata, svolto dal National Board for Safeguarding Children, rivelatosi particolarmente utile per la verifica, da esso avviata, dell’applicazione delle linee guida nelle singole diocesi e negli istituti religiosi. Da qui la raccomandazione che tale processo di verifica copra il più rapidamente possibile tutte le diocesi e gli istituti religiosi, e possa ripetersi con regolarità.
Infine vescovi e superiori religiosi, in collaborazione con il National Board, sono chiamati sviluppare a partire dal documento Interim guidance, di recente pubblicazione, una normativa per trattare i casi di sacerdoti o religiosi verso cui siano state avanzate accuse, ma nei confronti dei quali il pubblico ministero abbia deciso di non procedere. Di contro dovranno essere stabilite norme per facilitare il ritorno nel ministero di sacerdoti falsamente accusati e per offrire adeguata attenzione pastorale ai preti o religiosi che siano stati ritenuti colpevoli di abusi su minori.
Per quanto riguarda la realtà specifica dei seminari, sebbene la visita abbia permesso di apprezzare l’impegno dei formatori e dei seminaristi e l’attenzione data alla formazione intellettuale, umana e spirituale, e sebbene in tali strutture siano in vigore delle chiare norme di tutela dei minori, con un’ampia comprensione di tutto ciò che il tema implica nella vita della Chiesa, si mira a migliorare la qualità della formazione. Per questo è stato raccomandato, tra l’altro, di curare che essa sia ispirata a un’autentica identità sacerdotale; di rafforzare la responsabilità dei vescovi nella gestione dei seminari; di introdurre criteri di ammissione più coerenti; di assicurare che i seminaristi risiedano in edifici loro riservati; di includere anche nel percorso accademico una profonda formazione nelle materie di tutela dei minori.
Quanto agli istituti religiosi irlandesi, ciascuno è invitato a predisporre un programma triennale di approfondimento del carisma fondativo e delle rispettive fonti, sviluppando mezzi adeguati per rivitalizzare le singole comunità negli aspetti della preghiera, della vita in comune e della missione apostolica. Inoltre gli istituti sono invitati a sviluppare un’apertura pastorale verso quanti soffrono le conseguenze di abusi.
In un’ottica più ampia, la visita apostolica ha rilevato come le dolorose vicende degli ultimi anni abbiano aperto molte ferite nell’intera comunità cattolica irlandese. Di contro, però, è emersa anche la permanente vitalità della fede del popolo. Tra i segni di speranza, si segnalano la dedizione con cui molti vescovi, sacerdoti e religiosi vivono la propria vocazione, la vicinanza umana e spirituale che molti di loro hanno avvertito da parte dei fedeli in un tempo di crisi, la profonda fede di molti uomini e donne e un vasto coinvolgimento di sacerdoti, religiosi e laici nel dare vita alle strutture di tutela dei minori. In tale contesto, nel documento viene rivolto un appello alla comunione ecclesiale: tra i vescovi, tra essi e il successore di Pietro, tra vescovi e sacerdoti, tra pastori e laici, tra strutture diocesane e comunità di vita consacrata.
Infine il documento indica alcune priorità pastorali che potranno guidare il rinnovamento della Chiesa in Irlanda, come la formazione nei contenuti della fede, la valorizzazione dell’impegno dei laici, il ruolo degli insegnanti di religione, l’apertura al contributo dei movimenti e delle associazioni, la fedeltà agli insegnamenti del magistero. In tale contesto l’imminente Congresso eucaristico internazionale, in programma a Dublino dal 10 al 17 giugno prossimi, costituirà certamente una tappa importante nel processo di rinnovamento, così come lo sarà la successiva missione nazionale, che si spera possa offrire a tutti i membri della comunità ecclesiale una proficua opportunità per la preghiera e la riflessione comune sui contenuti della fede cristiana, in armonia con le aspettative di Benedetto XVI per l’imminente Anno della fede.

(©L'Osservatore Romano 21 marzo 2012)

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